Corriere della Sera 17.6.09
Bioetica. D’Agostino interviene sull’«Avvenire». «Il documento interferisce sul Parlamento, la nutrizione artificiale è un sostegno vitale»
Fine vita, i medici cattolici contro la svolta degli Ordini
di Margherita de Bac
ROMA — Respingono il richiamo al «diritto mite» da applicare al testamento biologico i medici cattolici. Un principio il cui rispetto da parte dei politici impegnati nella discussione della legge (ora alla Camera) viene ribadito con forza nel documento di Terni, votato dalla Fnomceo, la federazione degli Ordini provinciali dei camici bianchi. L’ostilità alle «riflessioni » proposte dal presidente Amedeo Bianco e dal consiglio direttivo ha preso forma e voce dopo il duro editoriale pubblicato dall’Avvenire in cui il «diritto mite» viene contrapposto al «diritto giusto», visto che si parla di questioni di vita e di morte. Feroci le critiche di Francesco D’Agostino, autore dell’articolo, uno dei personaggi di peso nella bioetica cattolica: «Si sono mossi in modo strano — spiega al Corriere —. Proclamando il diritto mite hanno tradito l’ideologia libertaria sottostante, tipica dei radicali e di Rodotà. Di chi cioè considera la volontà sovrana del paziente l’unico punto di riferimento. Una posizione molto distante dalla realtà degli ospedali». Il diritto mite dunque non equivale a un diritto giusto, secondo il filosofo della scienza, attuale presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica: «È un concetto che fa a pugni col no all’eutanasia e il sì all’alleanza terapeutica tra chi cura e chi è curato».
Il passaggio più contestato del documento riguarda la nutrizione artificiale. Secondo Fnomceo è un intervento prescritto dai medici e va considerato una vera terapia di cui si possa domandare la sospensione nelle dichiarazioni di fine vita. A differenza di quanto previsto nella legge approvata dal Senato. I cattolici non ci stanno. «Sono molto perplesso — afferma Vincenzo Saraceni, fisiatra, presidente dell’Associazione nazionale che li rappresenta —. La nutrizione e l’idratazione sono un sostegno vitale. Mi sembra ci sia la volontà di condizionare la discussione in Parlamento che deve ancora esprimersi. Un’iniziativa intempestiva». Lo è anche per Giancarlo Gigli, il neurologo che più si è battuto per difendere Eluana Englaro dalle conseguenze della sentenza con cui è stata disposta la sospensione di cibo e acqua: «Parliamoci chiaro, il presidente Bianco e il consiglio di presidenza hanno sposato la linea di Ignazio Marino (l’ex capogruppo dell’opposizione in Commissione Sanità, Pd)».
Alcuni Ordini (tra i quali Bologna e Milano) hanno detto no al documento di Terni. Al blocco nordista si è aggiunto Enrico Mazzeo Cicchetti, Potenza: «Il dissenso dipende dal fatto che il punto sulla nutrizione artificiale è stato scritto volutamente in modo poco chiaro». Bruno Dallapiccola copresidente di Scienza e Vita, genetista, preferisce non addentrarsi in argomenti che esulano dal suo campo: «Personalmente non avrei mai voluto una legge sul testamento biologico».
Bioetica. D’Agostino interviene sull’«Avvenire». «Il documento interferisce sul Parlamento, la nutrizione artificiale è un sostegno vitale»
Fine vita, i medici cattolici contro la svolta degli Ordini
di Margherita de Bac
ROMA — Respingono il richiamo al «diritto mite» da applicare al testamento biologico i medici cattolici. Un principio il cui rispetto da parte dei politici impegnati nella discussione della legge (ora alla Camera) viene ribadito con forza nel documento di Terni, votato dalla Fnomceo, la federazione degli Ordini provinciali dei camici bianchi. L’ostilità alle «riflessioni » proposte dal presidente Amedeo Bianco e dal consiglio direttivo ha preso forma e voce dopo il duro editoriale pubblicato dall’Avvenire in cui il «diritto mite» viene contrapposto al «diritto giusto», visto che si parla di questioni di vita e di morte. Feroci le critiche di Francesco D’Agostino, autore dell’articolo, uno dei personaggi di peso nella bioetica cattolica: «Si sono mossi in modo strano — spiega al Corriere —. Proclamando il diritto mite hanno tradito l’ideologia libertaria sottostante, tipica dei radicali e di Rodotà. Di chi cioè considera la volontà sovrana del paziente l’unico punto di riferimento. Una posizione molto distante dalla realtà degli ospedali». Il diritto mite dunque non equivale a un diritto giusto, secondo il filosofo della scienza, attuale presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica: «È un concetto che fa a pugni col no all’eutanasia e il sì all’alleanza terapeutica tra chi cura e chi è curato».
Il passaggio più contestato del documento riguarda la nutrizione artificiale. Secondo Fnomceo è un intervento prescritto dai medici e va considerato una vera terapia di cui si possa domandare la sospensione nelle dichiarazioni di fine vita. A differenza di quanto previsto nella legge approvata dal Senato. I cattolici non ci stanno. «Sono molto perplesso — afferma Vincenzo Saraceni, fisiatra, presidente dell’Associazione nazionale che li rappresenta —. La nutrizione e l’idratazione sono un sostegno vitale. Mi sembra ci sia la volontà di condizionare la discussione in Parlamento che deve ancora esprimersi. Un’iniziativa intempestiva». Lo è anche per Giancarlo Gigli, il neurologo che più si è battuto per difendere Eluana Englaro dalle conseguenze della sentenza con cui è stata disposta la sospensione di cibo e acqua: «Parliamoci chiaro, il presidente Bianco e il consiglio di presidenza hanno sposato la linea di Ignazio Marino (l’ex capogruppo dell’opposizione in Commissione Sanità, Pd)».
Alcuni Ordini (tra i quali Bologna e Milano) hanno detto no al documento di Terni. Al blocco nordista si è aggiunto Enrico Mazzeo Cicchetti, Potenza: «Il dissenso dipende dal fatto che il punto sulla nutrizione artificiale è stato scritto volutamente in modo poco chiaro». Bruno Dallapiccola copresidente di Scienza e Vita, genetista, preferisce non addentrarsi in argomenti che esulano dal suo campo: «Personalmente non avrei mai voluto una legge sul testamento biologico».
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