Giuristi contro la Cassazione Ma il padre resiste
Il Manifesto del 24 luglio 2008, pag. 7
«La sentenza ha messo fine ad un inferno durato anni. Non vorrei un nuovo incubo. Ognuno può dire la sua ma io non raccolgo, spero solo che sia rispettata la sentenza e la volontà di mia figlia». Beppino Englaro, il padre di Eluana, la ragazza in stato vegetativo mantenuta in vita da 16 anni da un sondino nasogastrico, sfoga così tutto il suo dolore in un’intervista al Giornale. Fuori, lontano dalla tragedia che investe la sua famiglia, c’è il gran polverone alzato dal centrodestra. Dopo il conflitto di attribuzione che i senatori del Pdl vorrebbero sollevare contro la Corte di Cassazione (se ne discuterà in aula martedì) a causa della sentenza emessa nell’ottobre scorso e che ha portato la Corte d’Assise di Milano a riconoscere il diritto di sospendere le cure ad Eluana, è ora la volta della sottosegretaria al welfare, Eugenia Roccella, e di un gruppo di giuristi che ha firmato un appello contro la sentenza perché, dicono, «finisce per consentire una pratica di eutanasia». L’ex portavoce del Family day, invece, con un astruso gioco di parole prende le distanze dal «testamento biologico» al quale, dice, preferisce «una legge condivisa di garanzia sulle dichiarazioni anticipate ai trattamenti». Perché - ha spiegato presentando un documento contro la sentenza firmato da 33 associazioni - «parlare di testamento biologico sarebbe uno slittamento semantico». Insomma, ci risiamo. Sembra di ritornare ai tempi dei Pacs-Dico-Cus approdati infine in un nulla di fatto. Però, promette Roccella, «arriveranno presto un Registro e un Osservatorio nazionale sulle persone in stato vegetativo». «Inconsistente, come la questione del conflitto di attribuzione», commenta l’avvocato dei Welby, Giuseppe Rossodivita. «È un’iniziativa tutta politica che non appena uscirà dal parlamento per diventare questione giuridica troverà la propria giusta collocazione con una pronuncia di inammissibilità».
Il Manifesto del 24 luglio 2008, pag. 7
«La sentenza ha messo fine ad un inferno durato anni. Non vorrei un nuovo incubo. Ognuno può dire la sua ma io non raccolgo, spero solo che sia rispettata la sentenza e la volontà di mia figlia». Beppino Englaro, il padre di Eluana, la ragazza in stato vegetativo mantenuta in vita da 16 anni da un sondino nasogastrico, sfoga così tutto il suo dolore in un’intervista al Giornale. Fuori, lontano dalla tragedia che investe la sua famiglia, c’è il gran polverone alzato dal centrodestra. Dopo il conflitto di attribuzione che i senatori del Pdl vorrebbero sollevare contro la Corte di Cassazione (se ne discuterà in aula martedì) a causa della sentenza emessa nell’ottobre scorso e che ha portato la Corte d’Assise di Milano a riconoscere il diritto di sospendere le cure ad Eluana, è ora la volta della sottosegretaria al welfare, Eugenia Roccella, e di un gruppo di giuristi che ha firmato un appello contro la sentenza perché, dicono, «finisce per consentire una pratica di eutanasia». L’ex portavoce del Family day, invece, con un astruso gioco di parole prende le distanze dal «testamento biologico» al quale, dice, preferisce «una legge condivisa di garanzia sulle dichiarazioni anticipate ai trattamenti». Perché - ha spiegato presentando un documento contro la sentenza firmato da 33 associazioni - «parlare di testamento biologico sarebbe uno slittamento semantico». Insomma, ci risiamo. Sembra di ritornare ai tempi dei Pacs-Dico-Cus approdati infine in un nulla di fatto. Però, promette Roccella, «arriveranno presto un Registro e un Osservatorio nazionale sulle persone in stato vegetativo». «Inconsistente, come la questione del conflitto di attribuzione», commenta l’avvocato dei Welby, Giuseppe Rossodivita. «È un’iniziativa tutta politica che non appena uscirà dal parlamento per diventare questione giuridica troverà la propria giusta collocazione con una pronuncia di inammissibilità».
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