sabato 31 ottobre 2009

Bologna fa testamento

Bologna fa testamento

Il manifesto del 30 ottobre 2009

di Giusi Marcante

L’obiettivo delle duemila firme era già a portata di mano dopo il secondo giorno di banchetti. La Rete Laica di Bologna in un solo fine settimana ha già raccolto 1495 firme, praticamente i due terzi di quelle necessarie, a sostegno della proposta di delibera popolare per istituire il registro dei testamenti biologici al Comune di Bologna. Un`iniziativa completamente dal basso con un obiettivo preciso: chiedere che il Comune sia il notaio biologico dei cittadini che potranno indicare quali trattamenti sanitari vorranno ricevere quando non saranno più in grado di farlo di persona. Anche mercoledì sera la raccolta è proseguita davanti alla sala dove si è tenuta l`assemblea dei medici bolognesi, mentre altri banchetti si terranno nel fine settimana per superare quota 2000, convinti che «come Rete Laica Bologna abbiamo deciso di non accontentarci: puntiamo a un numero politicamente significativo, che sia in grado di spazzare via i dubbi, le incertezze e le ambiguità amministrative seminate in questi giorni», ha detto Maurizio Cecconi, giovane portavoce della rete. Il riferimento è ad un parere giuridico che la segreteria generale del Comune ha allegato al via libera per la raccolta di firme, in cui si scrive che le leggi vigenti non permettono la creazione di un registro presso l`Anagrafe, che l`unico registro che si può creare (ma non all`Anagrafe) conterrà i nomi dei notai che hanno depositati presso i loro studi i testamenti biologici, che il Comune potrebbe ritirare i testamenti biologici solo dopo formale autorizzazione da parte del Garante della Privacy, in quanto i testamenti conterrebbero indicazioni "sensibili" quali le convinzioni religiose. Tutti argomenti che hanno sorpreso la Rete Laica, visto che sembrano destinati ad affossare l`iniziativa. In realtà esistono altri comuni in cui sono nati registri simili e come osserva la docente di diritto pubblico dell`università di Bologna Francesca Resigno «la strada dei diritti si costruisce anche per vie traverse, quindi l`unione di più città forti in cui si adottano i registri dei testamenti biologici può portare ad un cambiamento del quadro normativo più generale». Ai banchetti i cittadini si sono presentati convinti della proposta che stavano sostenendo; lo conferma Michela, una delle volontarie della Rete che ha raccolto le firme nell`ultimo fine settimana: «Quello che accomuna tutte le persone che hanno firmato è che il Comune si faccia carico di questa volontà dei cittadini in modo gratuito». Questa però non è l`unica strada che si sta percorrendo sotto le due Torri. Sta andando avanti anche la proposta di ordine del giorno del Pd bolognese che ha l`obiettivo di istituire sempre un registro che però ha una natura diversa rispetto a quella stabilita dalla Rete e che non assegna al Comune questo ruolo di notaio biologico. «Non c`è nessuna contrapposizione tra i due percorsi - assicura il capogruppo del Pd in consiglio comunale Sergio Lo Giudice l`obiettivo è comune ed è quello di dotare la città di un buon registro». Il Pd nel suo ordine del giorno parte dalla constatazione che il ddl Calabrò è «contrario ai principi costituzionali» ma propone un registro che contenga i nominativi di tutti i cittadini che abbiano redatto un testamento biologico sfruttando due possibilità: il deposito del documento presso un notaio o in busta chiusa in un ufficio comunale (come a Pisa, ndr). L`odg è il frutto di un gruppo di lavoro di esperti su impulso della Conferenza territoriale sociale e sanitaria e, secondo i Democratici, metterebbe al riparo questo registro da eventuali ricorsi al Tar. «La prossima settimana andremo in commissione per licenziare questo documento che vede anche la condivisione di due esponenti della lista civica di Guazzaloca». Uno di questi, il consigliere Felice Caracciolo, ha aperto anche alla proposta della Rete Laica, che però assegna al Comune un ruolo diverso nell`istituzione di un registro dei biotestamenti. Parere condiviso dall`avvocato della famiglia Englaro, Vittorio Angiolini, che intervistato dalle pagine bolognesi dell` Unità si è detto convinto che il notaio non serva «anche perché i costi sarebbero inferiori», mentre la busta chiusa potrebbe dare problemi sulla «genuinità della conservazione. Potrebbe sempre accadere che proprio perché chiusa qualcuno avanzi dei dubbi...». Le prossime settimane diranno di quale strumento si doterà la città di Bologna mentre il sindaco Flavio Delbono, nel pieno del caso Englaro quando era ancora un semplice candidato, aveva spiegato che è necessario separare le convinzioni religiose dai doveri di uno stato laico. Il sindaco tra sabato e domenica non si è fermato a nessuno dei banchetti della Rete Laica mentre lo hanno fatto molti elettori del Pd che uscivano dal voto delle primarie. Un`adesione convinta che è sicuramente andata oltre i votanti della mozione Marino.
II tentativo della Rete Laica è anche quello di dimostrare che la spinta dal basso diventa fondamentale in questioni come quelle eticamente sensibili dove il Parlamento si dimostra regolarmente più arretrato rispetto alla popolazione. La Rete bolognese si propone come «tavolo informale d`incontro, di discussione, di proposta e di mobilitazione per difendere ed estendere la laicità delle istituzioni bolognesi e italiane» (www.retelaicabologna.wordpress.com). È composta da singoli e da diverse associazioni: dalla cellula Luca Coscioni, agli atei e razionalisti dello Uaar, dalla Chiesa evangelica e metodista, alla Comunità ebraica, da Bologna città libera al Comitato bolognese scuola e costituzione. Una pattuglia laica cui si sono aggiunte parecchie adesioni politiche: Rifondazione Comunista, Sinistra per Bologna (Sd), la lista Beppe Grillo oltre ovviamente ai Radicali. Proprio la lista Bologna Città Libera aveva avviato simbolicamente in febbraio una raccolta di testamenti biologici da far protocollare in Comune: in poche settimane furono compilati 210 moduli. Un avvio coraggioso ribadito dalla risposta dei cittadini di questi giorni.

