giovedì 25 giugno 2009

Riparte alla Camera il testo sul fine vita. Sacconi: «È urgente»

l’Unità 25.6.09
Riparte alla Camera il testo sul fine vita. Sacconi: «È urgente»
di SU.TU.

Et voilà, tra un Bari-gate e l’ennesima foto de La Certosa, rispunta alla Camera il disegno di legge sul biotestamento. Ne ha riparlato ieri, d’improvviso, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, dicendo a L’Avvenire che si tratta di una «urgenza per il governo». Alcuni dicono si tratti di un modo per tornare all’«agenda di governo», altri di uno stratagemma per fare qualcosa di «gradito alla Chiesa». In ogni caso la tempistica è sospetta, e l’«urgenza» ancor di di più. Perché proprio dopo il caso Englaro e il sì del Senato, la maggioranza aveva ritenuto più opportuno accantonare un testo considerato eccessivamente restrittivo persino da una discreta fetta dei deputati di maggioranza.
Liberali, socialisti e finiani, infatti, si erano più o meno velatamente detti contrari alla parte più controversa del testo, quella che impedisce di rifiutare alimentazione e idratazione artificiali. Alcuni di loro avevano anche abbozzato delle modifiche. A breve, dunque, il fronte del no potrebbe tornare a farsi sentire. E così per la maggioranza, risolto un problema, se ne aprirà un altro.

giovedì 18 giugno 2009

Cure palliative, Farina Coscioni: colpo di mano del Governo e della maggioranza. purtroppo siamo stati facili profeti, si continua a giocare sulla pel

Cure palliative, Farina Coscioni: colpo di mano del Governo e della maggioranza. purtroppo siamo stati facili profeti, si continua a giocare sulla pelle del malato, sul dolore e la sofferenza di migliaia di cittadini
E’ UNO SCANDALO, E’ UNA VERGOGNA.

Roma, 17 giugno 2009

Dichiarazione Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni

Il governo, a suo tempo, aveva assicurato che il problema delle cure palliative dirette a sostenere i malati terminali e le loro famiglie, sarebbe stato affrontato con tempestività, in parallelo alla elaborazione di un testo condiviso sul testamento biologico e le dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari.

Noi radicali, a suo tempo manifestammo perplessità e incredulità circa le reali volontà del governo; avevamo purtroppo visto giusto, siamo stati facili profeti: al solito: ancora una volta, alle promesse non seguono fatti concreti.

Il governo e la sua maggioranza di centro-destra al Senato hanno approvato una legge sul testamento biologico, e che non tiene in nessun conto la volontà del cittadino; e ora il colpo di mano sulle cure palliative, con l’annuncio e le motivazioni che ha dato il presidente della Commissione Bilancio.

Non ne siamo sorpresi, anche se non possiamo non esprimere amarezza e inquietudine per questo modo di fare, che non tiene in alcuna considerazione la sofferenza e il dolore, il vero e proprio calvario di migliaia di cittadini colpevoli solo e unicamente di essere malati, e delle loro famiglie.

E’ appena il caso di osservare che l’Italia in ambito UE è uno dei Paesi che meno utilizza il ricorso a farmaci idonei a contrastare il dolore; ma è evidente che questo problema, che non riguarda evidentemente vicende processuali del presidente del Consiglio, possibili conversazioni telefoniche o ambientali registrate, o altri tipi di interessi connessi, non viene considerato urgente e dunque lo si procrastina sine die.

E’una autentica vergogna, uno scandalo, e come tale noi radicali lo denunciamo e lo denunceremo in tutti i modi che ci sarà consentito, un ulteriore esempio della pericolosa involuzione che questo paese sta vivendo.

mercoledì 17 giugno 2009

Fine vita, i medici cattolici contro la svolta degli Ordini

Corriere della Sera 17.6.09
Bioetica. D’Agostino interviene sull’«Avvenire». «Il documento interferisce sul Parlamento, la nutrizione artificiale è un sostegno vitale»
Fine vita, i medici cattolici contro la svolta degli Ordini
di Margherita de Bac

