Testamento biologico, la sfida del X municipio
La Repubblica - ed. Roma del 14 novembre 2008, pag. 9
di Renata Mambelli
Sarà i1X Municipio il primo a Roma a dotarsi di un registro che raccolga i testamenti biologici dei cittadini. La decisione è stata annunciata ieri dal presidente Sandro Medici. Il registro certificherà il desiderio di chi firma questo testamento di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione sul trattamento sanitario di fine vita. In particolare servirà come prova, contro eventuali contestazioni, della volontà di chi si è registrato di non essere sottoposto a ventilazione o alimentazione forzata nel caso di una malattia o di un incidente che comporti lo stato vegetativo.
Spiega Sandro Medici: «L’idea è nata circa una settimana fa durante un convegno organizzato da Mina Welby e al quale ha partecipato anche il senatore del Pd Ignazio Marino, primo firmatario del disegno di legge sul testamento biologico, attualmente fermo in parlamento. Ci siamo chiesti come si potesse riuscire a prevenire, in mancanza di una legge dello Stato, situazioni terribili come quella in cui si sono trovati Eluana Engaro e la sua famiglia». Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, al quale fu staccata la macchina che lo teneva invita dopo unalunga battaglia, è delegata dei diritti civili al X Municipio. Ed è stata lei che ha avanzato l’idea di un registro municipale.
«Abbiamo pensato», continua Medici, «che sarebbe stato utile un registro in cui venissero raccolte, su base volontaria, le intenzioni di chi non vuole essere tenuto in vita a forza. Ho cercato di controllare se ci fosse l’opportunità di crearlo. Non ho trovato nessun impedimento. E allora, in base al principio che quello che non è proibito è consentito, abbiamo deciso di creare questo registro». Il valore del registro dei testamenti biologici, spiega Medici, è che si tratta di una certificazione provata della volontà del malato, un atto che ha valore pubblico. «Nel caso Englaro, ad esempio, qualcuno ha messo in dubbio la validità della motivazione portata dai familiari, e cioè che Eluana non voleva essere tenuta in vita attraverso la ventilazione e l’alimentazione forzata, perché non c’era un documento che provasse la sua volontà. Col registro dei testamenti biologici questo non potrà accadere».
Nel testo che rappresenterà le volontà di chi lo sottoscrive di esercitare il diritto all’autodeterminazione sul trattamento sanitario sarà specificato che non si intende essere sottoposti a tutte quelle forme di assistenza sanitaria, come appunto la ventilazione e l’alimentazione forzata, che permettono di tenere in vita il paziente oltre i limiti naturali. Si tratta quindi di un documento molto esplicito, che non lascia spazio a dubbi e che avrà valore di certificazione.
L’iter per l’attuazione di questo nuovo strumento amministrativo prevede la presentazione di una delibera su questa materia, che sarà sottoposta al voto del consiglio municipale. «È lo stesso iter», spiega Medici, «che abbiamo percorso per l’altro registro che abbiamo creato nei nostri uffici anagrafici, quello delle unioni civili. Anche in questo caso il X Municipio è un apripista». Perché Medici ha, come dice, « una piccola ambizione», quella cioè che quest’idea divenga un modello e possa essere applicata anche in altri Municipi del territorio. «Il registro», conclude Medici, «non nasce per alimentare contrapposizioni politiche, ma più semplicemente per mettere a disposizione del territorio un nuovo servizio sociale e offrire a chi desidera utilizzarlo un piccolo ambito di democrazia».
La Repubblica - ed. Roma del 14 novembre 2008, pag. 9
di Renata Mambelli
Sarà i1X Municipio il primo a Roma a dotarsi di un registro che raccolga i testamenti biologici dei cittadini. La decisione è stata annunciata ieri dal presidente Sandro Medici. Il registro certificherà il desiderio di chi firma questo testamento di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione sul trattamento sanitario di fine vita. In particolare servirà come prova, contro eventuali contestazioni, della volontà di chi si è registrato di non essere sottoposto a ventilazione o alimentazione forzata nel caso di una malattia o di un incidente che comporti lo stato vegetativo.
Spiega Sandro Medici: «L’idea è nata circa una settimana fa durante un convegno organizzato da Mina Welby e al quale ha partecipato anche il senatore del Pd Ignazio Marino, primo firmatario del disegno di legge sul testamento biologico, attualmente fermo in parlamento. Ci siamo chiesti come si potesse riuscire a prevenire, in mancanza di una legge dello Stato, situazioni terribili come quella in cui si sono trovati Eluana Engaro e la sua famiglia». Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, al quale fu staccata la macchina che lo teneva invita dopo unalunga battaglia, è delegata dei diritti civili al X Municipio. Ed è stata lei che ha avanzato l’idea di un registro municipale.
«Abbiamo pensato», continua Medici, «che sarebbe stato utile un registro in cui venissero raccolte, su base volontaria, le intenzioni di chi non vuole essere tenuto in vita a forza. Ho cercato di controllare se ci fosse l’opportunità di crearlo. Non ho trovato nessun impedimento. E allora, in base al principio che quello che non è proibito è consentito, abbiamo deciso di creare questo registro». Il valore del registro dei testamenti biologici, spiega Medici, è che si tratta di una certificazione provata della volontà del malato, un atto che ha valore pubblico. «Nel caso Englaro, ad esempio, qualcuno ha messo in dubbio la validità della motivazione portata dai familiari, e cioè che Eluana non voleva essere tenuta in vita attraverso la ventilazione e l’alimentazione forzata, perché non c’era un documento che provasse la sua volontà. Col registro dei testamenti biologici questo non potrà accadere».
Nel testo che rappresenterà le volontà di chi lo sottoscrive di esercitare il diritto all’autodeterminazione sul trattamento sanitario sarà specificato che non si intende essere sottoposti a tutte quelle forme di assistenza sanitaria, come appunto la ventilazione e l’alimentazione forzata, che permettono di tenere in vita il paziente oltre i limiti naturali. Si tratta quindi di un documento molto esplicito, che non lascia spazio a dubbi e che avrà valore di certificazione.
L’iter per l’attuazione di questo nuovo strumento amministrativo prevede la presentazione di una delibera su questa materia, che sarà sottoposta al voto del consiglio municipale. «È lo stesso iter», spiega Medici, «che abbiamo percorso per l’altro registro che abbiamo creato nei nostri uffici anagrafici, quello delle unioni civili. Anche in questo caso il X Municipio è un apripista». Perché Medici ha, come dice, « una piccola ambizione», quella cioè che quest’idea divenga un modello e possa essere applicata anche in altri Municipi del territorio. «Il registro», conclude Medici, «non nasce per alimentare contrapposizioni politiche, ma più semplicemente per mettere a disposizione del territorio un nuovo servizio sociale e offrire a chi desidera utilizzarlo un piccolo ambito di democrazia».
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