Se il Parlamento non ascolta la scienza e apre le porte allo Stato etico
Carlo Flamigni
Il Manifesto del 20/02/2009
Lo stato vegetativo persistente appartiene alla famiglia allargata del coma, una condizione definita anche «degli stati neurobiologici da basso livello». È forse il meno compreso e il più controverso disturbo della coscienza e segue in genere a uno stato di coma causato da una grave lesione. Si tratta di una condizione neurologica nella quale manca completamente la coscienza di sé e dell'ambiente, e che è accompagnata dal mantenimento del ritmo sonno-veglia e delle funzioni autonomiche.
Perché si possa parlare di stato vegetativo occorre che si realizzino le seguenti condizioni: nessuna consapevolezza di sé e dell'ambiente; incapacità di interagire; nessuna evidenza di comportamenti riproducibili in risposta a stimoli tattili, uditivi o dolorosi; nessun segno di comprensione o di espressione verbale; uno stato di intermittente vigilanza, compatibile con il ritmo sonno-veglia; il parziale mantenimento delle funzioni del tronco e dell'ipotalamo sufficienti a garantire la sopravvivenza in presenza di cure mediche; incontinenza; variabile conservazione delle risposte riflesse dei nervi cranici.
Quando questa condizione è irreversibile, ci troviamo davanti a un corpo che è stato abbandonato dalla persona che lo abitava, perché della persona (caratterizzata dalla capacità di interagire, ricordare, programmare, esprimersi, utilizzando acconce capacità cognitive) non ha più nessuna proprietà. Se siamo certi che le cose stanno così e ci adoperiamo per mantenere in vita quel corpo disabitato, significa che stiamo assegnando valore inestimabile a un intestino che continua a contrarsi e a capelli che continuano a crescere: è evidente che stiamo commettendo una sorta di sacrilegio che dovremmo avere il coraggio di interrompere. Se riteniamo possibile che quel corpo torni ad essere abitato, allora dobbiamo avere per la sua sopravvivenza tutta l'attenzione possibile. In entrambi i casi è molto importante sapere cosa avrebbe voluto da noi la persona che è vissuta in quel corpo fino a che è stata costretta a lasciarlo, per poterci adeguare ai suoi desideri.
Ci sono due problemi dunque che debbono essere risolti: il primo riguarda l'accertamento della volontà della persona che abitava in quel corpo, accertamento che può essere fatto sulla base di documenti che ci sono pervenuti o di testimonianze di parenti e di amici e che deve di necessità poter essere fatto nel modo più semplice possibile (mandare i cittadini dal notaio ogni tre anni è una odiosa presa per i fondelli). Il secondo punto consiste nello stabilire se quella persona ha il diritto di lasciarci detto che, una volta accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo, tutte le cure debbano essere sospese, un diritto che, per le persone vigili, è sancito dalla Costituzione.
Mi fermo su questo ultimo punto, che è quello sul quale si sta preparando la grande prevaricazione della maggioranza clerical-nascista (Nb: nascista è esatto). In questo momento il Parlamento si prepara ad approvare una legge secondo la quale la somministrazione di liquidi e di sostanze nutritive non deve essere considerata una terapia e pertanto non può essere interrotta. Se passa - e passerà - una legge con questi contenuti, si tratta di una ennesima limitazione delle liberà individuali e di un nuovo passo verso la creazione di uno Stato etico. Ma vediamo come stanno le cose.
Se qualcuno, un qualsiasi cittadino di qualsiasi Paese, vuole sapere come stanno realmente le cose a proposito di un qualsiasi argomento che ha a che fare con la medicina, deve anzitutto accettare l'idea che la medicina è una disciplina empirica che non possiede verità, ma che si basa quasi esclusivamente sui consensi, cioè sull'opinione dei medici che sul quel tema specifico vengono considerati particolarmente esperti. Questi consensi - la cui vita, bisogna ammetterlo, non è mai lunghissima - vengono prevalentemente espressi dalle Società scientifiche, che sanno scegliere e dare voce alle persone più qualificate. Non accettare le loro definizioni, perciò, è presuntuoso e stupido.
Ecco allora cosa scrive, nel gennaio del 2007, la commissione di Bioetica della Società italiana di nutrizione parenterale ed enterale: «La nutrizione artificiale (Na) è un trattamento medico. Da considerarsi a tutti gli effetti un trattamento medico fornito a scopo terapeutico o preventivo. La Na non è una misura ordinaria di assistenza (come lavare o imboccare un malato non autosufficiente), si configura come un trattamento medico sostitutivo (come ad esempio la ventilazione meccanica e la emodialisi)». Ed ecco ancora cosa scrive la stessa Società a proposito della miscela di nutrizione: «La miscela nutrizionale è da ritenere un preparato farmaceutico che deve essere richiesto con una ricetta medica e deve essere considerato una preparazione galenica magistrale, non essendo un prodotto preconfezionato in commercio. Si tratta comunque di un trattamento medico a tutti gli effetti tanto che prevede il consenso informato del malato o del suo delegato, secondo le norme del codice deontologico».
La destra clerico-nascista se ne fregherà altamente del parere degli esperti e dei loro consensi, lasciando alla sinistra un'unica possibilità: non partecipare alla discussione, disertare l'aula, preparare il terreno per tutti i ricorsi possibili alla Corte Costituzionale e per un referendum abrogativo, che avrà come primo immediato vantaggio l'uscita della signora Binetti dal partito e ci darà l'opportunità di coagulare tutte le forze sane della sinistra intorno alla difesa della Costituzione e dei diritti dei cittadini e dei lavoratori. Chissà che non sia la volta buona.