ROMA — Respingono il ri­chiamo al «diritto mite» da ap­plicare al testamento biologico i medici cattolici. Un principio il cui rispetto da parte dei politici impegnati nella discussione del­la legge (ora alla Camera) viene ribadito con forza nel documen­to di Terni, votato dalla Fnomceo, la federazione degli Ordini provinciali dei camici bianchi. L’ostilità alle «riflessio­ni » proposte dal presidente Amedeo Bianco e dal consiglio direttivo ha preso forma e voce dopo il duro editoriale pubblica­to dall’Avvenire in cui il «diritto mite» viene contrapposto al «di­ritto giusto», visto che si parla di questioni di vita e di morte. Feroci le critiche di Francesco D’Agostino, autore dell’articolo, uno dei personaggi di peso nella bioetica cattolica: «Si sono mos­si in modo strano — spiega al Corriere —. Proclamando il dirit­to mite hanno tradito l’ideolo­gia libertaria sottostante, tipica dei radicali e di Rodotà. Di chi cioè considera la volontà sovra­na del paziente l’unico punto di riferimento. Una posizione mol­to distante dalla realtà degli ospedali». Il diritto mite dunque non equivale a un diritto giusto, secondo il filosofo della scienza, attuale presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica: «È un concetto che fa a pugni col no all’eutanasia e il sì all’alle­anza terapeutica tra chi cura e chi è curato».
Il passaggio più contestato del documento riguarda la nutri­zione artificiale. Secondo Fnomceo è un intervento pre­scritto dai medici e va considera­to una vera terapia di cui si pos­sa domandare la sospensione nelle dichiarazioni di fine vita. A differenza di quanto previsto nella legge approvata dal Sena­to. I cattolici non ci stanno. «So­no molto perplesso — afferma Vincenzo Saraceni, fisiatra, pre­sidente dell’Associazione nazio­nale che li rappresenta —. La nu­trizione e l’idratazione sono un sostegno vitale. Mi sembra ci sia la volontà di condizionare la di­scussione in Parlamento che de­ve ancora esprimersi. Un’iniziati­va intempestiva». Lo è anche per Giancarlo Gigli, il neurologo che più si è battuto per difende­re Eluana Englaro dalle conse­guenze della sentenza con cui è stata disposta la sospensione di cibo e acqua: «Parliamoci chia­ro, il presidente Bianco e il consi­glio di presidenza hanno sposa­to la linea di Ignazio Marino (l’ex capogruppo dell’opposizio­ne in Commissione Sanità, Pd)».
Alcuni Ordini (tra i quali Bolo­gna e Milano) hanno detto no al documento di Terni. Al blocco nordista si è aggiunto Enrico Mazzeo Cicchetti, Potenza: «Il dissenso dipende dal fatto che il punto sulla nutrizione artificiale è stato scritto volutamente in modo poco chiaro». Bruno Dalla­piccola copresidente di Scienza e Vita, genetista, preferisce non addentrarsi in argomenti che esulano dal suo campo: «Perso­nalmente non avrei mai voluto una legge sul testamento biolo­gico».

lunedì 15 giugno 2009

Testamento biologico Dopo il documento nazionale che bocciava la legge

Corriere della Sera 15.6.09
Testamento biologico Dopo il documento nazionale che bocciava la legge
Fine vita, i medici rischiano lo scisma Bologna: ci facciamo il nostro codice
di Margherita De Bac

