domenica 22 febbraio 2009

Manifestazione per il testamento biologico

Liberazione 22.2.09
L'iniziativa di Micromega a Roma: la borghesia illuminata stanca di Veltroni promette un referendum. Englaro: «Sono con voi»
Manifestazione per il testamento biologico
La piazza contro i tentennamenti del Pd
di Laura Eduati

Un ddl che dichiara la vita umana «indisponibile» e vieta la sospensione di idratazione e alimentazione artificiale nonostante i medici che si occupano di malati terminali abbiano già diffuso un documento di allarme spiegando che in punto di morte la nutrizione forzata prolunga e acuisce le sofferenze.
«La vita appartiene a chi la vive. Con quale diritto Bagnasco, Formigoni e Roccella decidono sulla nostra vita?» argomenta pacatamente Paolo Flores D'Arcais, uno degli organizzatori, che conclude amaramente: «Inizia la più difficile delle nostre lotte, mai avremo immaginato di dover combattere per impedire di venire espropriati del nostro corpo». Poco dopo Lidia Ravera ricorderà che il dominio del dogma sul corpo è già cominciato con la legge 40 sulla fecondazione assistita.
Promossa dagli ex girotondini Pancho Pardi e Flores D'Arcais con le adesioni illustri di Eco, Garrone, Maraini, Hack e Rodotà, la manifestazione doveva avvenire in piazza Navona, poi non concessa.
E dunque piazza Farnese, salottino pregiato e illuminato dalla elegantissima ambasciata di Francia si riempie di normali cittadini intambarrati, facce silenziose e quiete, molti capelli bianchi e visi rugosi e senza giri di parole una piazza poco popolare, la borghesia illuminata e intellettuale che legge Repubblica e l' Unità , stimati professionisti e studenti, giornalisti in pausa lavoro e signore che torneranno in una casa comoda e calda, a pochi passi. Se ci fosse Berlusconi, fantasma spesso evocato negli interventi e fischiato a più riprese, direbbe: comunisti radical-chic.
Tuttavia questa piazza non vuole definirsi laica in contrapposizione ai cattolici, e piuttosto la sua rabbia trattenuta vuole rivolgerla ad un Pd che non fa opposizione.
Verso la fine, quando ormai fa buio, sale sul palco Ignazio Marino (Pd). Il senatore chirurgo, autore di una proposta di legge sul testamento biologico che piace molto da queste parti, si dice «soddisfatto» delle rassicurazioni ricevute dal neo segretario Dario Franceschini sulla laicità del (nuovo?) Partito democratico, e promette una battaglia per eliminare la parte del ddl Calabrò che vieta la sospensione di ogni terapia che potrebbe provocare la morte del paziente, persino di quei malati coscienti e lucidi come Welby.
Emma Bonino non usa la stessa cortesia e fiducia: Veltroni ha tentennato sulla questione del testamento biologico, e forse anche per questo è caduto dal piedistallo.
Tra gli aderenti all'iniziativa c'è don Franzoni delle comunità cristiane di base, cita un passo dell'Utopia di Tommaso Moro dove viene consigliata la dolce morte in casi di sofferenze terminali insopportabili. Un testo del 1516.
Le uniche bandiere sono quelle degli atei razionalisti dell'Uaar, un vessillo di Rifondazione svetta di primo pomeriggio e poi viene ammainato. Hanno aderito i partiti come il Prc, i radicali, Sinistra democratica e Italia dei Valori. Paolo Ferrero arriva e dice: «Il ddl della maggioranza contiene l'accanimento terapeutico poiché vieta a persone in stato vegetativo da dieci o quindici anni di arrivare ad una morte sacrosanta e questo è chiaramente incostituzionale».
Hanno aderito i partiti, ma Flores D'Arcais vuole ringraziare particolarmene l'Italia dei Valori che ha prestato il palco e le apparecchiature.
Di Pietro è presente e prende la palla al balzo per una stoccata al Pd: «Questa manifestazione è la riposta di tanti mister tentenna e a un governo che anche sulla vita e sulla morte vuole decidere lui sostituendosi al cittadino».
E' Camilleri a parlare, applauditissimo, di «cosiddetta opposizione». Perché qui è chiaro che l'ingerenza del Vaticano avrà passato pure ogni limite, ma la responsabilità ultima resta al governo e specialmente ad un Pd debole e preda dei problemi di coscienza.
«Lotteremo» dice Lidia Ravera «non perché siamo di sinistra, laici o anti-berlusconiani ma perché siamo pietosi e non vogliamo una legge crudele e cinica».

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