giovedì 29 ottobre 2009

Biotestamento il Pdl rifiuta le modifiche

La Repubblica 29.10.09
Biotestamento il Pdl rifiuta le modifiche
di Giovanna Casadio

Biotestamento, il Pdl chiude è scontro con l´opposizione
Si torna al testo del Senato. Dissenso dei finiani
Roccella: "È un buon testo frutto di ampio dibattito, è non vuole essere un no a Fini"
Binetti allineata al Pd. "Non c´entra nulla Bersani, voterò sempre a favore della vita"

Biotestamento: nessuna modifica. Alla Camera si riparte dal testo del Senato. Il Pdl fa quadrato e il Pd insorge e accusa: «volete lo scontro». Persino la teodem Binetti ha votato contro l´imposizione della maggioranza sulla legge.

ROMA - Il centrodestra chiude al dialogo sul biotestamento: alla Camera, dopo tre mesi di audizioni e confronti, si riparte dal testo approvato in Senato, quello in cui si prevede la cosiddetta "norma Englaro", l´obbligatorietà cioè di alimentazione e idratazione artificiale nel fine vita. «Un atto di arroganza e di miopia» per il Pd. «Un fatto grave» anche per Fabio Granata, vicino a Gianfranco Fini. Era stato infatti proprio il presidente di Montecitorio a denunciare il rischio di «Stato etico» e a chiedere un nuovo inizio. Per i finiani è quasi una provocazione nel clima di tensione che si respira dentro la maggioranza di governo. E annunciano l´offensiva alla prima occasione utile, ovvero riproponendo «in aula sotto forma di emendamenti le proposte che avevamo formulato in commissione per garantire in forma estremamente equilibrata la possibilità di biotestamento. Si tratta di una battaglia di civiltà e di una rivendicazione di libertà di coscienza sui temi eticamente sensibili».
Scontro ieri tra Pd e Pdl in commissione Affari sociali quando Domenico Di Virgilio, il relatore, ha annunciato la linea dura. «A sorpresa - spiega Livia Turco, ex ministro della Sanità nel governo Prodi - perché era stata annunciata nessuna chiusura: è stata allora una presa in giro del lavoro parlamentare di tre mesi. Così la destra ha deciso di riproporre lo scontro, mentre il Pd ha detto no in modo compatto». Paola Binetti, teodem e rutelliana, benché abbia più volte dichiarato che avrebbe detto sì al testo del Senato, questa volta si allinea. Per non dispiacere il neo segretario Bersani? «Non c´entra nulla Bersani, voterò sempre a favore della vita. Ma non mi aspettavo che Di Virgilio facesse questa stessa proposta ora. Tre mesi fa avrei votato sì, ma dopo tre mesi di esame no...». Ne approfitta il capogruppo Pdl in commissione, l´ex socialista craxiano Lucio Barani: «L´opposizione post-comunista ha votato contro e colpisce l´atteggiamento dei teodem e della Binetti, viene da pensare che il primo effetto della segreteria Bersani è la vittoria del socialismo di stampo sovietico che mortifica il dibattito in una moderna epurazione». Tra Barani e Turco si alzano i toni.
Il Pd accusa il governo di volere blindare il testo, per ingraziarsi il Vaticano. Il sottosegretario Eugenia Roccella dice che no, «nessuna proposta di legge all´esame del Parlamento è blindata, però questo è un buon testo». È un modo per sbattere la porta in faccia anche a Fini? «Non è un "no" a nessuno, però c´è stato molto dibattito durante la prima approvazione in Senato». «È un gioco sporco sulla pelle dei malati», taglia netto la radicale Maria Antonietta Farina Coscioni. I dipietristi parlano di un «atto di arrogante chiusura». Il relatore Di Virgilio si difende: «Giusto riproporre il lavoro del Senato», ma lui stesso ammette modifiche. Tra quindici giorni la commissione si riunisce per discutere gli emendamenti: l´opposizione ne presenterà a pioggia e darà battaglia. «È una scelta sbagliata e ingiusta» per Ignazio Marino. Prima della commissione il Pd aveva riunito i suoi deputati, idem il Pdl.

sabato 24 ottobre 2009

Fine vita, al Colle la ricerca dei Radicali e di "A buon diritto"

Fine vita, al Colle la ricerca dei Radicali e di "A buon diritto"

L'Unità del 23 ottobre 2009

Il segretario dell’associazione Luca Coscioni, Cappato, e il presidente di «a buon diritto», Manconi, hanno inviato al Capo dello stato, Giorgio Napolitano, i risultati di una ricerca condotta tra i cittadini italiani sul tema del testamento biologico. Le due associazioni, nei mesi di febbraio e marzo di quest’anno, hanno pubblicato sui propri siti un modulo per le direttive anticipate di volontà in materia di trattamenti sanitari. in poche settimane oltre 3.300 cittadini hanno compilato il loro testamento biologico, lo hanno sottoscritto e inviato alle associazioni, autorizzando il trattamento dei dati personali. I risultati sono stati raccolti in un supporto elettronico e consegnati un mese fa al presidente della Camera Fini. Martedì sono stati inviati al capo dello stato.

