l’Unità 27.3.09
Come si uccide il testamento biologico
di Ignazio Marino
Mai più un tribunale emetta sentenze di condanna a morte». È con questo ossessivo slogan che il centro-destra, con prepotenza e aggressività, ha voluto approvare la legge sulle dichiarazioni anticipate di volontà. Una legge sbagliata, votata senza ascoltare nessuno, ignorando le obiezioni più ovvie. Era forse inevitabile che nella discussione pesasse la drammatica vicenda di Eluana Englaro, ma è un errore gravissimo dare al Paese una norma fondata sull’ideologia e sull’emotività, una norma che limita un diritto sancito dalla Costituzione: decidere sui trattamenti sanitari. I cittadini chiedono una cosa sola: poter lasciare indicazioni, se un giorno perderanno coscienza, sulle terapie che si accettano e quelle che non si accettano. Chiedono la libertà di decidere. Non serve entrare nei dettagli di una norma che potrebbe, me lo auguro, essere modificata dalla Camera dei Deputati, ma è utile fare chiarezza: la legge va contro la libertà e calpesta il diritto all’autodeterminazione.
È una legge che è stata approvata senza ascoltare il Paese, senza capire che cosa accade negli ospedali quando un paziente arriva alle fasi terminali della sua vita ed è necessario prendere delle decisioni. È una legge che non ha fatto i conti con i disastri cui andrà incontro. Cosa accadrà se una persona incosciente sarà portata, contro la sua volontà scritta e contro quella dei familiari, in sala operatoria per inserirgli un tubo nello stomaco per nutrirlo forzatamente? Che cosa faranno i familiari uscendo dall’ospedale? Io sospetto che andranno direttamente dal giudice a sporgere denuncia, senza nemmeno passare da casa.
Mi sono interrogato a lungo in queste settimane e vorrei che tutti si ponessero la mia stessa domanda: ma che Paese è un Paese che limita la libertà dei cittadini rispetto all’invasione del proprio corpo da parte della tecnologia medica? Che Paese è un Paese dove i medici sono costretti a nutrire e idratare artificialmente i pazienti perché lo prevede la legge e non un’indicazione clinica? È un Paese che ha perso il suo umanesimo e forse anche il buon senso e la carità cristiana.
C’è un’altra considerazione. In nessun altro Paese al mondo si è riusciti a scrivere in una legge che idratazione e nutrizione artificiali non sono trattamenti sanitari, perché nessuno, nemmeno i più conservatori, hanno avuto l’arroganza di affermazioni così contrarie alla conoscenza scientifica e alla logica. Purtroppo questa legge, così attesa e combattuta, potrà servire solo a creare disagi e conflitti. Fortunatamente esistono ancora i margini per modificarla, c’è la possibilità di ascoltare le società scientifiche e dialogare con i medici, con i malati che si confrontano con la sofferenza. Ma ci vuole onestà e uno spirito libero dalle ideologie.
Presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN
Come si uccide il testamento biologico
di Ignazio Marino
Mai più un tribunale emetta sentenze di condanna a morte». È con questo ossessivo slogan che il centro-destra, con prepotenza e aggressività, ha voluto approvare la legge sulle dichiarazioni anticipate di volontà. Una legge sbagliata, votata senza ascoltare nessuno, ignorando le obiezioni più ovvie. Era forse inevitabile che nella discussione pesasse la drammatica vicenda di Eluana Englaro, ma è un errore gravissimo dare al Paese una norma fondata sull’ideologia e sull’emotività, una norma che limita un diritto sancito dalla Costituzione: decidere sui trattamenti sanitari. I cittadini chiedono una cosa sola: poter lasciare indicazioni, se un giorno perderanno coscienza, sulle terapie che si accettano e quelle che non si accettano. Chiedono la libertà di decidere. Non serve entrare nei dettagli di una norma che potrebbe, me lo auguro, essere modificata dalla Camera dei Deputati, ma è utile fare chiarezza: la legge va contro la libertà e calpesta il diritto all’autodeterminazione.
È una legge che è stata approvata senza ascoltare il Paese, senza capire che cosa accade negli ospedali quando un paziente arriva alle fasi terminali della sua vita ed è necessario prendere delle decisioni. È una legge che non ha fatto i conti con i disastri cui andrà incontro. Cosa accadrà se una persona incosciente sarà portata, contro la sua volontà scritta e contro quella dei familiari, in sala operatoria per inserirgli un tubo nello stomaco per nutrirlo forzatamente? Che cosa faranno i familiari uscendo dall’ospedale? Io sospetto che andranno direttamente dal giudice a sporgere denuncia, senza nemmeno passare da casa.
Mi sono interrogato a lungo in queste settimane e vorrei che tutti si ponessero la mia stessa domanda: ma che Paese è un Paese che limita la libertà dei cittadini rispetto all’invasione del proprio corpo da parte della tecnologia medica? Che Paese è un Paese dove i medici sono costretti a nutrire e idratare artificialmente i pazienti perché lo prevede la legge e non un’indicazione clinica? È un Paese che ha perso il suo umanesimo e forse anche il buon senso e la carità cristiana.
C’è un’altra considerazione. In nessun altro Paese al mondo si è riusciti a scrivere in una legge che idratazione e nutrizione artificiali non sono trattamenti sanitari, perché nessuno, nemmeno i più conservatori, hanno avuto l’arroganza di affermazioni così contrarie alla conoscenza scientifica e alla logica. Purtroppo questa legge, così attesa e combattuta, potrà servire solo a creare disagi e conflitti. Fortunatamente esistono ancora i margini per modificarla, c’è la possibilità di ascoltare le società scientifiche e dialogare con i medici, con i malati che si confrontano con la sofferenza. Ma ci vuole onestà e uno spirito libero dalle ideologie.
Presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN
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