Biotestamento a senso unico
Il Manifesto del 12 marzo 2009, pag. 6
Matteo Bartocci
Maggioranza blindata sul testamento biologico e le disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Dialogo impossibile in commissione salute del senato sul punto più controverso della proposta Calabrò. Il centrodestra e l`Udc hanno votato compatti l`articolo 3: «Alimentazione e idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente - si legge al comma 6 - sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione anticipata di trattamento». Bocciati senza appello dunque sia l`emendamento «prevalente» del Pd, a firma di Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, che afferma la libertà di scelta del paziente sia quello di «mediazione» con le posizioni della Chiesa presentato in solitaria e con un certo scandalo dopo la morte di Eluana Englaro da Francesco Rutelli. Ben allineato alle posizioni di santa romana chiesa anche l`Udc: «Sul diritto alla vita, bene indisponibile tutelato dalla Costituzione, non può esistere alcuna mediazione politica», dice il capogruppo del partito di Casini Giampiero D`Alia. Si va al muro contro muro. E il Pd, per una volta, tiene, con la capogruppo in commissione Dorina Bianchi che ha votato insieme al resto dei senatori democratici. Unico astenuto l`immancabile teodem Claudio Gustavino, che insieme alla collega Emanuela Baio esulta per la bocciatura degli emendamenti presentati dal suo stesso partito: «Il voto della commissione conferma la nostra posizione. Il sondino è un ausilio tecnico che può essere tolto solo quando non più efficace, come avviene oggi». Sul cambiare la legge in meglio ormai ci sono poche speranze. Ignazio Marino (che ieri aveva insistito per opporsi al Pdl sul consenso informato, generando malumori tra le sparute «colombe» della maggioranza) ha ben chiaro che questa legge «va contro la Costituzione e non va incontro alla possibilità del cittadino di indicare liberamente le sue scelte per il momento in cui non si potrà più esprimere. Una legge peraltro molto restrittiva che riguarda solo le persone in stato vegetativo persistente e non tutti i pazienti». Insomma, varrà solo in occasione di nuovi «caso Englaro». Appena più morbida la capogruppo democratica in senato Finocchiaro, che però tra le righe non nasconde la sua vicinanza alle posizioni del medico senatore: «Il testamento biologico previsto dalla maggioranza è una dichiarazione di volontà`light`. Ma non può intaccare quel principio costituzionale previsto all`articolo 32 che resta a prescindere e che sarà un elemento di valutazione di questo provvedimento», Il centrodestra nel frattempo lavora di cesello su parti secondarie del provvedimento. La durata del testamento biologico viene allungata a 5 anni (contro i 3 previsti in origine) e le dichiarazioni anticipate di volontà verranno depositate presso il medico di famiglia e non più presso notai a titolo gratuito. Approvato anche un emendamento presentato da Roberto Centaro (Pdl) che rende le Dat «vincolanti» (nel testo Calabrò non erano nemmeno tali) ma sempre «fatte salve le previsioni dell`articolo 8». Il riferimento, a ben vedere, è una norma tagliola: l`ultimo articolo del ddl infatti prevede che «il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica». Le indicazioni, precisa inoltre lo stesso articolo, «sono valutate dal medico sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell`inviolabilità della vita umana e della tutela della salute, secondo i principi di precauzione, proporzionalità e prudenza». E` al medico, dunque, che spetta ogni decisione finale. Chiuso ogni spiraglio in commissione sui punti qualificanti del provvedimento la battaglia si sposterà in aula. «Ognuno è rimasto sulle sue posizioni, e a questo punto speriamo che più avanti si possa intervenire sostenendo che l`idratazione e la nutrizione artificiali effettuati con atti chirurgici si possano considerare dei trattamenti sanitari da poter rifiutare», dice la radicale Donatella Poretti. Il tempo però stringe. Ieri la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha concesso qualche giorno in più per la presentazione di emendamenti, fino a lunedì. Mercoledì 18 invece inizia la discussione in aula, con votazioni previste dal 24 marzo.
