Testamento biologico la Cei detta la linea
L'Unità del 27 gennaio 2009, pag. 9
di Luca Landò
Camera con vista. È il film che andrà in onda oggi al Senato quando si aprirà il dibattito sul testamento biologico. La "camera" è quella in cui si riunirà la Commissione Sanità che esaminerà una decina di proposte di legge sulle dichiarazioni di fine vita, la "vista" quella attenta della Cei che ieri, per bocca del cardinale Bagnasco, ha indicato i paletti entro cui vorrebbe che la nuova legge si muovesse. O forse arenasse. Lo ha scritto ieri Umberto Veronesi: «A un passo dall’approvazione di una legge auspicata fortemente da chi crede nei diritti della persona, si profila il rischio che venga approvata una legge che invece calpesta e nega tali diritti». Se il diavolo si nasconde nei dettagli, con buona pace del cardinale, quella che rischia di venire approvata è una legge diabolica. Il punto non è la necessità di una norma sul testamento biologico (che tutti, a parole, dicono di volere): la questione è la parte che riguarda la nutrizione e l’idratazione artificiale, quelle che da 17 anni tengono in vita Eluana Englaro in una condizione di stato vegetativo permanente. Secondo Bagnasco (e con lui tutta la maggioranza e gli esponenti teodem del Pd) non si tratterebbe di interventi medici ma di trattamenti vitali che, come tali, non possono essere interrotti o negati. Quello a cui si potrebbe rinunciare, dice Bagnasco, è l’accanimento terapeutico, cioé l’uso eccessivo di pratiche medico-farmacologiche. Diverso il parere di medici e scienziati (e di gran parte dell’opposizione) secondo i quali nutrizione e idratazione artificiali sono trattamenti medici a cui applicare i limiti stabiliti per l’accanimento terapeutico. «L’alimentazione artificiale non è una centrifuga di carote: è una delicato mix di sostanze (proteine, vitamine e quant’altro) che richiede una regolare ricetta medica», dice Ignazio Marino, chirurgo e firmatario, come senatore Pd, di una proposta di legge sul testamento biologico. «L’introduzione di queste sostanze avviene tramite un sondino immesso da un medico e collegato ad una macchina, la nutri-pump, che ne controlla la lenta ma costante distribuzione». Insomma, un misto di tecnologia e farmacologia che nulla ha a che fare con il concetto di acqua e cibo, ma molto, forse tutto, con le più moderne pratiche mediche. Veronesi non ha dubbi: piuttosto che una legge come quella voluta dalla maggioranza (e da Bagnasco) meglio non fare nulla. Anche perché, come ha detto all’Unità il costituzionalista Federico Sorrentino, si rischia di insultare più volte la Costituzione: art. 32 (nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario), art. 13 (la libertà personale è inviolabile, art. 3 (tutti i cittadini hanno pari dignità). Tre violazioni in un colpo solo: non male come legge.
L'Unità del 27 gennaio 2009, pag. 9
di Luca Landò
Camera con vista. È il film che andrà in onda oggi al Senato quando si aprirà il dibattito sul testamento biologico. La "camera" è quella in cui si riunirà la Commissione Sanità che esaminerà una decina di proposte di legge sulle dichiarazioni di fine vita, la "vista" quella attenta della Cei che ieri, per bocca del cardinale Bagnasco, ha indicato i paletti entro cui vorrebbe che la nuova legge si muovesse. O forse arenasse. Lo ha scritto ieri Umberto Veronesi: «A un passo dall’approvazione di una legge auspicata fortemente da chi crede nei diritti della persona, si profila il rischio che venga approvata una legge che invece calpesta e nega tali diritti». Se il diavolo si nasconde nei dettagli, con buona pace del cardinale, quella che rischia di venire approvata è una legge diabolica. Il punto non è la necessità di una norma sul testamento biologico (che tutti, a parole, dicono di volere): la questione è la parte che riguarda la nutrizione e l’idratazione artificiale, quelle che da 17 anni tengono in vita Eluana Englaro in una condizione di stato vegetativo permanente. Secondo Bagnasco (e con lui tutta la maggioranza e gli esponenti teodem del Pd) non si tratterebbe di interventi medici ma di trattamenti vitali che, come tali, non possono essere interrotti o negati. Quello a cui si potrebbe rinunciare, dice Bagnasco, è l’accanimento terapeutico, cioé l’uso eccessivo di pratiche medico-farmacologiche. Diverso il parere di medici e scienziati (e di gran parte dell’opposizione) secondo i quali nutrizione e idratazione artificiali sono trattamenti medici a cui applicare i limiti stabiliti per l’accanimento terapeutico. «L’alimentazione artificiale non è una centrifuga di carote: è una delicato mix di sostanze (proteine, vitamine e quant’altro) che richiede una regolare ricetta medica», dice Ignazio Marino, chirurgo e firmatario, come senatore Pd, di una proposta di legge sul testamento biologico. «L’introduzione di queste sostanze avviene tramite un sondino immesso da un medico e collegato ad una macchina, la nutri-pump, che ne controlla la lenta ma costante distribuzione». Insomma, un misto di tecnologia e farmacologia che nulla ha a che fare con il concetto di acqua e cibo, ma molto, forse tutto, con le più moderne pratiche mediche. Veronesi non ha dubbi: piuttosto che una legge come quella voluta dalla maggioranza (e da Bagnasco) meglio non fare nulla. Anche perché, come ha detto all’Unità il costituzionalista Federico Sorrentino, si rischia di insultare più volte la Costituzione: art. 32 (nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario), art. 13 (la libertà personale è inviolabile, art. 3 (tutti i cittadini hanno pari dignità). Tre violazioni in un colpo solo: non male come legge.