"Rispetterò il patto di sangue con mia figlia Eluana"
La Repubblica del 19 gennaio 2009, pag. 14
di Piero Colaprico
«Quanto è successo a Eluana, è successo in Italia. E quindi in Italia avrà fine», dice papà Beppino Englaro. Sono le 19.15 ed ha appena ricevuto un fascio di diciassette rose rosa, portato dai radicali di Marco Cappato, da Silvio Viale e dai socialisti del Ps, capitanati da Riccardo Nencini: una per ogni anno di stato vegetativo di sua figlia. Le porterà nella camera della clinica delle suore Misericordine, anche se il profumo non arriverà mai alla destinataria del regalo: «È un anniversario che speravo di non vivere, ma so che Eluana avrebbe detto grazie a tutti. Prima o poi arriveremo all’epilogo che lei avrebbe voluto, il clima sta cambiando, e tra noi c’era un patto di sangue, che sarà rispettato». Non è uno che molla. «Nella legalità all’interno della società, noi andremo avanti», dice, mentre aspetta la fiaccolata per la libertà di Eluana (trecento persone ieri a Lecco) in compagnia di Elena Nave, che insieme a lui ha scritto il libro sulla sua vicenda, e del neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha visitato nel pomeriggio la paziente.
Perla prima volta, ieri mattina, ha speso una parola su questo caso che sconcerta largamente l’opinione pubblica Walter Veltroni, segretario del Pd: «Penso che il ministro Sacconi debba dare delle spiegazioni al Paese. È del tutta legittimo che il governo esprima il suo punto di vista, anche se ci sono delle sentenze della magistratura. Non è possibile però che un ministro dica ad un ospedale: "Se fate questo noi vi facciamo delle ritorsioni di carattere amministrativo". Questo in un paese democratico non esiste». Veltroni era nella provincia catanese e «al di là del giudizio di merito», sul quale non si è pronunciato, non ha usato perifrasi: «Si tratterebbe di una cosa molto grave», se corrispondesse al vero ciò che la magistratura romana vorrebbe accertare, e cioè che Maurizio Sacconi, dalla sua influente poltrona del Welfare, avrebbe «esercitato pressioni nei confronti di una Regione minacciando interventi di carattere amministrativo a fronte di una decisione che doveva essere presa da istituti ospedalieri». Anche Marco Pannella da domani trasforma lo sciopero della sete in sciopero della fame, in nome degli Englaro e degli spazi giornalistici nella Rai.
Parte del Pdl difende invece a spada tratta Sacconi, mentre una Regione come l’Emilia Romagna è scesa in campo, dichiarando la palese divergenza d’opinioni con il ministro forzista. E un funzionario importante, Marcello Tonini, direttore generale dell’Ausl di Rimini, ha offerto un’apertura sinora mai registrata: «La scelta del luogo di cura e assistenza per un paziente appartiene alla libera valutazione del cittadino e noi come nostra consuetudine, ci atterremo alla legge».
Sino a questa mattina, però, contatti non ne sono stati presi. Se si aprono spiragli concreti, Englaro li accetterà, in nome e per conto di Eluana, senza occuparsi troppo dei (parole sue) «deliri umani, giuridici e politici» che sinora lo hanno ostacolato.
La Repubblica del 19 gennaio 2009, pag. 14
di Piero Colaprico
«Quanto è successo a Eluana, è successo in Italia. E quindi in Italia avrà fine», dice papà Beppino Englaro. Sono le 19.15 ed ha appena ricevuto un fascio di diciassette rose rosa, portato dai radicali di Marco Cappato, da Silvio Viale e dai socialisti del Ps, capitanati da Riccardo Nencini: una per ogni anno di stato vegetativo di sua figlia. Le porterà nella camera della clinica delle suore Misericordine, anche se il profumo non arriverà mai alla destinataria del regalo: «È un anniversario che speravo di non vivere, ma so che Eluana avrebbe detto grazie a tutti. Prima o poi arriveremo all’epilogo che lei avrebbe voluto, il clima sta cambiando, e tra noi c’era un patto di sangue, che sarà rispettato». Non è uno che molla. «Nella legalità all’interno della società, noi andremo avanti», dice, mentre aspetta la fiaccolata per la libertà di Eluana (trecento persone ieri a Lecco) in compagnia di Elena Nave, che insieme a lui ha scritto il libro sulla sua vicenda, e del neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha visitato nel pomeriggio la paziente.
Perla prima volta, ieri mattina, ha speso una parola su questo caso che sconcerta largamente l’opinione pubblica Walter Veltroni, segretario del Pd: «Penso che il ministro Sacconi debba dare delle spiegazioni al Paese. È del tutta legittimo che il governo esprima il suo punto di vista, anche se ci sono delle sentenze della magistratura. Non è possibile però che un ministro dica ad un ospedale: "Se fate questo noi vi facciamo delle ritorsioni di carattere amministrativo". Questo in un paese democratico non esiste». Veltroni era nella provincia catanese e «al di là del giudizio di merito», sul quale non si è pronunciato, non ha usato perifrasi: «Si tratterebbe di una cosa molto grave», se corrispondesse al vero ciò che la magistratura romana vorrebbe accertare, e cioè che Maurizio Sacconi, dalla sua influente poltrona del Welfare, avrebbe «esercitato pressioni nei confronti di una Regione minacciando interventi di carattere amministrativo a fronte di una decisione che doveva essere presa da istituti ospedalieri». Anche Marco Pannella da domani trasforma lo sciopero della sete in sciopero della fame, in nome degli Englaro e degli spazi giornalistici nella Rai.
Parte del Pdl difende invece a spada tratta Sacconi, mentre una Regione come l’Emilia Romagna è scesa in campo, dichiarando la palese divergenza d’opinioni con il ministro forzista. E un funzionario importante, Marcello Tonini, direttore generale dell’Ausl di Rimini, ha offerto un’apertura sinora mai registrata: «La scelta del luogo di cura e assistenza per un paziente appartiene alla libera valutazione del cittadino e noi come nostra consuetudine, ci atterremo alla legge».
Sino a questa mattina, però, contatti non ne sono stati presi. Se si aprono spiragli concreti, Englaro li accetterà, in nome e per conto di Eluana, senza occuparsi troppo dei (parole sue) «deliri umani, giuridici e politici» che sinora lo hanno ostacolato.
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