mercoledì 14 ottobre 2009

Testamento biologico, tra dieci giorni la decisione in Giunta

Testamento biologico, tra dieci giorni la decisione in Giunta

Il Secolo XIX del 14 ottobre 2009, pag. 24

Daniela Altimani

Tra dieci giorni la giunta comunale deciderà sull’introduzione a Genova dei registro dei testamenti biologici. Finora lo hanno adottato i comuni di Roma, Vicenza, Pisa, Firenze, la Provincia di Cagliari e alcuni comuni minori. Marta Vincenzi avrebbe tutta l’intenzione di accelerare i tempi che renderanno possibile (non obbligatorio, ovviamente) per i genovesi depositare e far registrare gratuitamente in Comune le loro volontà anticipate sui trattamenti medici e sanitari. Lo hanno annunciato ieri Luca Dallorto, capogruppo dei Verdi a Palazzo Tursi, insieme a Mina Welby, compagna di Piergiorgio e membro della direzione dell’associazione Luca Coscioni, Patrizia De Fusco, coordinatore della Cellula Coscioni di Genova, Alessandro Rosasco, della giunta di Radicali italiani e Bruno Mellano, presidente nazionale di Radicali italiani in trasferta a Genova per sostenere la campagna sul testamento biologico e contro la legge sulla fine della vita, approvata dal Senato, definita da Mellano «più che orrenda». Dallorto ha depositato in Comune una proposta di delibera per il registro dei testamenti biologici che ricalca quella del municipio X di Roma. Il modello "romano" istituisce il registro telematico con i nomi delle persone che hanno consegnato disposizioni scritte sui trattamenti medici che intendono ricevere o rifiutare in caso di incapacità mentale. L’elenco viene periodicamente trasmesso al ministero del lavoro e della salute per l’aggiornamento delle tessere sanitarie, all’assessorato regionale alla sanità, alle Asl. «Fino ad oggi - ha chiarito Mina Welby - a Roma abbiamo registrato circa 400 testamenti biologici, ma abbiamo prenotazioni fino a fine novembre. Posso dire che il testamento biologico risponde a un’esigenza sentita, purtroppo sono poche le persone e le famiglie che non hanno avuto casi di gravi malattie e non si sono mai dovute porre il problema di come affrontare il tema della libertà di cura». Welby e la delegazione radicale, insieme a Dallorto, sono stati ricevuti dal sindaco Marta Vincenzi e dall’assessore ai servizi civici Paolo Veardo, «disponibili - ha sottolineato Alessandro Rosasco - a portare in giunta tra una decina di giorni una delibera sul registro dei testamenti biologici. Ci hanno consegnato una bozza riservata, sulla quale nei giro di pochi giorni faremo le nostre osservazioni». La bozza di Tursi consentirebbe la massima libertà d’espressione ai cittadini, senza costringere la forma dei testamento biologico in un modulo unico e standardizzato (come avviene a Roma), «affinchè chiunque - si limita a commentare Veardo - possa esprimersi come crede, magari per precisare che intende essere sottoposto a cure sanitarie fino alla fine». Il registro telematico sarà istituito presso l’Anagrafe con un ufficio dedicato. Lasciare in custodia al Comune le proprie volontà scritte non costerà nulla.

