domenica 22 febbraio 2009

"Per Eluana non hanno avuto rispetto lasciarsi morire è un nostro diritto"

La Repubblica 22.2.09
Beppino Englaro è intervenuto in audio al sit-in romano, poi da Fazio a "Che tempo che fa". "Dobbiamo attenerci alla Costituzione"
"Per Eluana non hanno avuto rispetto lasciarsi morire è un nostro diritto"
"La mia battaglia da cittadino, chiunque potrebbe essere come mia figlia"
di C. P.

ROMA - Lo hanno chiamato boia, assassino. Ma Beppino Englaro ha sopportato in silenzio per mesi quelle accuse violente. «Ci sono riuscito solo perché ero a posto con la mia coscienza, sapevo che finalmente potevo rispettare le indicazioni di mia figlia Eluana. Per lei però mi sarei aspettato più rispetto». Lo ha raccontato ieri sera alla trasmissione «Che tempo che fa» con Fabio Fazio. Alla fine di una lunga giornata densa di parole. Con quei dieci lunghissimi minuti di applausi che da piazza Farnese sono saliti come un forte abbraccio quando si è sentita la sua voce al telefono da Milano. Dopo che il costituzionalista Rodotà lo aveva indicato come un «eroe civile». Con voce pacata ha ripetuto di non voler assolutamente entrare in politica, ma di voler far sì che la sua esperienza, i suoi «6233 giorni» di dolore possano essere utili per gli altri.
Sul disegno di legge Calabrò in discussione al Senato ha pochi dubbi. «Sono sicuro che gli italiani non si faranno imporre questa legge che è incostituzionale e antiscientifica. È una barbarie: considera alimentazione e idratazione non terapie e quindi irrifiutabili. Così si impongono condizioni di vita che praticamente nessuno si sognerebbe di dover subire. Una barbarie, imposta dall´alto. Ci vuole invece una legge semplice che dia voce e garantisca le libertà fondamentali, di dire sì o no alle terapie, in anticipo per quando non potrà farlo».
E con i molti che da piazza Farnese hanno fatto appello alla Costituzione, all´articolo 32 che, come dice il senatore del Pd Marino «ci dà il diritto alla salute ma non all´obbligatorietà delle cure», Beppino è d´accordo. «Noi ci dobbiamo attenere alla Costituzione. Che poi ci siano altre ideologie è chiaro che vanno rispettate, non ci sogneremmo mai di non rispettarle. Quello che loro non riescono a rispettare siamo noi, che abbiamo una concezione diametralmente opposta. Noi non ci sogneremmo mai di imporre a loro questo. Se vogliono essere curati oltre ogni limite vanno curati e nessuno può togliere loro questo diritto. Ma nessuno può togliere agli altri il diritto di non curarsi, di lasciarsi morire». E sull´idratazione? «Una volta che la sentenza della Corte Suprema di Cassazione chiarisce che l´alimentazione e l´idratazione forzata sono una terapia, noi sappiamo che la grande conquista del consenso informato, dell´autodeterminazione, è parte integrante della Costituzione italiana». E sull´eutanasia: «Dire di no ad una terapia salvavita non ha niente a che vedere con l´eutanasia, nella maniera più assoluta. È semplicemente lasciare che la natura faccia il suo corso. È quasi banale non capire questa situazione. Una cosa è chiedere un´iniezione letale, un´altra e chiedere di lasciarsi morire: l´ha chiesto anche Giovanni Paolo II».
(c. p.)

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