martedì 27 gennaio 2009

Eluana, il Tar dice sì al padre e sconfessa la linea Formigoni

Eluana, il Tar dice sì al padre e sconfessa la linea Formigoni

L'Unità del 27 gennaio 2009, pag. 9

di Federica Fantozzi

Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso di Beppino Englaro, padre e tutore di Eluana, annullando il provvedimento con cui la Regione Lombardia ha finora impedito a tutto il suo personale sanitario di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali alla giovane donna in coma da 17 anni. Una sentenza durissima che ritiene le strutture pubbliche e private obbligate a ricoverare la paziente, impone alla Regione di attivarsi per individuare la struttura idonea, e derubrica la circolare del ministro Sacconi ad atto «autorevole ma inidoneo». E nei prossimi giorni la clinica "La Quiete" di Udine concluderà le sue verifiche e deciderà se - come al momento sembra probabile - ricoverare Eluana. Resta la destinazione privilegiata sebbene in queste ore altre strutture, friulane e non, si stiano facendo avanti. Poche parole da Englaro: «Sono soddisfatto, la decisione conferma le nostre ragioni e l’illegittimità dell’atto della Regione». L’avvocato Vittorio Angiolini: «Finito il tempo della stravaganza politica, comincia quello del diritto. Adesso la Lombardia dovrà indicare una struttura sanitaria idonea». Non è esclusa l’extrema ratio della nomina di un commissario per l’esecuzione forzata. Da parte sua, il governatore lombardo Formigoni accusa il colpo: la giunta valuterà oggi «un eventuale ricorso» al consiglio di Stato. Soppesando i danni politici della prospettiva di una seconda sconfessione da parte dei giudici amministrativi. Intanto l’esponente ciellino si sfoga: «Strabiliante decidere della vita e morte per via amministrativa». Anche Sacconi si dice «non rassegnato» e auspica il ricorso. Giovedì scorso a Milano c’era stata l’udienza al Tar contro il veto di Formigoni. Su richiesta dei ricorrenti i giudici hanno emesso sentenza con giudizio breve. E suona come uno schiaffo per chi si è rifiutato di applicare la sentenza della Cassazione favorevole al distacco del sondino: Al diritto costituzionale di rifiutare le cure, come descritto dalla Suprema Corte, è un diritto di libertà assoluto che si impone erga omnes, nei confronti di chiunque intrattenga con l’ammalato il rapporto di cura, non importa se operante all’interno di una struttura sanitaria pubblica o privata».



SANITÀ LOMBARDA

Non solo dunque la sanità lombarda non può esimersi dal ricoverare la ragazza, ma «dovrà indicare la struttura dotata dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, tale da renderla confacente agli interventi e alle prestazioni strumentali all’esercizio della libertà costituzionale di rifiutare le cure, onde evitare» ai familiari la fatica «di indagare in prima persona». Il Tar ne ha anche per la circolare di Sacconi: «Convincimento autorevole ma inidoneo a intaccare il quadro del diritto oggettivo» derivante dalle sentenze sulla vicenda. Tanto più che la convenzione Onu sui diritti dei disabili «non contraddice affatto il diritto al rifiuto delle cure». Un passaggio che, insieme all’obbligo di sottostare a questo quadro per le strutture tanto private quanto pubbliche, risolve non pochi problemi ai vertici della clinica udinese. Da ultimo, il Tar osserva che dall’ottobre 2007 il Parlamento «non ha assunto alcuna iniziativa per sconfessare» la Cassazione limitandosi a due conflitti di attribuzione dichiarati entrambi inammissibili. E dunque, giocoforza, il contesto normativo è affidato ai tribunali. Per la famiglia Englaro è l’ultimo capitolo, vittorioso, di una personale vicenda dolorosa che la politica non ha voluto rispettare. La curatrice Franca Alessio chiede che finalmente tacciano «le intromissioni indebite» confermando che per ora continueranno le trattative con Udine. Si dice «confortata» la presidente del Piemonte Mercedes Bresso che ha aperto a Eluana le porte della sua regione. «La magistratura si conferma sensibile al diritto e alla misericordia» commenta Maria Antonietta Coscioni.

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