La Repubblica 5.3.09
Bio-testamento, salta il dialogo stop alle cure sproporzionate
Ma resta il divieto di sospendere l´alimentazione. Pd: testo pessimo
di Carmelo Lopapa
ROMA - Testamento biologico, arriva la nuova versione. La maggioranza cambia 4 articoli su 10 del disegno di legge della discordia. Smussa alcuni punti del progetto che porta il nome del relatore Calabrò, ma non quelli più critici. I capisaldi restano immutati. L´emendamento conferma il divieto di interruzione dell´alimentazione anche in casi gravi, vincola l´attività medica alla «esclusiva tutela della vita», con tanto di sanzioni penali in caso di violazione, fa marcia indietro solo sul ricorso al notaio.
L´apertura viene giudicata parziale, comunque insufficiente, addirittura «pessima» a sentire il capogruppo Pd Anna Finocchiaro. Modifiche quasi «irridenti», le bolla Ignazio Marino. Ma i cattolici del partito restano più possibilisti («Comunque un punto di partenza» dice Daniele Bosone). Francesco Rutelli prende tempo e in Transatlantico ironizza: «Non ho letto le modifiche del Pdl. Miei emendamenti? Com´è noto, li presento negli ultimi minuti disponibili». Il Pd comunque si prepara a dare battaglia, ostruzionismo compreso (con qualche perplessità di Dorina Bianchi), a partire da oggi, quando in commissione Sanità si comincerà a fare sul serio con la votazione degli emendamenti. L´opposizione di subemendamenti al nuovo testo ne ha depositati ieri sera 332. Ben 255 portano le firme del Pd e di Idv, la radicale Donatella Poretti, da sola, ne ha siglati altri 77. E da oggi, ciascun gruppo avrà dieci minuti per ogni emendamento. In aula solo il 18 marzo. Ma Antonio Di Pietro, fin da ora, non vede «altra strada che il referendum abrogativo».
Il relatore Raffaele Calabrò presenta i due nuovi emendamenti in commissione Sanità. Con il primo vengono riscritti i primi tre articoli del ddl. Con il secondo si istituisce il «Registro delle dichiarazioni anticipate», un archivio «unico nazionale informatico». Titolare dei dati, il ministero del Lavoro. La dichirazione non si redigerà più davanti al notaio - misura oggetto di critiche - ma «presso il medico» per essere poi registrata alla Asl. Ma è il primo emendamento che riapre la polemica. Dopo le enunciazioni di principio sul valore della vita, il divieto di eutanasia e suicidio assistito (con tanto di sanzioni penali), ecco che in caso di «morte imminente» viene riconosciuto al medico il potere (non il dovere) di «astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non adeguati al rispetto delle condizioni del paziente». Il riferimento è all´accanimento terapeutico. In commissione anche un giallo. Calabrò apre in un comma alle cure palliative contro il dolore quale «diritto del paziente», come proposto da Marino. Ma il presidente di commissione e collega di partito, Antonio Tomassini, lo dichiara inammissibile. Nel pomeriggio i senatori Pd riuniti concordano la linea. Il capogruppo Finocchiaro boccia le modifiche: «Pessime, l´apertura non esiste, è finta. A questo punto ci si chiede se la dichiarazione anticipata serva ancora a qualcosa oppure no». Gaetano Quagliariello del Pdl li sferza: «Si mettano d´accordo con se stessi».
Bio-testamento, salta il dialogo stop alle cure sproporzionate
Ma resta il divieto di sospendere l´alimentazione. Pd: testo pessimo
di Carmelo Lopapa
ROMA - Testamento biologico, arriva la nuova versione. La maggioranza cambia 4 articoli su 10 del disegno di legge della discordia. Smussa alcuni punti del progetto che porta il nome del relatore Calabrò, ma non quelli più critici. I capisaldi restano immutati. L´emendamento conferma il divieto di interruzione dell´alimentazione anche in casi gravi, vincola l´attività medica alla «esclusiva tutela della vita», con tanto di sanzioni penali in caso di violazione, fa marcia indietro solo sul ricorso al notaio.
L´apertura viene giudicata parziale, comunque insufficiente, addirittura «pessima» a sentire il capogruppo Pd Anna Finocchiaro. Modifiche quasi «irridenti», le bolla Ignazio Marino. Ma i cattolici del partito restano più possibilisti («Comunque un punto di partenza» dice Daniele Bosone). Francesco Rutelli prende tempo e in Transatlantico ironizza: «Non ho letto le modifiche del Pdl. Miei emendamenti? Com´è noto, li presento negli ultimi minuti disponibili». Il Pd comunque si prepara a dare battaglia, ostruzionismo compreso (con qualche perplessità di Dorina Bianchi), a partire da oggi, quando in commissione Sanità si comincerà a fare sul serio con la votazione degli emendamenti. L´opposizione di subemendamenti al nuovo testo ne ha depositati ieri sera 332. Ben 255 portano le firme del Pd e di Idv, la radicale Donatella Poretti, da sola, ne ha siglati altri 77. E da oggi, ciascun gruppo avrà dieci minuti per ogni emendamento. In aula solo il 18 marzo. Ma Antonio Di Pietro, fin da ora, non vede «altra strada che il referendum abrogativo».
Il relatore Raffaele Calabrò presenta i due nuovi emendamenti in commissione Sanità. Con il primo vengono riscritti i primi tre articoli del ddl. Con il secondo si istituisce il «Registro delle dichiarazioni anticipate», un archivio «unico nazionale informatico». Titolare dei dati, il ministero del Lavoro. La dichirazione non si redigerà più davanti al notaio - misura oggetto di critiche - ma «presso il medico» per essere poi registrata alla Asl. Ma è il primo emendamento che riapre la polemica. Dopo le enunciazioni di principio sul valore della vita, il divieto di eutanasia e suicidio assistito (con tanto di sanzioni penali), ecco che in caso di «morte imminente» viene riconosciuto al medico il potere (non il dovere) di «astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non adeguati al rispetto delle condizioni del paziente». Il riferimento è all´accanimento terapeutico. In commissione anche un giallo. Calabrò apre in un comma alle cure palliative contro il dolore quale «diritto del paziente», come proposto da Marino. Ma il presidente di commissione e collega di partito, Antonio Tomassini, lo dichiara inammissibile. Nel pomeriggio i senatori Pd riuniti concordano la linea. Il capogruppo Finocchiaro boccia le modifiche: «Pessime, l´apertura non esiste, è finta. A questo punto ci si chiede se la dichiarazione anticipata serva ancora a qualcosa oppure no». Gaetano Quagliariello del Pdl li sferza: «Si mettano d´accordo con se stessi».
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