Adesso lei è libera, noi fermiamo questa legge ingiusta
L'Unità del 10 febbraio 2009, pag. 5
di Susanna Turco
Certo che capisco Beppino Englaro, il suo silenzio, in queste ore sono e saranno forti le voci di chi si sente vincitore e vinto. E invece non credo che ci siano né vincitori né vinti, Eluana è libera, conta solo questo. Si faccia silenzio, dunque. La cosa più crudele sono le parole pronunciate da chi pensa e si vuole ergere in difesa della vita a tutti i costi: gli uomini che dicono di essere credenti a questo punto dovrebbero fare silenzio, e pregare». La deputata, radicale, del Pd Maria Antonietta Farina, vedova di Luca Coscioni, testimone con lui e dopo di lui delle battaglie perla ricerca scientifica e il diritto a una vita e una morte dignitose, sa benissimo quindi che fine dovrebbe fare oggi il ddl in discussione al Senato («abbandonarlo, perché è un vero e proprio oltraggio non solo alle nostre vite, ma anche alla Costituzione stessa»), ma non riesce nemmeno a descrivere i sentimenti che le ha suscitato la notizia della morte di Eluana. «So per certo che per me la vita è la vita dignitosa, non la vita purchessia. Questa è la differenza, solo questa». Lei, che ha vissuto accanto a Coscioni, malato di sclerosi laterale amiotrofica, fino all`ultima crisi respiratoria («gli dissi chiamo l`ambulanza, ma in ospedale non è voluto andare»), conosceva papà Englaro da anni, come si conosce chi è affratellato dalla vita, più che dal sangue. «Mi ha concesso di vedere Eluana, un anno fa, quando le voci non tuonavano così forte. Il sondino nasogastrico attaccato alla nutripompa, il movimento disordinato degli occhi aperti». Cose che ora non contano più, «tranne che per la chiesa, che dovrebbe riprendersi gli atti dove si raccontano le ultime parole di Giovanni Paolo Secondo». Beppino Englaro «l`ho sentito domenica, l`ultima volta. Ci siamo sempre sentiti spesso, ma non parlavamo di procedure, o di modi, io non dovevo insegnargli nulla, né lui a me, parlavamo semplicemente di come stavamo. Mi ha fatto i complimenti, mi ha detto solo tu mi puoi capire». Capire, soprattutto, quanto è difficile rispettare la volontà di un altro: «Rispettarla è una preghiera che ripeti minuto per minuto, ogni sera io chiedevo a Luca cosa pensava di fare se nella notte avesse perso conoscenza. Io ero la sua mano, la sua voce: tante volte dovevo dimenticarmi delle mie parole, per dar voce alle sue. Costa sofferenza, è stato così per me, così come per il padre di Eluana: chini la testa e con dolore rispetti la richiesta che ti viene fatta». Naturalmente, che poi si tratti di una volontà diretta o ricostruita conta poco: «Secondo me non ci sarebbe nemmeno bisogno di un documento, quando intorno a una persona ci sono persone di fiducia, che amano». Sofferenza, dunque. Fastidio proprio no: «Berlusconi ha detto che forse il padre voleva liberarsi di un fastidio, ma Eluana era tutto tranne che un peso fisico. E semmai l`unico tormento psicologico di Beppino Englaro era quello di fare in modo che fosse rispettata la sua volontà». Proprio questo, forse, «potrebbe dire: che è riuscito con estrema difficoltà a riconoscere la volontà di questa figlia. E credo che ora il confronto sia tra un padre, una madre e una figlia, il resto può essere lasciato da parte».
L'Unità del 10 febbraio 2009, pag. 5
di Susanna Turco
Certo che capisco Beppino Englaro, il suo silenzio, in queste ore sono e saranno forti le voci di chi si sente vincitore e vinto. E invece non credo che ci siano né vincitori né vinti, Eluana è libera, conta solo questo. Si faccia silenzio, dunque. La cosa più crudele sono le parole pronunciate da chi pensa e si vuole ergere in difesa della vita a tutti i costi: gli uomini che dicono di essere credenti a questo punto dovrebbero fare silenzio, e pregare». La deputata, radicale, del Pd Maria Antonietta Farina, vedova di Luca Coscioni, testimone con lui e dopo di lui delle battaglie perla ricerca scientifica e il diritto a una vita e una morte dignitose, sa benissimo quindi che fine dovrebbe fare oggi il ddl in discussione al Senato («abbandonarlo, perché è un vero e proprio oltraggio non solo alle nostre vite, ma anche alla Costituzione stessa»), ma non riesce nemmeno a descrivere i sentimenti che le ha suscitato la notizia della morte di Eluana. «So per certo che per me la vita è la vita dignitosa, non la vita purchessia. Questa è la differenza, solo questa». Lei, che ha vissuto accanto a Coscioni, malato di sclerosi laterale amiotrofica, fino all`ultima crisi respiratoria («gli dissi chiamo l`ambulanza, ma in ospedale non è voluto andare»), conosceva papà Englaro da anni, come si conosce chi è affratellato dalla vita, più che dal sangue. «Mi ha concesso di vedere Eluana, un anno fa, quando le voci non tuonavano così forte. Il sondino nasogastrico attaccato alla nutripompa, il movimento disordinato degli occhi aperti». Cose che ora non contano più, «tranne che per la chiesa, che dovrebbe riprendersi gli atti dove si raccontano le ultime parole di Giovanni Paolo Secondo». Beppino Englaro «l`ho sentito domenica, l`ultima volta. Ci siamo sempre sentiti spesso, ma non parlavamo di procedure, o di modi, io non dovevo insegnargli nulla, né lui a me, parlavamo semplicemente di come stavamo. Mi ha fatto i complimenti, mi ha detto solo tu mi puoi capire». Capire, soprattutto, quanto è difficile rispettare la volontà di un altro: «Rispettarla è una preghiera che ripeti minuto per minuto, ogni sera io chiedevo a Luca cosa pensava di fare se nella notte avesse perso conoscenza. Io ero la sua mano, la sua voce: tante volte dovevo dimenticarmi delle mie parole, per dar voce alle sue. Costa sofferenza, è stato così per me, così come per il padre di Eluana: chini la testa e con dolore rispetti la richiesta che ti viene fatta». Naturalmente, che poi si tratti di una volontà diretta o ricostruita conta poco: «Secondo me non ci sarebbe nemmeno bisogno di un documento, quando intorno a una persona ci sono persone di fiducia, che amano». Sofferenza, dunque. Fastidio proprio no: «Berlusconi ha detto che forse il padre voleva liberarsi di un fastidio, ma Eluana era tutto tranne che un peso fisico. E semmai l`unico tormento psicologico di Beppino Englaro era quello di fare in modo che fosse rispettata la sua volontà». Proprio questo, forse, «potrebbe dire: che è riuscito con estrema difficoltà a riconoscere la volontà di questa figlia. E credo che ora il confronto sia tra un padre, una madre e una figlia, il resto può essere lasciato da parte».
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