Ma quale conflitto di poteri? Ci sono le norme così si creerebbe un precedente pericoloso
Liberazione del 23 luglio 2008, pag. 2
di Tonino Bucci
La commissione Affari costituzionali ha deciso che il caso Eluana non può essere lasciato ai giudici e che deve essere la politica, meglio il Senato, a occuparsene. Che la Corte di cassazione con la nota sentenza che autorizza la sospensione dell'alimentazione forzata è entrata in un conflitto di poteri con lo Stato. A nulla varranno i sentimenti e lo stato d'animo della famiglia della ragazza. Per la maggioranza di governo dovrà essere il Senato a pronunciarsi senza tanti preamboli e senza stare lì a preoccuparsi se così facendo la politica prevarica la sfera privata della vita e degli affetti. Tant'è. Martedì prossimo l'aula del Senato voterà sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.
Ma non è questo l'unico terreno di scontro tra principi inconciliabili. «C'è un atto di sottrazione di questa materia alla magistratura da parte del parlamento», dice ad esempio Laura Ronchetti, ricercatrice del Cnr, del gruppo femminista Amatrix. «Spetta al giudice applicare le norme, non c'è alcun conflitto di poteri. Mi sembra un problema sollevato strumentalmente». E' vero che in Italia manca una legge che affronti in maniera organica i problemi legati all'eutanasia e al testamento biologico - ed è, questo, il segno di un ritardo rispetto agli altri paesi europei. «Ma questo non significa - dice ancora Laura Ronchetti - che esista un vuoto legislativo assoluto, che non ci siano norme che consentano alla magistratura di decidere su questi temi. Gli strumenti legislativi ci sono e i giudici hanno il dovere di applicarli. Certo, può non piacere l'interpretazione di un giudice su un singolo caso, ma questo è un problema politico che non tocca la legittimità della magistratura a intervenire su queste questioni. E' una decisione tutta politica quella della maggioranza che ha voluto portare la vicenda di Eluana in Senato». Del resto, in Italia il problema dei rapporti tra poteri è tutt'altro che pacifico. «Di recente se ne contano in abbondanza di conflitti tra Stato, enti locali e magistratura. Ci sono stati presidenti di Regione che hanno contestato a giudici di aver dichiarato abrogate delle norme».
Per dovere di cronaca la proposta di deferire alla commissione Affari costituzionali il problema di un conflitto di attribuzione di poteri, è partita dallo stesso presidente dell'Aula, Renato Schifani.
«Noi andiamo avanti. Per il momento non cambia niente, e la famiglia di Eluana porrà in atto la sentenza della Cassazione, sospendendo l'alimentazione della figlia quando lo riterrà opportuno». Per l'avvocato della famiglia Englaro, Vittorio Angiolini, la decisione della Commissione non sposterà comunque di una virgola i progetti dei genitori. La sentenza della Cassazione «rimane esecutiva, a meno che non la blocchi la Consulta in attesa della sentenza, cosa che non è mai successa».
Il presidente del Senato contesta alla Cassazione di aver concesso la sospensione dell'alimentazione della giovane sulla base di una sentenza della magistratura anziché su una legge. Ma è questo il passaggio che non regge. «Sono stupito dal presidente Schifani - ha dichiarato l'avvocato Angiolini - che mobilita il Senato per questa vicenda. Dicono che non c'è la legge, ma dov'era il Senato negli ultimi 16 anni? Sollevando il conflitto di attribuzione, il Senato stesso si autoaccusa di inerzia, non avendo fatto una legge necessaria».
Cosa accadrà se il Senato solleverà il conflitto di attribuzione con la Cassazione davanti alla Corte Costituzionale? Si aprirebbe un caso senza precedenti, pare, nella storia istituzionale italiana. La Cassazione non è mai stata coinvolta dal potere legislativo in un conflitto a causa di una sentenza.
Liberazione del 23 luglio 2008, pag. 2
di Tonino Bucci
La commissione Affari costituzionali ha deciso che il caso Eluana non può essere lasciato ai giudici e che deve essere la politica, meglio il Senato, a occuparsene. Che la Corte di cassazione con la nota sentenza che autorizza la sospensione dell'alimentazione forzata è entrata in un conflitto di poteri con lo Stato. A nulla varranno i sentimenti e lo stato d'animo della famiglia della ragazza. Per la maggioranza di governo dovrà essere il Senato a pronunciarsi senza tanti preamboli e senza stare lì a preoccuparsi se così facendo la politica prevarica la sfera privata della vita e degli affetti. Tant'è. Martedì prossimo l'aula del Senato voterà sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.
Ma non è questo l'unico terreno di scontro tra principi inconciliabili. «C'è un atto di sottrazione di questa materia alla magistratura da parte del parlamento», dice ad esempio Laura Ronchetti, ricercatrice del Cnr, del gruppo femminista Amatrix. «Spetta al giudice applicare le norme, non c'è alcun conflitto di poteri. Mi sembra un problema sollevato strumentalmente». E' vero che in Italia manca una legge che affronti in maniera organica i problemi legati all'eutanasia e al testamento biologico - ed è, questo, il segno di un ritardo rispetto agli altri paesi europei. «Ma questo non significa - dice ancora Laura Ronchetti - che esista un vuoto legislativo assoluto, che non ci siano norme che consentano alla magistratura di decidere su questi temi. Gli strumenti legislativi ci sono e i giudici hanno il dovere di applicarli. Certo, può non piacere l'interpretazione di un giudice su un singolo caso, ma questo è un problema politico che non tocca la legittimità della magistratura a intervenire su queste questioni. E' una decisione tutta politica quella della maggioranza che ha voluto portare la vicenda di Eluana in Senato». Del resto, in Italia il problema dei rapporti tra poteri è tutt'altro che pacifico. «Di recente se ne contano in abbondanza di conflitti tra Stato, enti locali e magistratura. Ci sono stati presidenti di Regione che hanno contestato a giudici di aver dichiarato abrogate delle norme».
Per dovere di cronaca la proposta di deferire alla commissione Affari costituzionali il problema di un conflitto di attribuzione di poteri, è partita dallo stesso presidente dell'Aula, Renato Schifani.
«Noi andiamo avanti. Per il momento non cambia niente, e la famiglia di Eluana porrà in atto la sentenza della Cassazione, sospendendo l'alimentazione della figlia quando lo riterrà opportuno». Per l'avvocato della famiglia Englaro, Vittorio Angiolini, la decisione della Commissione non sposterà comunque di una virgola i progetti dei genitori. La sentenza della Cassazione «rimane esecutiva, a meno che non la blocchi la Consulta in attesa della sentenza, cosa che non è mai successa».
Il presidente del Senato contesta alla Cassazione di aver concesso la sospensione dell'alimentazione della giovane sulla base di una sentenza della magistratura anziché su una legge. Ma è questo il passaggio che non regge. «Sono stupito dal presidente Schifani - ha dichiarato l'avvocato Angiolini - che mobilita il Senato per questa vicenda. Dicono che non c'è la legge, ma dov'era il Senato negli ultimi 16 anni? Sollevando il conflitto di attribuzione, il Senato stesso si autoaccusa di inerzia, non avendo fatto una legge necessaria».
Cosa accadrà se il Senato solleverà il conflitto di attribuzione con la Cassazione davanti alla Corte Costituzionale? Si aprirebbe un caso senza precedenti, pare, nella storia istituzionale italiana. La Cassazione non è mai stata coinvolta dal potere legislativo in un conflitto a causa di una sentenza.
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