ROMA — «È una spacca­tura molto profonda. Se saranno accettati questi principi noi siamo pronti a darci un Codice indipen­dente da quello naziona­le ». Sembra più di una mi­naccia quella di Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordi­ne dei medici di Bologna, diecimila iscritti, il più nu­meroso dell’Emilia-Roma­gna.
La tentazione di acqui­stare autonomia sul piano delle regole deontologi­che si è rafforzata dopo l’approvazione a Terni del documento sulle dichiara­zioni anticipate di volontà (testamento biologico) presentato all’assemblea dal consiglio direttivo di Fnomceo, la Federazione che raccoglie gli Ordini provinciali italiani.
Su 97 voti, sono stati cinque quelli contrari. Un blocco «nordista» costitui­to oltre che da Bologna, da Milano, Lodi, Pavia e, per il sud, da Potenza. Tra gli astenuti si contano in­vece gli ordini di Roma, Reggio Emilia, Rimini e Piacenza. Un forte presa di distanza dal governo centrale del presidente Amedeo Bianco.
Le critiche sono focaliz­zate su uno dei capoversi più delicati del documen­to di Terni, dove la nutri­zione artificiale viene con­siderata atto medico e dunque se ne «motiva l’impiego in ogni progetto di cura appropriato, effica­ce e proporzionato com­presi quelli esclusivamen­te finalizzati ad alleviare le sofferenze». Dunque do­vrebbe rientrare tra le scel­te del paziente, a differen­za di quanto prevede la legge che dopo l’approva­zione del Senato aspetta di essere discussa dalla Ca­mera.
L’Ordine dei medici di Bologna però non ci sta: «È inaccettabile. Il testo iniziale, esaminato ad apri­le, non diceva così. Non vogliamo un altro caso En­glaro. L’assemblea era im­preparata al capovolgi­mento. Noi siamo pronti a dotarci di un nostro Codi­ce deontologico».
Valerio Brucoli, consi­glio direttivo dell’Ordine di Milano (che conta venti­tremila iscritti) è meno fa­vorevole al federalismo dei Codici: «La nutrizione nei pazienti in stato vege­tativo è un atto medico in­dirizzato al sostentamen­to, non alla cura. Dunque non dovrebbe essere og­getto di dichiarazioni anti­cipate. Se pensiamo a dar­ci regole autonome? Spe­ro non sia necessario arri­vare a tanto, che si trovi un punto di incontro».
Si è astenuto l’Ordine di Roma, il più grande d’Eu­ropa: «Sono contrario a qualsiasi legge, le questio­ni di fine vita non sono materia da giurista — spie­ga il presidente, Mario Fal­coni —. Tra medico e pa­ziente o la sua famiglia la soluzione si è sempre tro­vata. Nella mia esperienza non ho mai avuto conflit­ti. La legge dovrebbe limi­tarsi a sancire il diritto di esprimere le proprie vo­lontà in un testamento con la garanzia che chi cu­ra e chi è curato abbiano piena libertà. In caso di contrasto la decisione ver­rebbe affidata a una com­missione di bioetica».

domenica 14 giugno 2009

Biotestamento, duemila italiani lo hanno già

La Repubblica 6.6.09
Biotestamento, duemila italiani lo hanno già
L’iniziativa di due associazioni: "Compilate la dichiarazione". Ecco chi ha risposto
di Maria Novella de Luca

