La Repubblica 14.3.09
A chi appartiene la mia vita
di Corrado Augias
Gentile Augias, leggo sgomento che la terribile legge sul testamento biologico proposta dal relatore Calabrò non sarà modificata nelle parti più importanti. Ne deduco che, pur essendo in grado di intendere e di volere, non potrò decidere di sospendere la nutrizione forzata (come se non fosse una cura).
Credo di essere un buon cittadino, ho cominciato presto a lavorare, mi sono pagato gli studi, ho fatto scelte che considero «etiche» (sono vegetariano), mi sono sbattezzato per sentirmi culturalmente libero. Ho sempre pensato di essere padrone di me stesso. Mi rendo invece conto che non lo sono. Non posso decidere, in caso di malattia grave, di morire con dignità. Non posso decidere (o delegare per me qualcuno), in caso di coma irreversibile, di far sospendere l'alimentazione. Allora le chiedo: a chi appartiene la mia vita? Visto che in questo paese non posso decidere di tutelare le mie decisioni, chiedo, apertamente e con forza, alle persone che mi amano di fare di tutto, nel caso finissi come la povera Eluana, per porre fine alla mia esistenza. Non posso accettare che la Chiesa o i politici tengano in pugno la mia vita.
Marino Buzzi aracno76@libero.it
La mossa di sostituire il prof Ignazio Marino con l'ondeggiante Dorina Bianchi nella commissione senatoriale che ha preparato le norme base per il testamento biologico, s'è dimostrata una sciagura. La lettera del signor Buzzi, che faccio mia, ne dà testimonianza. In una precedente legislatura era stata approvata un'altra legge, quella sulla procreazione assistita, ugualmente dettata dalla più angusta ideologia. Questa sulla Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento) sarà peggio. Vero che in un caso e nell'altro si può andare quasi ovunque fuori d'Italia ma, a parte i soldi, un conto è andare per far nascere una vita, uno ben diverso far viaggiare una persona molto malata. Solo l'umiliazione, il peso di una cittadinanza mutilata, è uguale. La discussione in aula avrà un esito che considero scontato. L'orientamento di alcuni cattolici `non adulti' è evidente al di là di ogni ipocrisia. La destra, che non ha grandi idee al riguardo, si allineerà obbediente. Resta, annuncia già il senatore Marino, il referendum abrogativo. Ne diffido. Quando ci fu quello sul divorzio, la campagna era del tipo: «Donne, attente, i vostri mariti vi lasceranno, fuggiranno con le ballerine». Questo sarebbe: «Anziani attenti, i vostri figli vi uccideranno per rubarvi l'eredità», o qualcosa del genere. Troppe sono le persone largamente disinformate sulla elementare posta di libertà in gioco in un paese che di libertà non ne ha mai conosciuta molta. Sarebbe una campagna arretrata, per un paese arretrato.
A chi appartiene la mia vita
di Corrado Augias
Gentile Augias, leggo sgomento che la terribile legge sul testamento biologico proposta dal relatore Calabrò non sarà modificata nelle parti più importanti. Ne deduco che, pur essendo in grado di intendere e di volere, non potrò decidere di sospendere la nutrizione forzata (come se non fosse una cura).
Credo di essere un buon cittadino, ho cominciato presto a lavorare, mi sono pagato gli studi, ho fatto scelte che considero «etiche» (sono vegetariano), mi sono sbattezzato per sentirmi culturalmente libero. Ho sempre pensato di essere padrone di me stesso. Mi rendo invece conto che non lo sono. Non posso decidere, in caso di malattia grave, di morire con dignità. Non posso decidere (o delegare per me qualcuno), in caso di coma irreversibile, di far sospendere l'alimentazione. Allora le chiedo: a chi appartiene la mia vita? Visto che in questo paese non posso decidere di tutelare le mie decisioni, chiedo, apertamente e con forza, alle persone che mi amano di fare di tutto, nel caso finissi come la povera Eluana, per porre fine alla mia esistenza. Non posso accettare che la Chiesa o i politici tengano in pugno la mia vita.
Marino Buzzi aracno76@libero.it
La mossa di sostituire il prof Ignazio Marino con l'ondeggiante Dorina Bianchi nella commissione senatoriale che ha preparato le norme base per il testamento biologico, s'è dimostrata una sciagura. La lettera del signor Buzzi, che faccio mia, ne dà testimonianza. In una precedente legislatura era stata approvata un'altra legge, quella sulla procreazione assistita, ugualmente dettata dalla più angusta ideologia. Questa sulla Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento) sarà peggio. Vero che in un caso e nell'altro si può andare quasi ovunque fuori d'Italia ma, a parte i soldi, un conto è andare per far nascere una vita, uno ben diverso far viaggiare una persona molto malata. Solo l'umiliazione, il peso di una cittadinanza mutilata, è uguale. La discussione in aula avrà un esito che considero scontato. L'orientamento di alcuni cattolici `non adulti' è evidente al di là di ogni ipocrisia. La destra, che non ha grandi idee al riguardo, si allineerà obbediente. Resta, annuncia già il senatore Marino, il referendum abrogativo. Ne diffido. Quando ci fu quello sul divorzio, la campagna era del tipo: «Donne, attente, i vostri mariti vi lasceranno, fuggiranno con le ballerine». Questo sarebbe: «Anziani attenti, i vostri figli vi uccideranno per rubarvi l'eredità», o qualcosa del genere. Troppe sono le persone largamente disinformate sulla elementare posta di libertà in gioco in un paese che di libertà non ne ha mai conosciuta molta. Sarebbe una campagna arretrata, per un paese arretrato.
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