Un vuoto da riempire
L'Opinione del 25 luglio 2008, pag. 3
di Afra Fanizzi
Un caso che continua a far discutere, che fa notizia. È la storia di Eluana Englaro, ridotta in stato vegetativo dal 1992 in seguito ad un incidente, della quale si è continuato a parlare proprio ieri durante un incontro presso la sede romana de l’Opinione dal titolo “Consenso informato, libertà terapeutica e testamento biologico: lo Stato di diritto è dalla parte di Eluana”. A portare avanti la discussione Benedetto della Vedova, deputato del Pdl e presidente dei Riformatori Liberali, primo di quattordici firmatari di una mozione presentata alla Camera, che sottolinea l’importanza di “rispettare la libertà terapeutica”, ma che vuole essere un primo inizio per avviare il dibattito in parlamento. Alla base della mozione, infatti, c’è il voler dare, da parte dei firmatari (oltre a Della Vedova anche Boniver, Antonione, Calderisi, Costa, Golfo, La Malfa, Moroni, Nirenstein, Nucara, Papa, Pepe M., Pizzolante e Scapagnini) una valutazione non negativa sulla sentenza emessa nei giorni scorsi dalla Corte di appello di Milano, ma anche un voler sottolineare un vuoto legislativo che bisognerà colmare quanto prima.
Questi gli elementi principali della conferenza alla quale hanno preso parte anche i deputati del Pdl Alfonso Papa, Margherita Boniver e Fiamma Nirenstein e che nella mozione, che sperano venga discussa già la prossima settimana, chiedono che il Governo si impegni da un lato a completare la procedura di ratifica della convenzione di Oviedo e a compiere gli atti necessari per dare ad essa una piena ed intera esecuzione, e dall’altro lato vogliono che il Governo stessi si impegni ad esercitare l’iniziativa legislativa sul tema del cosiddetto testamento biologico, tenendo in considerazione le indicazioni dei numerosi progetti di legge presentati nella scorsa e nella presenta legislatura, per definire le condizioni e i termini di esercizio della libertà terapeutica da parte dei pazienti che versano in stato di incoscienza. Il principio della libertà terapeutica, riconosciuto nel contestato pronunciamento della Corte di Appello di Milano, trova già oggi un ampio e univoco riscontro nell’ordinamento giuridico italiano (e nella disciplina deontologica della professione medica) e merita, per questa ragione, una più precisa regolamentazione normativa, che chiarisca ogni possibile incertezza circa i termini di esercizio di un diritto (quello a prestare o revocare il consenso ai trattamenti sanitari) che è, e deve continuare a rimanere, indisponibile.
Pessimista su come potrebbe andare avanti la vicenda di Eluana Englaro, la deputata Boniver, per la quale “il rischio concreto in questo momento è che ci sia un replay della vicenda Terry Schiavo, oltre al fatto che già pensare che Eluana debba morire di fame e di sete, visto che dovranno staccarle il sondino che l’alimenta, mi sembra davvero un scena dell’orrore”, ha commentato. Fiamma Nirenstein, invece, ha scelto di appoggiare la mozione di Della Vedova per due motivi, uno politico e l’altro più squisitamente personale. “Per prima cosa – ha detto la deputata e giornalista – sono contro l’eutanasia e contro quella di Stato, e proprio per questo capisco quanto sia importante portare in parlamento la discussione sul testamento biologico, e poi – ha aggiunto – politicamente queste quattordici firme pongono una questione di democrazia ed è bene che a farlo sia proprio il Pdl, appena nato e che già nel suo nome parla di libertà”.
Insomma la sensazione che si ha è che ormai i tempi siano maturi per portare a forti cambiamenti in una materia che deve necessariamente essere regolata, e nella quale, comunque “sarà importante valutare i casi specifici”, ha sottolineato Della Vedova. E che fosse necessario il passaggio al parlamento era stato sottolineato, qualche giorno prima della presentazione della mozione, anche da Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, in alcune interviste, mettendo in luce quasi un punto di non ritorno per la questione medica-biologica ed etica. Lontani dal sistema common law, che permette al giudice di formulare verdetti sulla base del caso che gli viene presentato, ora il prossimo passo spetta al Governo. Questo eviterebbe gli eccessi che in questi giorni hanno preso piede nelle discussioni e che scivolano in estremi contrapposti: dalle bottiglie davanti alle chiese all’avvocato di Eluana che giudica illegale che la sua assistita continui a vivere.
