domenica 25 gennaio 2009

"Non è il paese degli ayatollah" Eluana, la Bresso attacca Poletto

La Repubblica 23.1.09
"Non è il paese degli ayatollah" Eluana, la Bresso attacca Poletto
Piemonte, nuovo scontro. Sacconi: campagna ideologica
Per chi crede in Dio le sue leggi prevalgono su quelle dell’uomo
di Marco Trabucco

TORINO - «Non viviamo in un repubblica di ayatollah, nella quale il diritto religioso fa premio sul diritto civile». Nella vicenda di Eluana Englaro, Mercedes Bresso non fa passi indietro. Prima replica all´arcivescovo di Torino, Severino Poletto che aveva detto che la legge di Dio è superiore a quella dell´uomo e invitato i medici all´obiezione di coscienza: «Credo sia un errore per la Chiesa entrare a gamba tesa su una materia delicata in cui dovrebbe essere più madre che maestra. Si possono richiamare i credenti, ma i diktat li fanno gli Stati a guida religiosa». Poi costringe il ministro Sacconi a rispiegare, in una lunga nota, il perché del suo no alla sentenza della Cassazione e incassa il silenzio imbarazzato di Berlusconi e la solidarietà di centinaia di simpatizzanti su facebook e sul suo blog.
Non riesce però a trascinarsi dietro un Pd, ancora una volta dilaniato dai contrasti tra laici e cattolici. Se mercoledì il concittadino Sergio Chiamparino le aveva dato appoggio incondizionato, meno entusiasta è sembrato ieri quello di Walter Veltroni: «Nel caso di Eluana, meno entra la politica, meglio è - ha detto il segretario dei Democratici - c´è una sentenza e quindi il governo in primo luogo, ma la politica in generale devono avere rispetto di una procedura di carattere legale che ha anche risvolti umani». Parole per cui è stata necessaria, qualche minuto dopo, una precisazione: «La presidente Bresso sta facendo ciò che è giusto, garantendo l´autonomia delle strutture sanitarie rispetto a forme di pressione politica. L´importante è che non ci siano strumentalizzazioni da parte dei partiti». Non ha usato mezzi termini invece, per criticarla, Gianfranco Morgando, segretario del Pd piemontese che ha aggiunto le sue parole a quelle dei tanti altri cattolici (da Rosi Bindi a Luigi Bobba) che nei giorni scorsi avevano già detto no Bresso. Un vero anatema è però quello di Luigi Amicone, direttore della rivista cattolica Tempi: «Scusi, signora Bresso, - scrive - ma di quale diritto religioso e ayatollah stiamo parlando? Non si fanno morire così, per fame e per sete, come si vorrebbe far morire quella ragazza, nemmeno i cavalli. Se la morte di Eluana troverà casa in Piemonte, sarà grazie al suo volenteroso presidente». Bresso non si scompone: «Sull´obiezione sono d´accordo con il cardinal Poletto: nel nostro paese è consentita solo per l´interruzione di gravidanza, ma è evidente che va rispettata anche in un caso del genere. Nessuno può essere obbligato a fare qualcosa se ritiene di non poterlo fare. Però penso sia altrettanto disumano pretendere che una persona che è in stato vegetativo debba essere tenuta artificialmente in vita con strazio della famiglia». L´ultima replica è a Maurizio Sacconi, il ministro del Welfare che in una nota aveva rispiegato il suo no agli Englaro: «La sentenza della Cassazione - aveva scritto Sacconi - ha efficacia solo nel caso specifico e attribuisce una mera facoltà al tutore di Eluana, ma non dispone obblighi per le strutture del servizio sanitario nazionale. Non siamo noi ad aver fatto un´ingerenza politica, semmai l´ha fatta Bresso». «Se dico che non ci tireremmo indietro di fronte a una richiesta degli Englaro - risponde la presidente del Piemonte - è perché abbiamo accertato la disponibilità delle nostre strutture. Proprio a loro si rivolgerà la famiglia, se lo riterrà un eventuale accordo non deve passare attraverso di noi. E in ogni caso garantiremo l´assoluto riserbo».

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