Consapevoli, decisi. Informati sulle possibilità e i limiti della Scienza. In quella fascia d´età in cui si guarda al dopo e ci si interroga. Con la paura di perdere lucidità, dignità, autonomia. Oltre duemila italiani, esattamente 2053, nei giorni più duri del caso Englaro, mentre il Parlamento si affannava a varare una legge oggi incagliata alla Camera, hanno deciso di scrivere il proprio testamento biologico. Grazie all´iniziativa di due associazioni, "A buon diritto" presieduta da Luigi Manconi, e "Luca Coscioni", che hanno messo a disposizione sui loro siti i moduli delle "Dichiarazioni anticipate di trattamento", in centinaia hanno indicato nel dettaglio come vorrebbero continuare a vivere, o morire invece con dignità. I risultati sono sorprendenti per la loro precisione, e per l´informazione che sottendono, come se il grande dibattito bioetico, così difficile nelle aule parlamentari, fosse invece già concreto e reale nella vita delle persone.
Eccolo dunque il ritratto di questa avanguardia che ha già compilato il proprio testamento biologico. Sono in maggioranza donne (il 55,72% contro il 44,28% di uomini) in un´età compresa tra i 50 e i 70 anni, e vivono per lo più nelle regioni del Centro-Nord. Scelgono di sapere e di sapere tutto. Spezzando così una radicata prassi per cui al malato è meglio nascondere la propria situazione, soprattutto se questa è seria. L´87% dei firmatari dei biotestamenti afferma infatti di voler «essere informato sul proprio stato di salute e sulle aspettative di vita, anche in presenza di malattie non guaribili». Ancora più netta è la scelta sull´alimentazione e l´idratazione in presenza di «malattia allo stadio terminale o stato permanente di incoscienza». Il 98,73%, cioè la totalità, respinge entrambi i trattamenti. Respinge cioè il cardine della legge sul biotestamento approvata nel marzo scorso al Senato, che ritiene invece obbligatorie l´alimentazione e l´idratazione artificiale. Un punto delicato. E infatti la paura che le proprie dichiarazioni non vengano eseguite deve essere forte se nei formulari il 93,81% sceglie comunque di nominare un fiduciario «che si impegni a garantire il rispetto delle volontà espresse nel testamento». Molto chiara anche la decisione sulla sospensione o meno delle cure. L´86% ha indicato che queste siano interrotte «se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza senza possibilità di recupero». Ciò che emerge dalla lettura di questi moduli (ma la raccolta è appena iniziata) è una distanza siderale tra le scelte dei cittadini e la legge in discussione. Una legge nata sull´onda emotiva della tragedia di Eluana Englaro, per fermare la sentenza che avrebbe permesso ai medici di staccare il sondino alla giovane donna in stato vegetativo da 17 anni. Le cose sono poi andate diversamente, Eluana è morta prima che la legge venisse approvata. Il divario però resta netto. Perché dice che gli italiani vogliono l´autodeterminazione. Sul proprio corpo, sulla propria salute e sulla propria morte.

Fine vita, no dei medici alla legge

Corriere della Sera 14.6.09
Il documento. Votato da quasi tutti i presidenti degli Ordini. Si sono opposti in cinque, sette gli astenuti
Fine vita, no dei medici alla legge
«Limiti alla libertà nei rapporti con i pazienti». Bologna si schiera contro
di Margherita De Bac

ROMA — Non piace ai me­dici la legge sul testamento biologico che la Camera do­vrebbe cominciare a discute­re prime delle ferie estive. «In­vadente e poco rispettosa del­l’alleanza che sempre deve esistere tra chi cura e chi vie­ne curato», la liquida Aristide Paci, che ha coordinato il la­voro istruttorio su un appro­vato ieri a larghissima mag­gioranza dal consiglio della Federazione degli Ordini pro­vinciali (Fnomceo). E’ il risul­tato di una riflessione svolta all’interno e all’esterno del­l’associazione professionale che conta 360 mila iscritti. La bocciatura è stata votata da 85 presidenti, su 97 presenti al congresso di Terni. Cinque i no (fra i quali quelli espressi dall’Ordine di Bologna), 7 gli astenuti.
Prima della votazione Paci aveva riassunto i temi critici. I medici ribadiscono «forti perplessità sul trasferimento di principi etici in norme legi­slative », auspicano che «in tempi brevi si concluda l’iter parlamentare con un testo leggero e non invadente e di­chiarano «l’assoluta contrarie­tà a qualsiasi soluzione che in­crini il nostro rapporto col cit­tadino ». Principio già conte­nuto nel Codice deontologi­co. In conclusione «no a una legge che limiti libertà, indi­pendenza e competenza del medico e che comprima i di­ritti fondamentali della perso­na ».
Il testo finale ripercorre questa linea nella sostanza e scende nei dettagli. Precisa il presidente Fnomceo Amedeo Bianco: «Le norme sul testa­mento biologico dovrebbero essere ricondotte a un diritto mite. Un diritto che si limiti a definire la cornice di legitti­mità giuridica sulla base dei diritti della persona costitu­zionalmente protetti, senza invadere l’autonomia del pa­ziente e del medico».
In pratica indicare linee ge­nerali senza definire quali te­rapie possono rientrare tra le dichiarazioni anticipate di vo­lontà. Idratazione e alimenta­zioni artificiali vengono con­siderati dalla legge sostegno vitale, dunque ne viene proi­bita la sospensione. Per la Fe­derazione invece se l’idrata­zione può rientrare in questo quadro «caritatevole», la nu­trizione «è invece un atto me­dico perché viene gestita da sanitari e è subordinata a in­formazione e consenso consa­pevole ».
Il documento chiede che «vengano definite le condizio­ni per cui le volontà hanno il valore giuridico ed etico di espressione di una persona capace», insiste sulla necessi­tà di meglio definire la figura del delegato-fiduciario e di prevedere per tutto il perso­nale sanitario il diritto al­l’obiezione di coscienza. E do­manda che venga previsto che «gli atti commessi o omessi dai medici in osser­vanza delle volontà giuridica­mente valide del paziente, escluse quelle eutanasiche o di assistenza al suicidio, li esonerino da responsabilità civile o penale». Viene ritenu­ta indispensabile la creazione di un Osservatorio nazionale sui comportamenti di fine vi­ta. Per quanto riguarda gli sta­ti vegetativi «le condizioni di irreversibilità» devono esse­re descritte in rigorosi proto­colli diagnostici e prognostici nazionali.
La data del secondo round della legge alla Camera non è ancora stata fissata. Si comin­cerà dalla Commissione Affa­ri Sociali, presieduta da Giu­seppe Palumbo, Pdl. Ma se ne riparlerà in autunno. Non è ancora stato identificato il re­latore (in Senato era Raffaele Calabrò, Pdl). In corsa ci sa­rebbero Nino Di Virgilio e Me­lania De Nichilo Rizzoli (ex Forza Italia), Carlo Castellani (ex An) e per la Lega Massi­mo Polledri.