Carlo Flamigni
Il Manifesto del 20/02/2009
Lo stato vegetativo persistente appartiene alla famiglia allargata del coma, una condizione definita anche «degli stati neurobiologici da basso livello». È forse il meno compreso e il più controverso disturbo della coscienza e segue in genere a uno stato di coma causato da una grave lesione. Si tratta di una condizione neurologica nella quale manca completamente la coscienza di sé e dell'ambiente, e che è accompagnata dal mantenimento del ritmo sonno-veglia e delle funzioni autonomiche.
Perché si possa parlare di stato vegetativo occorre che si realizzino le seguenti condizioni: nessuna consapevolezza di sé e dell'ambiente; incapacità di interagire; nessuna evidenza di comportamenti riproducibili in risposta a stimoli tattili, uditivi o dolorosi; nessun segno di comprensione o di espressione verbale; uno stato di intermittente vigilanza, compatibile con il ritmo sonno-veglia; il parziale mantenimento delle funzioni del tronco e dell'ipotalamo sufficienti a garantire la sopravvivenza in presenza di cure mediche; incontinenza; variabile conservazione delle risposte riflesse dei nervi cranici.
Quando questa condizione è irreversibile, ci troviamo davanti a un corpo che è stato abbandonato dalla persona che lo abitava, perché della persona (caratterizzata dalla capacità di interagire, ricordare, programmare, esprimersi, utilizzando acconce capacità cognitive) non ha più nessuna proprietà. Se siamo certi che le cose stanno così e ci adoperiamo per mantenere in vita quel corpo disabitato, significa che stiamo assegnando valore inestimabile a un intestino che continua a contrarsi e a capelli che continuano a crescere: è evidente che stiamo commettendo una sorta di sacrilegio che dovremmo avere il coraggio di interrompere. Se riteniamo possibile che quel corpo torni ad essere abitato, allora dobbiamo avere per la sua sopravvivenza tutta l'attenzione possibile. In entrambi i casi è molto importante sapere cosa avrebbe voluto da noi la persona che è vissuta in quel corpo fino a che è stata costretta a lasciarlo, per poterci adeguare ai suoi desideri.
Ci sono due problemi dunque che debbono essere risolti: il primo riguarda l'accertamento della volontà della persona che abitava in quel corpo, accertamento che può essere fatto sulla base di documenti che ci sono pervenuti o di testimonianze di parenti e di amici e che deve di necessità poter essere fatto nel modo più semplice possibile (mandare i cittadini dal notaio ogni tre anni è una odiosa presa per i fondelli). Il secondo punto consiste nello stabilire se quella persona ha il diritto di lasciarci detto che, una volta accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo, tutte le cure debbano essere sospese, un diritto che, per le persone vigili, è sancito dalla Costituzione.
Mi fermo su questo ultimo punto, che è quello sul quale si sta preparando la grande prevaricazione della maggioranza clerical-nascista (Nb: nascista è esatto). In questo momento il Parlamento si prepara ad approvare una legge secondo la quale la somministrazione di liquidi e di sostanze nutritive non deve essere considerata una terapia e pertanto non può essere interrotta. Se passa - e passerà - una legge con questi contenuti, si tratta di una ennesima limitazione delle liberà individuali e di un nuovo passo verso la creazione di uno Stato etico. Ma vediamo come stanno le cose.
Se qualcuno, un qualsiasi cittadino di qualsiasi Paese, vuole sapere come stanno realmente le cose a proposito di un qualsiasi argomento che ha a che fare con la medicina, deve anzitutto accettare l'idea che la medicina è una disciplina empirica che non possiede verità, ma che si basa quasi esclusivamente sui consensi, cioè sull'opinione dei medici che sul quel tema specifico vengono considerati particolarmente esperti. Questi consensi - la cui vita, bisogna ammetterlo, non è mai lunghissima - vengono prevalentemente espressi dalle Società scientifiche, che sanno scegliere e dare voce alle persone più qualificate. Non accettare le loro definizioni, perciò, è presuntuoso e stupido.
Ecco allora cosa scrive, nel gennaio del 2007, la commissione di Bioetica della Società italiana di nutrizione parenterale ed enterale: «La nutrizione artificiale (Na) è un trattamento medico. Da considerarsi a tutti gli effetti un trattamento medico fornito a scopo terapeutico o preventivo. La Na non è una misura ordinaria di assistenza (come lavare o imboccare un malato non autosufficiente), si configura come un trattamento medico sostitutivo (come ad esempio la ventilazione meccanica e la emodialisi)». Ed ecco ancora cosa scrive la stessa Società a proposito della miscela di nutrizione: «La miscela nutrizionale è da ritenere un preparato farmaceutico che deve essere richiesto con una ricetta medica e deve essere considerato una preparazione galenica magistrale, non essendo un prodotto preconfezionato in commercio. Si tratta comunque di un trattamento medico a tutti gli effetti tanto che prevede il consenso informato del malato o del suo delegato, secondo le norme del codice deontologico».
La destra clerico-nascista se ne fregherà altamente del parere degli esperti e dei loro consensi, lasciando alla sinistra un'unica possibilità: non partecipare alla discussione, disertare l'aula, preparare il terreno per tutti i ricorsi possibili alla Corte Costituzionale e per un referendum abrogativo, che avrà come primo immediato vantaggio l'uscita della signora Binetti dal partito e ci darà l'opportunità di coagulare tutte le forze sane della sinistra intorno alla difesa della Costituzione e dei diritti dei cittadini e dei lavoratori. Chissà che non sia la volta buona.
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