martedì 13 ottobre 2009

Biotestamento: il vuoto e la bagarre

l’Unità 4.10.09
Biotestamento: il vuoto e la bagarre
di Andrea Boraschi

La sentenza 8650/09 del Tar del Lazio, ancorché non produca giurisdizione, è stata capace di scontentare molti esponenti della maggioranza. Essa è stata emessa in riferimento al ricorso presentato da Gianluigi Pellegrino, legale del Movimento difesa dei Cittadini, dopo l’indirizzo col quale, lo scorso di-cembre, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi diffidava le strutture del sistema sanitario pubblico dall’interrompere idratazione e nutrizione a pazienti in stato vegetativo permanente. Quell’atto, lo si ricorderà, era volto a tenere in vita Eluana Englaro contro la sua volontà e nella persistenza di un quadro clinico irrecuperabile.
Il Tar, pochi giorni addietro, si è detto non competente ad esprimersi sul ricorso; e, tuttavia, nelle motivazioni della sentenza ha formulato un parere che proietta molte ombre sul disegno di legge del centrodestra in materia di Testamento biologico, approvato dal Senato e che sta per tornare in discussione alla Camera. Vi si legge, infatti, che «i pazienti in Stato Vegetativo Permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare e non devono, in ogni caso, essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui la loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti». La bagarre è facile a immaginarsi: il PdL si fa forza del difetto di giurisdizione ammesso dal Tar per confermare la validità dell’indirizzo voluto da Sacconi, fino a proporlo quale base di discussione in sede legislativa; altri ricordano, invece, come quel provvedimento sia severamente criticato dal Tar, che ne evidenzia infondatezza e ambiguità (si tratta di un atto meramente ricognitivo che, così si legge, finisce con l’essere «un atto prescrittivo ... che trasforma in obbligo di comportamento il contenuto di pareri e di proposte di disposizioni non ancora entrate nel quadro normativo»).
Il Tar riconosce una cosa semplicissima: che c’è un vuoto legislativo. E che la misura del Governo con cui si intendeva tenere in vita la Englaro non poggia, pertanto, su alcuna normativa; piuttosto essa viola il dettato costituzionale e molte convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro paese. Per alcuni – e ti pareva! si tratta di «uso politico dell’attività giurisdizionale». Per noi appare sempre più evidente come l’obbligo alla cura – nato come principio di tutela, ma che si fa crudele quando la cura diventa ostinazione e accanimento – possa risultare incompatibile con la liberalità del diritto e con i fondamenti di una società democratica.

Firenze, sì al biotestamento La Curia: un atto illegittimo

Corriere della Sera 6.10.09
Prevista un’autodichiarazione e l’indicazione di un fiduciario
Firenze, sì al biotestamento La Curia: un atto illegittimo
Via al registro, il Pd si divide. E il sindaco Renzi lascia l’aula
di Marco Gasperetti

FIRENZE — Il consiglio co­munale approva una delibera (presentata dal Pd, partito di maggioranza) che istituisce il registro dei testamenti biologi­ci ancor prima di una legge na­zionale e a Palazzo Vecchio scoppia la polemica. Tre consi­glieri del Pd votano contro e di fatto si schierano con l’opposi­zione di centrodestra e il sinda­co, Matteo Renzi, decide di non partecipare ai lavori del­l’assemblea e di non rilasciare dichiarazioni.
