Il Messaggero, 10 novembre 2008
Marino: «La legge sul testamento biologico non è rinviabile»
di Anna Maria Sersale
ROMA (10 novembre) - Senatore Marino, in assenza di una legge la magistratura detta le norme, saranno i giudici a decidere se staccare la spina a Eluana. Che cosa ne pensa?
«Da eletto non commento l’operato dei giudici, che rappresentano un potere distinto da quello politico. Però è da quattro legislature che il testamento biologico è all’ordine del giorno nel nostro Parlamento. Questo ritardo è gravissimo. In altri Paesi hanno iniziato a occuparsene un quarto di secolo fa e hanno la legge da tempo». All’intervista risponde Ignazio Marino, senatore del Pd e capogruppo in Commissione sanità, autore di disegni di legge sulla materia.
Gravi ritardi hanno impedito all’Italia di avere una legge.
«Proprio così, ma il problema delle terapie di fine vita non è più rinviabile. Oggi decidono medici e rianimatori, invece occorre una legge che dia garanzie, che rispetti la volontà del singolo. Non può essere lo Stato a decidere, la morte è un fatto personale. Lo ha anche sancito la Corte suprema degli Stati Uniti nel 1987. Non si può non tenere conto di alcune cose fondamentali: da un lato si allunga la vita media, dall’altro aumenta la possibilità di avere tecnologie per supportare funzioni vitali. Ebbene, i padri costituenti nel ’47 definirono il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie. Un concetto avanzatissimo. La Costituzione prevede, con l’articolo 32, la libera scelta sui problemi di salute. Certo, cinque anni prima dell’invenzione del respiratore automatico e 15 anni prima della nutrizione artificiale i padri della Costituzione non sapevano che si può restare in vita senza parlare. Per questo non hanno previsto il consenso esplicito alle cure».
In realtà nessuno può interpretare la volontà di un altro, secondo lei quali sono le garanzie?
«Le volontà per il fine vita devono essere scritte e possibilmente va nominato un fiduciario, io nominerei una persona che mi ama e che io amo e che si prenda la responsabilità di far rispettare la mia volontà. Questo serve quando una persona non ha più una ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva».
Nutrizione e idratazione sono i nodi?
«C’è chi vuole renderle sempre e comunque obbligatorie, ma quando una persona è alimentata artificialmente quella è terapia e per me non può essere obbligatoria. Nè ci può essere una legge che obblighi a infrangere l'alleanza tra medico e paziente».
Marino: «La legge sul testamento biologico non è rinviabile»
di Anna Maria Sersale
ROMA (10 novembre) - Senatore Marino, in assenza di una legge la magistratura detta le norme, saranno i giudici a decidere se staccare la spina a Eluana. Che cosa ne pensa?
«Da eletto non commento l’operato dei giudici, che rappresentano un potere distinto da quello politico. Però è da quattro legislature che il testamento biologico è all’ordine del giorno nel nostro Parlamento. Questo ritardo è gravissimo. In altri Paesi hanno iniziato a occuparsene un quarto di secolo fa e hanno la legge da tempo». All’intervista risponde Ignazio Marino, senatore del Pd e capogruppo in Commissione sanità, autore di disegni di legge sulla materia.
Gravi ritardi hanno impedito all’Italia di avere una legge.
«Proprio così, ma il problema delle terapie di fine vita non è più rinviabile. Oggi decidono medici e rianimatori, invece occorre una legge che dia garanzie, che rispetti la volontà del singolo. Non può essere lo Stato a decidere, la morte è un fatto personale. Lo ha anche sancito la Corte suprema degli Stati Uniti nel 1987. Non si può non tenere conto di alcune cose fondamentali: da un lato si allunga la vita media, dall’altro aumenta la possibilità di avere tecnologie per supportare funzioni vitali. Ebbene, i padri costituenti nel ’47 definirono il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie. Un concetto avanzatissimo. La Costituzione prevede, con l’articolo 32, la libera scelta sui problemi di salute. Certo, cinque anni prima dell’invenzione del respiratore automatico e 15 anni prima della nutrizione artificiale i padri della Costituzione non sapevano che si può restare in vita senza parlare. Per questo non hanno previsto il consenso esplicito alle cure».
In realtà nessuno può interpretare la volontà di un altro, secondo lei quali sono le garanzie?
«Le volontà per il fine vita devono essere scritte e possibilmente va nominato un fiduciario, io nominerei una persona che mi ama e che io amo e che si prenda la responsabilità di far rispettare la mia volontà. Questo serve quando una persona non ha più una ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva».
Nutrizione e idratazione sono i nodi?
«C’è chi vuole renderle sempre e comunque obbligatorie, ma quando una persona è alimentata artificialmente quella è terapia e per me non può essere obbligatoria. Nè ci può essere una legge che obblighi a infrangere l'alleanza tra medico e paziente».
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