Il Manifesto del 12 marzo 2009, pag. 6
Matteo Bartocci
Maggioranza blindata sul testamento biologico e le disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Dialogo impossibile in commissione salute del senato sul punto più controverso della proposta Calabrò. Il centrodestra e l`Udc hanno votato compatti l`articolo 3: «Alimentazione e idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente - si legge al comma 6 - sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione anticipata di trattamento». Bocciati senza appello dunque sia l`emendamento «prevalente» del Pd, a firma di Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, che afferma la libertà di scelta del paziente sia quello di «mediazione» con le posizioni della Chiesa presentato in solitaria e con un certo scandalo dopo la morte di Eluana Englaro da Francesco Rutelli. Ben allineato alle posizioni di santa romana chiesa anche l`Udc: «Sul diritto alla vita, bene indisponibile tutelato dalla Costituzione, non può esistere alcuna mediazione politica», dice il capogruppo del partito di Casini Giampiero D`Alia. Si va al muro contro muro. E il Pd, per una volta, tiene, con la capogruppo in commissione Dorina Bianchi che ha votato insieme al resto dei senatori democratici. Unico astenuto l`immancabile teodem Claudio Gustavino, che insieme alla collega Emanuela Baio esulta per la bocciatura degli emendamenti presentati dal suo stesso partito: «Il voto della commissione conferma la nostra posizione. Il sondino è un ausilio tecnico che può essere tolto solo quando non più efficace, come avviene oggi». Sul cambiare la legge in meglio ormai ci sono poche speranze. Ignazio Marino (che ieri aveva insistito per opporsi al Pdl sul consenso informato, generando malumori tra le sparute «colombe» della maggioranza) ha ben chiaro che questa legge «va contro la Costituzione e non va incontro alla possibilità del cittadino di indicare liberamente le sue scelte per il momento in cui non si potrà più esprimere. Una legge peraltro molto restrittiva che riguarda solo le persone in stato vegetativo persistente e non tutti i pazienti». Insomma, varrà solo in occasione di nuovi «caso Englaro». Appena più morbida la capogruppo democratica in senato Finocchiaro, che però tra le righe non nasconde la sua vicinanza alle posizioni del medico senatore: «Il testamento biologico previsto dalla maggioranza è una dichiarazione di volontà`light`. Ma non può intaccare quel principio costituzionale previsto all`articolo 32 che resta a prescindere e che sarà un elemento di valutazione di questo provvedimento», Il centrodestra nel frattempo lavora di cesello su parti secondarie del provvedimento. La durata del testamento biologico viene allungata a 5 anni (contro i 3 previsti in origine) e le dichiarazioni anticipate di volontà verranno depositate presso il medico di famiglia e non più presso notai a titolo gratuito. Approvato anche un emendamento presentato da Roberto Centaro (Pdl) che rende le Dat «vincolanti» (nel testo Calabrò non erano nemmeno tali) ma sempre «fatte salve le previsioni dell`articolo 8». Il riferimento, a ben vedere, è una norma tagliola: l`ultimo articolo del ddl infatti prevede che «il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica». Le indicazioni, precisa inoltre lo stesso articolo, «sono valutate dal medico sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell`inviolabilità della vita umana e della tutela della salute, secondo i principi di precauzione, proporzionalità e prudenza». E` al medico, dunque, che spetta ogni decisione finale. Chiuso ogni spiraglio in commissione sui punti qualificanti del provvedimento la battaglia si sposterà in aula. «Ognuno è rimasto sulle sue posizioni, e a questo punto speriamo che più avanti si possa intervenire sostenendo che l`idratazione e la nutrizione artificiali effettuati con atti chirurgici si possano considerare dei trattamenti sanitari da poter rifiutare», dice la radicale Donatella Poretti. Il tempo però stringe. Ieri la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha concesso qualche giorno in più per la presentazione di emendamenti, fino a lunedì. Mercoledì 18 invece inizia la discussione in aula, con votazioni previste dal 24 marzo.
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