A rendere ancora più esplo­siva la vicenda arriva in serata una nota durissima dall’Arci­diocesi, dunque espressione di­retta dell’arcivescovo Giusep­pe Betori, nella quale non solo si boccia il provvedimento, ma si esprimono «rammarico e preoccupazione per la decisio­ne ».
È la seconda volta che la cu­ria fiorentina interviene su de­cisioni del consiglio comuna­le. Un analogo documento di dissenso fu presentato all’indo­mani della concessione della cittadinanza onoraria a Beppi­no Englaro, il papà di Eluana.
La delibera, presentata ieri dalla consigliera del Pd Clau­dia Livi, garantisce la possibili­tà di indicare in un apposito re­gistro indicazione del notaio, del fiduciario o del depositario dell’eventuale biotestamento (per certificare a quale cura de­ve essere sottoposto in caso di impossibilità a farlo personal­mente) per garantire la certez­za della data di presentazione e la fonte di provenienza.
Ieri a Palazzo Vecchio, nel Sa­lone dei Duecento, hanno vota­to 44 consiglieri: 26 a favore, 18 contrari. Tra i favorevoli i consiglieri della maggioranza, con tre defezioni importanti: il vicepresidente dell’assemblea Salvatore Scino, Massimo Frati­ni e Antonio De Crescenzo tut­ti del Pd. Compatta nel votare no l’opposizione che prima del dibattito aveva chiesto di rin­viare il voto per aspettare i ri­sultati della legge nazionale sul testamento biologico che andrà in Parlamento a novem­bre.
Poi, in serata, la nota di dis­senso totale della curia arcive­scovile. Che giudica la deli­bera approvata in consi­glio un «atto ideologico, illegittimo e privo di effi­cacia giuridica, essendo la materia nell’esclusiva competenza del legisla­tore nazionale». E poi «deplora l’indebita e ten­denziosa confusione ter­minologica tra dichiarazio­ni anticipate di trattamento e testamento biologico, l’in­fondatezza di ritenere alimen­tazione ed idratazione artificia­li atti di natura terapeutica, l’evidente cancellazione di fat­to del ruolo del medico che emerge dalla delibera».
Nello stesso documento l’Ar­cidiocesi stigmatizza il compor­tamento di alcuni politici che si definiscono cattolici che non hanno percepito «come in un caso come questo ricorres­sero quelle condizioni di coe­renza con i valori fondamenta­li della visione antropologica il­luminata dal Vangelo che ri­chiedono ossequio all’insegna­mento del Magistero». Dun­que l’Arcidiocesi boccia senza appello il provvedimento di Pa­lazzo Vecchio. «Ancora un vol­ta — si legge nella nota — Fi­renze si trova ad essere ridotta a strumento di fughe ideologi­che tese a condizionare il legi­slatore nazionale, senza alcun reale vantaggio per la città, of­frendo nuovi pretesti di divi­sione, non rispettando la sensi­bilità di non pochi dei suoi cit­tadini ». Qualche imbarazzo tra i cat­tolici del Pd. Ma anche rispo­ste alla curia decise e convinte. Come quella della consigliera Caterina Bitti: «Ho votato a fa­vore di un atto amministrati­vo, non un documento con im­posizioni morali. E l’ho fatto in totale coscienza per garantire quei cittadini che vogliono re­digere il testamento biologi­co ».

