mercoledì 18 marzo 2009

Vigilia del voto dominata dai veleni del caso Englaro

Corriere della Sera 18.3.09
Vigilia del voto dominata dai veleni del caso Englaro
di Massimo Franco

Il dubbio di costituzionalità è, più che accennato, quasi gridato. Piomba sulla legge che deve regolare il cosiddetto «testamento biologico» alla vigilia del suo approdo nell'aula del Senato. E schiera il Pd su una linea di resistenza al provvedimento, puntellata ed esasperata da Giuseppe Englaro, il padre di Eluana, la ragazza morta dopo diciassette anni in stato vegetativo. Ieri si è corso il rischio che nello scontro fosse coinvolto maldestramente perfino il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il modo incauto col quale Englaro ha detto che il capo dello Stato potrebbe non firmare la legge, ha costretto il centrosinistra a prendere le distanze, seppure con un pizzico di ambiguità; ed è stato accolto dal silenzio gelido del Quirinale.
L'atteggiamento dell'opposizione, infatti, è quello di chi si prepara a subire l'approvazione della legge voluta dal governo; ma poi sembra dare per scontato che verrà sconfessata dalla Corte costituzionale. «Noi ci atteniamo alla Carta fondamentale », sostiene il capogruppo Anna Finocchiaro presentando l'emendamento del Pd. E Massimo D'Alema premette che nessuno può dire a Napolitano quello che deve fare, perché «lo sa benissimo». Concede che «è prematuro » definire incostituzionale il disegno di legge presentato da Calabrò. Ma aggiunge che voterà le pregiudiziali di illegittimità.
A meno che dopo l'eventuale «sì» del Senato si blocchi tutto. «Il Parlamento si fermi» chiede D'Alema. «Diamo la parola ai cittadini. Meglio nessuna legge che questa legge ». È una posizione con la quale il Pd cerca di evitare insieme la sconfitta parlamentare ed una spaccatura interna. Non a caso l'ex premier torna a dire che «la libertà di coscienza non può essere la linea politica» del partito. Si preannuncia dunque un braccio di ferro nelle stesse aule parlamentari, destinato forse a riservare altre sorprese.
Rocco Buttiglione, dell'Udc, invita D'Alema a «non sequestrare la Costituzione»; e a non forzarne la lettera. La tensione, tuttavia, è legata al fatto che nella stessa maggioranza affiorano resistenze sull'opportunità di procedere in un clima così infuocato. Il governo teme che il Pd voglia radicalizzare le polemiche per agitare lo spettro di un referendum e spaventare i dubbiosi. L'obiettivo sarebbe quello di ottenere il rinvio. Per ora, però, il risultato è di rafforzare la determinazione del Pdl. Per il sottosegretario Eugenia Roccella, non ci può essere «nessuna moratoria» dopo anni di tentativi di fare una legge. La decisione della Corte di Cassazione sul caso Eluana, con la quale sono state sospese idratazione e alimentazione, viene additata come una spinta decisiva a legiferare.
A D'Alema che accusa la maggioranza di perseguire una «prova muscolare», il senatore Gaetano Quagliariello risponde in modo caustico. Per l'esponente del Pd, ironizza, «quando si è in maggioranza si va avanti senza problemi. Se invece si rischia di perdere ci si ferma per non essere sconfitti». L'irritazione è accentuata dalle parole di Giuseppe Englaro, accolte come uno sfogo irrispettoso nei confronti delle istituzioni. Viene respinto il tentativo di strattonare il capo dello Stato in modo improprio, e di anticipare una pronuncia negativa da parte della Corte costituzionale. Sembra di capire che gli spazi per mediare si sono esauriti: almeno per il centrodestra; e che ogni ulteriore tentativo di dialogo da parte del centrosinistra sia considerato strumentale. Lo scontro parlamentare è nelle cose. E probabilmente non offrirà un bello spettacolo.

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