venerdì 5 giugno 2009

Biotestamento approvato! In Svizzera

Biotestamento approvato! In Svizzera*

di Gugliemo Pepe

Se capita di citare, a mo’ di esempio positivo, alcune iniziative prese dai governi di altri paesi democratici occidentali, non è per esterofilia o senso di inferiorità. Tutt’altro: è per amore verso il nostro il nostro Paese. Che vorremmo migliore di quel che è e di quel che appare. E perché sui temi etici, ambientali, sociali, può essere in linea con la cultura europea, senza però rinunciare alle specificità e peculiarità nazionali. L’ultimo caso da menzionare riguarda la Svizzera, dove è stato appena riformato l’articolo 370 del codice civile, che prevede il Testamento biologico. In alcuni Cantoni “le direttive anticipate” erano già in vigore dal 1995. Dal 2012 saranno attuate nell’intera Confederazione elvetica.



Stupiscono due aspetti della riforma approvata. Uno è la semplicità del testo, che mette al primo posto l’autonomia del paziente, la sua volontà. Si sancisce infatti che “chi è capace di discernimento, può designare i provvedimenti medici ai quali accetta o rifiuta di essere sottoposto nel caso in cui divenga incapace di discernimento”. In concreto, il malato può rifiutare idratazione e alimentazione artificiali, e il medico deve rispettarne la volontà. C’è però un limite: non si può chiedere l’eutanasia.



Il secondo aspetto, ancor più stupefacente, è il via libera della Chiesa cattolica. Vescovi e sacerdoti svizzeri hanno accettato le dichiarazioni di fine vita, pur ribadendo che idratazione e alimentazione non rappresentano accanimento terapeutico. Una convinzione che non si è tramutata in ostacolo insormontabile. Come è avvenuto in Italia, creando una profonda frattura nel mondo politico e nella società. Da noi la contrapposizione tra cattolici e laici, esplosa in altre occasioni recenti (la legge 40 sulla fecondazione assistita, la ricerca sulle cellule staminali embrionali), sembra infatti insanabili. Eppure se di Biotestamento, dopo il via libera del Senato, ora non si parla più (intanto migliaia di cittadini lo hanno sottoscritto e altri continueranno a farlo), quando ne discuterà la Camera sarà necessaria una sintesi non “punitiva” né offensiva per nessuno. Ma questo è un auspicio, una speranza. Ora siamo al muro ideologico che, lo ha ricordato Fini, condiziona le legge etiche sotto il segno della morale cattolica.

(...)

NOTE

* da “Salute Repubblica”