Proposta: biotestamenti nelle cartelle cliniche

Corriere Fiorentino 8.10.09
Dopo il voto in Comune. La testimonianza della direttrice di neurorianimazione, Innocenti
Proposta: biotestamenti nelle cartelle cliniche
La commissione etica alla Regione: faciliterebbe il rapporto tra medico e paziente
di Alessio Gaggioli

3.000. I testamenti biologici firmati davanti a un notaio, a Firenze, dall’inizio della campagna di «Liberi di decidere». Sabato tornano i banchini in piazza
50. I Comuni italiani che hanno almeno avviato il percorso verso il riconoscimento del testamento biologico, secondo l’associazione Luca Coscioni

Il testamento biologico nelle cartel­le cliniche. È la proposta che la com­missione regionale di bioetica formu­lerà all’assessorato alla salute della Re­gione. Della cosa se n’è discusso an­che nei giorni scorsi, in una delle tan­te sedute della commissione, «ma ne parliamo da tempo», spiega la vicepre­sidente Maria Gabriella Orsi: «Si stan­no facendo le cartelle informatizzate, ma secondo noi al loro interno manca­no tre dati fondamentali. Il numero del medico curante del paziente, il no­me e il cellulare della persona di riferi­mento o di fiducia a cui è stato delega­to l’onere di confrontarsi con il medi­co e per ultimo le dichiarazioni del pa­ziente, le sue volontà; da quelle più semplici, che so, essere un donatore di organi o un testimone di Geova, ai temi più complessi come il fine vita o il testamento biologico».
Inserire queste «notizie» nelle car­telle cliniche, secondo la Orsi (che fa anche parte del gruppo di Pontignano l’associazione nata nel 2002, patroci­nata dalla Regione, che da 7 anni si oc­cupa di bioetica e fine vita) dovrebbe facilitare il rapporto medico-paziente: «La cartella — dice — è lo strumento più importante. Chiunque deve poter esprimere le proprie volontà e con le dichiarazioni del paziente scritte e fo­tocopiate il medico non potrà più dire 'io non sapevo'». Di testamento biolo­gico, di tutte le questioni legate al te­ma del fine vita, parla anche la dotto­ressa Paola Innocenti, direttrice del­l’unità di neurorianimazione di Careg­gi. Un reparto dove medici, infermie­ri, pazienti e famiglie hanno tutti i giorni a che fare con il dolore, l’ango­scia e l’incubo di una vita senza spe­ranza: «Le volontà in merito ai tratta­menti espresse in forma scritta dai pa­zienti sarebbero per noi una cosa mol­to utile: ci aiuterebbe nel nostro lavo­ro indipendentemente da qualunque legge. Ci aiuterebbe — spiega la dotto­ressa — perché consentirebbe di capi­re la reale volontà del paziente. Per­ché dove il testamento biologico è ri­conosciuto (nella maggior parte dei Paesi) non risolve tutti i problemi, ma aiuta il medico ad affrontarne alcuni in modo più consapevole e rispetto­so ».