L'Opinione del 25 luglio 2008, pag. 3
di Afra Fanizzi
Un caso che continua a far discutere, che fa notizia. È la storia di Eluana Englaro, ridotta in stato vegetativo dal 1992 in seguito ad un incidente, della quale si è continuato a parlare proprio ieri durante un incontro presso la sede romana de l’Opinione dal titolo “Consenso informato, libertà terapeutica e testamento biologico: lo Stato di diritto è dalla parte di Eluana”. A portare avanti la discussione Benedetto della Vedova, deputato del Pdl e presidente dei Riformatori Liberali, primo di quattordici firmatari di una mozione presentata alla Camera, che sottolinea l’importanza di “rispettare la libertà terapeutica”, ma che vuole essere un primo inizio per avviare il dibattito in parlamento. Alla base della mozione, infatti, c’è il voler dare, da parte dei firmatari (oltre a Della Vedova anche Boniver, Antonione, Calderisi, Costa, Golfo, La Malfa, Moroni, Nirenstein, Nucara, Papa, Pepe M., Pizzolante e Scapagnini) una valutazione non negativa sulla sentenza emessa nei giorni scorsi dalla Corte di appello di Milano, ma anche un voler sottolineare un vuoto legislativo che bisognerà colmare quanto prima.
Questi gli elementi principali della conferenza alla quale hanno preso parte anche i deputati del Pdl Alfonso Papa, Margherita Boniver e Fiamma Nirenstein e che nella mozione, che sperano venga discussa già la prossima settimana, chiedono che il Governo si impegni da un lato a completare la procedura di ratifica della convenzione di Oviedo e a compiere gli atti necessari per dare ad essa una piena ed intera esecuzione, e dall’altro lato vogliono che il Governo stessi si impegni ad esercitare l’iniziativa legislativa sul tema del cosiddetto testamento biologico, tenendo in considerazione le indicazioni dei numerosi progetti di legge presentati nella scorsa e nella presenta legislatura, per definire le condizioni e i termini di esercizio della libertà terapeutica da parte dei pazienti che versano in stato di incoscienza. Il principio della libertà terapeutica, riconosciuto nel contestato pronunciamento della Corte di Appello di Milano, trova già oggi un ampio e univoco riscontro nell’ordinamento giuridico italiano (e nella disciplina deontologica della professione medica) e merita, per questa ragione, una più precisa regolamentazione normativa, che chiarisca ogni possibile incertezza circa i termini di esercizio di un diritto (quello a prestare o revocare il consenso ai trattamenti sanitari) che è, e deve continuare a rimanere, indisponibile.
Pessimista su come potrebbe andare avanti la vicenda di Eluana Englaro, la deputata Boniver, per la quale “il rischio concreto in questo momento è che ci sia un replay della vicenda Terry Schiavo, oltre al fatto che già pensare che Eluana debba morire di fame e di sete, visto che dovranno staccarle il sondino che l’alimenta, mi sembra davvero un scena dell’orrore”, ha commentato. Fiamma Nirenstein, invece, ha scelto di appoggiare la mozione di Della Vedova per due motivi, uno politico e l’altro più squisitamente personale. “Per prima cosa – ha detto la deputata e giornalista – sono contro l’eutanasia e contro quella di Stato, e proprio per questo capisco quanto sia importante portare in parlamento la discussione sul testamento biologico, e poi – ha aggiunto – politicamente queste quattordici firme pongono una questione di democrazia ed è bene che a farlo sia proprio il Pdl, appena nato e che già nel suo nome parla di libertà”.
Insomma la sensazione che si ha è che ormai i tempi siano maturi per portare a forti cambiamenti in una materia che deve necessariamente essere regolata, e nella quale, comunque “sarà importante valutare i casi specifici”, ha sottolineato Della Vedova. E che fosse necessario il passaggio al parlamento era stato sottolineato, qualche giorno prima della presentazione della mozione, anche da Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, in alcune interviste, mettendo in luce quasi un punto di non ritorno per la questione medica-biologica ed etica. Lontani dal sistema common law, che permette al giudice di formulare verdetti sulla base del caso che gli viene presentato, ora il prossimo passo spetta al Governo. Questo eviterebbe gli eccessi che in questi giorni hanno preso piede nelle discussioni e che scivolano in estremi contrapposti: dalle bottiglie davanti alle chiese all’avvocato di Eluana che giudica illegale che la sua assistita continui a vivere.
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