domenica 14 giugno 2009

Fine vita, no dei medici alla legge

Corriere della Sera 14.6.09
Il documento. Votato da quasi tutti i presidenti degli Ordini. Si sono opposti in cinque, sette gli astenuti
Fine vita, no dei medici alla legge
«Limiti alla libertà nei rapporti con i pazienti». Bologna si schiera contro
di Margherita De Bac

ROMA — Non piace ai me­dici la legge sul testamento biologico che la Camera do­vrebbe cominciare a discute­re prime delle ferie estive. «In­vadente e poco rispettosa del­l’alleanza che sempre deve esistere tra chi cura e chi vie­ne curato», la liquida Aristide Paci, che ha coordinato il la­voro istruttorio su un appro­vato ieri a larghissima mag­gioranza dal consiglio della Federazione degli Ordini pro­vinciali (Fnomceo). E’ il risul­tato di una riflessione svolta all’interno e all’esterno del­l’associazione professionale che conta 360 mila iscritti. La bocciatura è stata votata da 85 presidenti, su 97 presenti al congresso di Terni. Cinque i no (fra i quali quelli espressi dall’Ordine di Bologna), 7 gli astenuti.
Prima della votazione Paci aveva riassunto i temi critici. I medici ribadiscono «forti perplessità sul trasferimento di principi etici in norme legi­slative », auspicano che «in tempi brevi si concluda l’iter parlamentare con un testo leggero e non invadente e di­chiarano «l’assoluta contrarie­tà a qualsiasi soluzione che in­crini il nostro rapporto col cit­tadino ». Principio già conte­nuto nel Codice deontologi­co. In conclusione «no a una legge che limiti libertà, indi­pendenza e competenza del medico e che comprima i di­ritti fondamentali della perso­na ».
Il testo finale ripercorre questa linea nella sostanza e scende nei dettagli. Precisa il presidente Fnomceo Amedeo Bianco: «Le norme sul testa­mento biologico dovrebbero essere ricondotte a un diritto mite. Un diritto che si limiti a definire la cornice di legitti­mità giuridica sulla base dei diritti della persona costitu­zionalmente protetti, senza invadere l’autonomia del pa­ziente e del medico».
In pratica indicare linee ge­nerali senza definire quali te­rapie possono rientrare tra le dichiarazioni anticipate di vo­lontà. Idratazione e alimenta­zioni artificiali vengono con­siderati dalla legge sostegno vitale, dunque ne viene proi­bita la sospensione. Per la Fe­derazione invece se l’idrata­zione può rientrare in questo quadro «caritatevole», la nu­trizione «è invece un atto me­dico perché viene gestita da sanitari e è subordinata a in­formazione e consenso consa­pevole ».
Il documento chiede che «vengano definite le condizio­ni per cui le volontà hanno il valore giuridico ed etico di espressione di una persona capace», insiste sulla necessi­tà di meglio definire la figura del delegato-fiduciario e di prevedere per tutto il perso­nale sanitario il diritto al­l’obiezione di coscienza. E do­manda che venga previsto che «gli atti commessi o omessi dai medici in osser­vanza delle volontà giuridica­mente valide del paziente, escluse quelle eutanasiche o di assistenza al suicidio, li esonerino da responsabilità civile o penale». Viene ritenu­ta indispensabile la creazione di un Osservatorio nazionale sui comportamenti di fine vi­ta. Per quanto riguarda gli sta­ti vegetativi «le condizioni di irreversibilità» devono esse­re descritte in rigorosi proto­colli diagnostici e prognostici nazionali.
La data del secondo round della legge alla Camera non è ancora stata fissata. Si comin­cerà dalla Commissione Affa­ri Sociali, presieduta da Giu­seppe Palumbo, Pdl. Ma se ne riparlerà in autunno. Non è ancora stato identificato il re­latore (in Senato era Raffaele Calabrò, Pdl). In corsa ci sa­rebbero Nino Di Virgilio e Me­lania De Nichilo Rizzoli (ex Forza Italia), Carlo Castellani (ex An) e per la Lega Massi­mo Polledri.

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