venerdì 7 novembre 2008

Testamento biologico ordine di un giudice

Testamento biologico ordine di un giudice

Il Mattino del 6 novembre 2008, pag. 18

di Luisa Maradei

Un cinquntenne di Modena ha ottenuto dal giudice tutelare Guido Stanzani un decreto che riconosce le sue volontà sul fine vita: «non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico» in caso «di malattia terminale, traumatica cerebrale irreversibile e invalidante» e che «costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione». Nei fatti un vero e proprio testamento biologico, per evitare di replicare una storia come quella di Eluana Englaro.



Nel decreto, infatti, è nominata «amministratore di sostegno» la moglie dell’uomo: è lei la fiduciaria delle sue volontà in caso di malattia terminale. Lo ha deciso lo stesso giudice di Modena che. nel maggio scorso, aveva emesso un decreto simile in materia di testamento biologico per Vincenza Santoro, un’anziana colpita da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Ma quello di ieri è un decreto di svolta: l’uomo, stavolta, è sano.



Nona caso Maria Grazia Scacchetti, l’avvocato che ha assistito il cinquantenne, parla di «decreto illuminato, che apre una procedura» . E che potrebbe rivoluzionare l’intera materia senza attendere che il Parlamento licenzi uno dei tanti disegni di legge sul testamento biologico. La Scacchetti ha ottenuto lo stesso risultato (libertà di decisione sul fine vita) utilizzando la legge Cendon del 2004 che istituisce una nuova figura di tutore (amministratore di sostegno) per i inalati di mente ma anche per quelli che «nel pieno delle loro facoltà sanno che diventeranno incapaci». La Scacchetti ha quindi applicato questa figura al testamento biologico. «Ho aiutato il mio cliente a redigere una scrittura privata, poi autenticata dal notaio, e accolta dal giudice tutelare» spiega l’avvocato. «Se il cinquantenne dovesse cambiare idea - continua può annullare tutto comunicando la sua volontà al giudice tutelare anche per telefono o via sms». E assicura che il sostegno di un legale è superfluo: chiunque potrebbe eventualmente rivolgersi direttamente al giudice tutelare per comunicare le proprie volontà sul fine vita, pagando 158 euro di spese. Il decreto scatena polemiche. Un «no a modalità surrettizie» arriva dal sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella che invita il Parlamento a legiferare velocemente perché «una cosa è la libertà di cura e un altra è il diritto di morire e dobbiamo stare attenti a non sconfinare nel suicidio assistito». E sul ruolo dell’amministratore di sostegno, la Roccella ha «dubbi». Lecita una domanda: serve ancora una legge sul testamento biologico? «La via del decreto è percorribile, ma serve comunque una legge» dice Antonino Forabosco (associazione Luca Coscioni di Modena) e anche Vittoria Franco (Pd) e Chiara Moroni (Pdl) insistono sulla necessità di una legge.



Ma cosa deve fare il medico che si trovi dinanzi un amministratore di sostegno, nominato con decreto del giudice, che gli dica di non procedere ad alcun trattamento terapeutico per il suo assistito malato terminale? Per Amedeo Santosuosso, consigliere di Corte d’Appello a Milano e docente di Diritto e scienze della vita all’Università di Pavia: «Deve astenersi dalle cure, non può rifiutarsi di rispettare queste volontà e, ivi caso di dubbi, potrà rivolgersi al giudice tutelare, anche per garantirsi da eventuali accuse di omissioni di soccorso».

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