Nel reparto diretto da Paola Inno­centi, la prima cosa da fare è garantire la sopravvivenza e dare una prognosi ai pazienti che spesso hanno subito un grave danno cerebrale ed arrivano già in coma. «E in quel caso, superata la fase dell’emergenza, ci preoccupia­mo di indagare con la famiglia e le per­sone a lui più vicine se siano state re­datte direttive anticipate rispetto ai trattamenti. Lo facciamo per capire nei limiti del possibile come avrebbe risposto quel paziente a trattamenti molto invasivi nel caso questi non avessero possibilità di successo». E quando è chiaro che l’esito sarà infau­sto «e che i nostri trattamenti potreb­bero essere futili allora ci confrontia­mo con la famiglia. Non sa quante vol­te ci troviamo di fronte ai parenti che ci dicono 'mio fratello o mia sorella non avrebbe mai accettato di essere tracheotomizzato'. E in questi casi cer­chiamo di attenerci alla volontà del fa­miliare ». Ma come si lavora in un qua­dro normativo così complesso? «Ci muoviamo con grande difficoltà, la legge attuale è poco chiara. Al momen­to, il consenso o meno ai trattamenti è valido solo per i pazienti in grado di decidere. Quando sono incoscienti se non interveniamo corriamo il rischio di finire sotto inchiesta penale. Faccio l’esempio di Piergiorgio Welby: da co­sciente chiese di non essere tracheoto­mizzato, anche se questo non lo avreb­be fatto vivere. Ma quando perse co­scienza il suo desiderio non fu asse­condato ». Nel reparto della Innocenti si è verificata una situazione simile: «Un paziente ci disse: 'Se smetto di re­spirare non mi intubate'. Abbiamo cercato di convincerlo che l’intubazio­ne lo avrebbe fatto sopravvivere, ma spiegato che non potevamo garantir­gli miglioramenti. E lui ha detto no; noi, rispettando la sua volontà, non lo abbiamo fatto». Il paziente ha scelto, e poi è deceduto «naturalmente», con­clude la dottoressa. «Il momento delle scelte difficili da noi c’è sempre. Per questo è fondamentale il rapporto con la famiglia perché per interrompe­re trattamenti che possono essere futi­li (e che ci impone di fermare il nostro codice deontologico) dobbiamo avere una grande condivisone con le perso­ne di fiducia del paziente. Per questo abbiamo eliminato gli orari di visita, qui i familiari vengono sempre. È un doppio scambio. Noi diamo informa­zioni a loro e loro a noi sulla persona ricoverata che riacquista la dimensio­ne di una persona malata e non di un corpo malato».

lunedì 12 ottobre 2009

Vani gli strali lanciati dalla Diocesi: PalazzoVecchio va avanti

l’Unità 8.10.09
Niente congelamento dell’atto, dopo le proteste di alcuni consiglieri
Vani gli strali lanciati dalla Diocesi: PalazzoVecchio va avanti
Biotestamento, entro un mese sarà pronto il registro
di Tommaso Galgani

Claudia Livi
«Non ci sarà nessun conflitto fra giunta e consiglio comunale. Il consiglio comunale è sovrano»: è l’impegno del vicesindaco Nardella. Contro l’ipotesi «congelamento» dell’atto si era alzato un fuoco di fila da sinistra.

