martedì 6 gennaio 2009

Il cittadino e la volontà di Eluana

Il cittadino e la volontà di Eluana
L'Unità del 6 gennaio 2009, pag. 37

di Paolo Flores d'Arcais

«Sia fatta la volontà di Eluana» o «sia fatta la volontà di Dio»? Tra queste due possibilità si tratta di scegliere, al di là di questo singolo e terribile caso, mettendo al posto di Eluana il nome di un qualsiasi cittadino, per legiferare. Risulta infatti ormai evidente come la prima linea delle obiezioni clericali (la volontà di Eluana non è stata accertata oltre ogni ragionevole dubbio) fosse poco più di un pretesto. Fosse stata anche messa per iscritto, filmata, certificata presso un notaio, l’ostilità clericale alla decisione dei magistrati sarebbe restata tale e quale.



La volontà del cittadino o la volontà di Dio? Questa, e nessun’altra, è la decisione che si deve prendere. In uno Stato laico la risposta dovrebbe suonare ovvia. La volontà di Dio sì esprime sempre e solo attraverso la voce di un uomo, la volontà finitamente umana di chi pretende di parlare in Suo nome, e ha un significato solo per il credente e non può vincolare che lui, e del resto è diversa quanto diversi sono i gruppi dì credenti a la loro ermeneutica della volontà divina. I cristiani valdesi ammettono il diritto all’eutanasia, e altrettanto fanno cristiani cattolici come Hans Kung, Giovanni Franzoni e tantissimi altri.



La Costituzione italiana, non a caso, stabilisce che è diritto di ogni cittadino rifiutare qualsiasi genere di cure, anche se tale rifiuto porta a morte certa, e ripetute sentenze della magistratura, fino alla Cassazione, hanno ormai sistematicamente applicato il principio. La giaculatoria ricorrente, secondo cui la vita è un bene "indisponibile", è solo l’ultimo sotterfugio con cui si tenta colpevolmente di rovesciare il dettato costituzionale. Applicare o togliere una macchina, senza la quale la vita cesserebbe, è sempre una decisione, che verrà perciò presa da qualcuno. La decisione, e la vita, è sempre e comunque, perciò, nella disponibilità di qualcuno, ci si trovi di fronte al malato terminale o al neonato che abbandonato alla "natura" non sopravviverebbe. Perciò, se la tua vita non è nella tua disponibilità, caro lettore (adulto e titolare dei diritti di cittadino), sarà inevitabilmente nella disponibilità di qualcun altro, essere umano finito e fallibile come te.



Qui si tratta semplicemente di decidere tra libertà democratiche e pretese di teocrazia. Se l’oltranzismo clericale arriverà alla dismisura di voler davvero imporre per legge, a tutti, la loro morale di fine vita, e non ci fosse una Corte Costituzionale capace di abrogare un così inqualificabile tentativo di restaurazione teocratica, bisognerà che tutti i cittadini democratici si sentano fin d’ora mobilitati al referendum.

NOTE

direttore di Micromega
Nei siti www.unita.it e www.micromega.net è possibile leggere la versione integrale di questo articolo.

Nessun commento: