Gazzetta di Mantova
Il giudice: "Sì al testamento biologico", è la prima sentenza in Italia
La sentenza del giudice Guido Stanzani segna una svolta in Italia
di Pier Luigi Salinaro
Il giudice tutelare del tribunale di Modena, Guido Stanzani, ha depositato ieri il decreto con il quale ha accolto la richiesta di un uomo che, ancora in ottime condizioni di salute, chiedeva, in caso di malattia invalidante, di nominare la moglie “proprio amministratore di sostegno”, vale a dire “garante delle sue volontà di fine vita”.
In sostanza il giudice gli ha concesso “in caso di malattia terminale o irreversibile”, di “non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico”. La sentenza del giudice Stanzani, la prima in Italia di questo tipo, apre la strada al “testamento biologico”.
Il decreto depositato ieri mattina dal giudice tutelare Guido Stanzani rappresenta una vera e propria rivoluzione in materia. Concede, infatti, ad una persona perfettamente sana di esercitare un diritto primario, quello di pretendere, in caso di malattia o infortunio, il rispetto delle disposizioni terapeutiche in precedenza scelte.
Dunque in caso di malattia invalidante, nello specifico, sarà la moglie, nominata con atto notorio amministratrice di sostegno, a decidere quali terapie salvavita adottare per conto del marito. In sostanza, siccome le volontà dell’uomo sono quelle di non essere sottoposto a terapie che in ogni caso non porterebbero alla propria guarigione, sarà la moglie, decreto alla mano, ad intimare lo “stop”� alle cure e a negare il consenso ai sanitari a praticare alla persona trattamento terapeutico alcuno e, in specifico - precisa il giudice Stanzani - “rianimazione cardiopolmonare, dialisi, trasfusioni di sangue, terapie antibiotiche, ventilazione”.
Ma il giudice va oltre nella sua capillare analisi della situazione fisica in cui potrebbe venirsi a trovare la persona e richiamando “ i sanitari all’obbligo di prestare alla persona, ai fini di lenimento delle sofferenze, le cure palliative più efficaci, compreso l’utilizzo di farmaci oppiacei”, dà mandato alla moglie di negare agli stessi sanitari “l’idratazione e l’alimentazione forzata e artificiale”.
Quest’ultima precisazione si ricollega ad una vicenda da mesi d’a ttualità, quella di Eluana Englaro, in coma irreversibile da anni, tenuta in vita vegetativa giusto attraverso idratazione, alimentazione forzate ed artificiale. Il decreto firmato dal giudice Stanzani, potrà, forse, fornire soluzione anche a questo caso.
La vicenda giudiziaria modenese, che ha portato alla clamorosa quanto inattesa - in particolare nei termini - decisione, ha avuto inizio lo scorso giugno, quando un libero professionista modenese di 50 anni, noto in città, ma con l’intenzione di preservare l’ anonimato, si è rivolto all’avvocato Maria Grazia Scacchetti per trovare una soluzione a quello che è tuttora un vuoto normativo: la possibilità di accettare o rifiutare una terapia quando, di fatto, non si è più nelle condizioni di intendere e di volere. Il modenese ha seguito l’iter previsto dalla legge sull’amministratore di sostegno. E’ stata redatta una scrittura privata in cui il beneficiario indicava nella moglie e, in subordine, nella figlia, il proprio amministratore di sostegno.
La scrittura è stata poi autenticata dal notaio Giorgio Cariani, dopo che quattro colleghi prima di lui si erano rifiutati di farlo. Accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Scacchetti, ieri il giudice tutelare ha consegnato nelle mani del modenese un documento che non può essere impugnato e che certifica, a futura memoria, le proprie “volontà biologiche”.
(06 novembre 2008)
Il giudice: "Sì al testamento biologico", è la prima sentenza in Italia
La sentenza del giudice Guido Stanzani segna una svolta in Italia
di Pier Luigi Salinaro
Il giudice tutelare del tribunale di Modena, Guido Stanzani, ha depositato ieri il decreto con il quale ha accolto la richiesta di un uomo che, ancora in ottime condizioni di salute, chiedeva, in caso di malattia invalidante, di nominare la moglie “proprio amministratore di sostegno”, vale a dire “garante delle sue volontà di fine vita”.
In sostanza il giudice gli ha concesso “in caso di malattia terminale o irreversibile”, di “non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico”. La sentenza del giudice Stanzani, la prima in Italia di questo tipo, apre la strada al “testamento biologico”.
Il decreto depositato ieri mattina dal giudice tutelare Guido Stanzani rappresenta una vera e propria rivoluzione in materia. Concede, infatti, ad una persona perfettamente sana di esercitare un diritto primario, quello di pretendere, in caso di malattia o infortunio, il rispetto delle disposizioni terapeutiche in precedenza scelte.
Dunque in caso di malattia invalidante, nello specifico, sarà la moglie, nominata con atto notorio amministratrice di sostegno, a decidere quali terapie salvavita adottare per conto del marito. In sostanza, siccome le volontà dell’uomo sono quelle di non essere sottoposto a terapie che in ogni caso non porterebbero alla propria guarigione, sarà la moglie, decreto alla mano, ad intimare lo “stop”� alle cure e a negare il consenso ai sanitari a praticare alla persona trattamento terapeutico alcuno e, in specifico - precisa il giudice Stanzani - “rianimazione cardiopolmonare, dialisi, trasfusioni di sangue, terapie antibiotiche, ventilazione”.
Ma il giudice va oltre nella sua capillare analisi della situazione fisica in cui potrebbe venirsi a trovare la persona e richiamando “ i sanitari all’obbligo di prestare alla persona, ai fini di lenimento delle sofferenze, le cure palliative più efficaci, compreso l’utilizzo di farmaci oppiacei”, dà mandato alla moglie di negare agli stessi sanitari “l’idratazione e l’alimentazione forzata e artificiale”.
Quest’ultima precisazione si ricollega ad una vicenda da mesi d’a ttualità, quella di Eluana Englaro, in coma irreversibile da anni, tenuta in vita vegetativa giusto attraverso idratazione, alimentazione forzate ed artificiale. Il decreto firmato dal giudice Stanzani, potrà, forse, fornire soluzione anche a questo caso.
La vicenda giudiziaria modenese, che ha portato alla clamorosa quanto inattesa - in particolare nei termini - decisione, ha avuto inizio lo scorso giugno, quando un libero professionista modenese di 50 anni, noto in città, ma con l’intenzione di preservare l’ anonimato, si è rivolto all’avvocato Maria Grazia Scacchetti per trovare una soluzione a quello che è tuttora un vuoto normativo: la possibilità di accettare o rifiutare una terapia quando, di fatto, non si è più nelle condizioni di intendere e di volere. Il modenese ha seguito l’iter previsto dalla legge sull’amministratore di sostegno. E’ stata redatta una scrittura privata in cui il beneficiario indicava nella moglie e, in subordine, nella figlia, il proprio amministratore di sostegno.
La scrittura è stata poi autenticata dal notaio Giorgio Cariani, dopo che quattro colleghi prima di lui si erano rifiutati di farlo. Accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Scacchetti, ieri il giudice tutelare ha consegnato nelle mani del modenese un documento che non può essere impugnato e che certifica, a futura memoria, le proprie “volontà biologiche”.
(06 novembre 2008)
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