Registro comunale per il testamento biologico, al massimo tra un mese a Firenze sarà possibile iscriversi. L’ipotesi di «congelarne» l’istituzione, approvata dal consiglio comunale di lunedì, e aspettare prima la legge in materia che sta per varare il parlamento, è stata fugata da Palazzo Vecchio. Conseguentemente, visto che la giunta ha un mese di tempo per recepire l’indirizzo del consiglio comunale, tra trenta giorni per ogni fiorentino sarà possibile, se lo vuole, depositare in Comune il proprio biotestamento. Palazzo Vecchio, dunque, va avanti nonostante i «non possumus» della Diocesi.
NIENTE «CONGELAMENTI»
Il vicesindaco Dario Nardella aveva spiegato, a caldo, dopo il pronunciamento del consiglio comunale sul fine vita: «Prendiamo atto. Il consiglio è sovrano su funzioni di questa natura, anche se l’attuazione di uno strumento amministrativo del genere sarebbe più praticabile in un quadro legislativo già definito, soprattutto in un settore così complesso e delicato e attualmente privo, appunto, di una disciplina normativa statale». Ma contro l’idea di congelare tutto e aspettare il parlamento si era alzato un vero e proprio fuoco di fila. «Smentire con chiarezza e con urgenza le voci secondo le quali la giunta si accingerebbe a congelare l’attuazione della delibera sul testamento biologico approvata dal consiglio», ha detto il presidente della commissione affari istituzionali di Palazzo Vecchio Valdo Spini, aggiungendo: «Non voglio credere a queste voci, che creerebbero un conflitto istituzionale giunta-consiglio comunale molto grave e preoccupante». Sempre Spini, insieme a Tommaso Grassi (consigliere comunale proprio della lista Spini), lunedì aveva chiesto alla giunta di «provvedere tempestivamente a mettere in atto tutti i provvedimenti necessari per attivare il registro dei testamenti biologici, al massimo in una settimana». I due rincaravano la dose: «Il Comune deve fare pressioni politiche perché la legge in discussione in Parlamento sia modificata, tramutando una legge che fa valere “l’etica di Stato”, alla quale tutti devono adeguarsi, in una legge che possa accogliere l’espressione, a precise condizioni, di scelte diverse personali ed inviolabili». Se anche Eros Cruccolini (la Sinistra) evoca «l’esigenza di evitare scontri tra consiglio comunale e giunta», pur avendo fiducia che «non ci saranno», è intervenuto sul tema anche Mauro Romanelli, segretario regionale dei Verdi: «Non vorremmo che, come per i funerali laici, la vittoria politica in consiglio comunale rimanesse lettera morta. La giunta applichi subito i voleri del consiglio e istituisca il registro». Poi, è arrivato Nardella a fugare le perplessità. Annunciando un pronto impegno dell’amministrazione: «Non esiste alcun conflitto fra giunta e consiglio comunale, così come non esiste alcun intento di “congelare” la delibera che istituisce il registro dei testamenti biologici. Come ho già detto e ribadisco, il consiglio comunale è sovrano».
IN 4MILA “LIBERI DI DECIDERE”
Intanto, l’associazione “Liberi di decidere”, che da mesi mette a disposizione di chi vuole un notaio che redige i testamenti biologici e che ha salutato con soddisfazione l’atto votato dal consiglio comunale, da sabato riaprirà i propri gazebo nelle strade cittadine per offrire questa opportunità. A Firenze già in 4mila con “Liberi di decidere” hanno autenticato il proprio biotestamento. Molti di questi finiranno di sicuro nel registro comunale.