il Fatto 21.11.10
Per il governo non si può morire in pace
Dichiarati “illegittimi” i registri comunali con le volontà dei cittadini
di Roberta Zunini
La settimana si è aperta con la critica di Avvenire a Roberto Saviano per aver ricordato i percorsi tormentati ma sempre nel solco della legalità di Beppino Englaro e di Piergiorgio Welby, allo scopo di affermare il diritto all’autodeterminazione del malato. La settimana si chiude con una circolare dei ministri Maroni, Fazio e Sacconi che definisce “illegittimi” i registri comunali, istituiti dallo scorso anno in settantadue città, per raccogliere le volontà dei cittadini sul fine vita, in assenza di una legge nazionale che lo regoli.
Il disegno di legge sulle disposizioni anticipate o testamento biologico però è ultimato ma è fermo da mesi e non sembra sul punto di sbloccarsi. Mancano ancora alcuni pareri e sembrerebbe che lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini avesse sollecitato il parere della presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno.
Il nodo insolubile rimane l’obbligatorietà o meno dell’alimentazione e idratazione artificiale. In realtà è un disegno di legge che, per i suoi contenuti sensibili, conviene tener insabbiato. Pronto per venire ripreso e usato strumentalmente ogni qual volta gli schieramenti hanno necessità di marcare il territorio”. La legge sulle disposizioni anticipate in materia di fine vita è pronta dal luglio scorso – scandisce il senatore Pd Ignazio Marino – il fatto è che questa legge il governo del “fare” non la vuole fare. Non gli conviene, è un argomento troppo spinoso in questo momento. Ma noi a questo punto chiederemo che venga subito calendarizzata la votazione alla Camera. Del resto così non è più possibile andare avanti: la legge non si fa, i registri comunali che dovrebbero in parte arginare questo vuoto legislativo e dare la possibilità ai cittadini di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, neanche. Il fatto è che questo governo oggi non è in grado di decidere nulla”, conclude Marino. Insomma non decide ma si oppone ai registri comunali, nati sulla base di iniziative popolari. na.
“DI CERTO non si può pensare che questo documento contro i registri comunali risponda al volere della maggior parte degli italiani – sostiene l’Onorevole Benedetto Della Vedova, vicecapogruppo dei finiani alla Camera – i cittadini non vogliono che siano i ministri, i legislatori, i giudici a decidere della propria salute . Sembrerebbe piuttosto una mossa per accontentare una parte della gerarchia ecclesiastica”, Della Vedova sostiene che quando il ddl approderà in aula, i deputati del Fli voteranno secondo coscienza. Ribadisce però che la cosa migliore sarebbe una “soft law”, una legge morbida che lasci al codice di deontologia medica, il compito di regolare una materia così delicata, che dovrebbe essere maneggiata solo dai diretti interessati assieme ai medici e semmai ai familiari. Ieri si sono espresse varie associazioni che hanno promosso il ricorso ai registri. Secondo Libera Uscita, “il Comune che istituisce il registro dei testamenti biologici non deborda in nessun modo da quelle che sono le sue competenze”. I registri, spiegano, sono “semplici atti amministrativi” che “non entrano nel merito del contenuto delle dichiarazioni anticipate di volontà”, con i quali si riempie “un vuoto di tipo amministrativo”.
IL DOCUMENTO firmato dai ministri dell’Interno, della Salute e del Welfare minaccia azioni legali contro chi promuova i registri, per “uso distorto di risorse umane e finanziarie”. Il radicale Marco Cappato che è stato tra i promotori della raccolta di firme per l’istituzione dei registri comunali sostiene che non ci sono leggi che impediscano l’utilizzo dello strumento dei registri comunali per esercirtare l’autodeterminazione . “In uno stato liberale è proibito ciò che è vietato dalla legge. É dunque legittimo per un comune aiutare i propri cittadini a vedere rispettata la libertà di autodeterminarsi, anche se ciò implica le spese di cancelleria e il lavoro di un impiegato comunale”.
Nel comunicato del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali si legge: “...nessuna norma di legge abilita il Comune a gestire il servizio relativo alle dichiarazioni anticipate di trattamento...”.
IN LINEA generale, occorre considerare che la materia del “fine vita” rientra nell’esclusiva competenza del legislatore nazionale e non risulta da questi regolata. É d’accordo con questa circolare l’onorevole Isabella Bertolini della direzione nazionale del Pdl che ieri ha esultato: “La circolare del ministero sbugiarda la propaganda della sinistra, tesa ad introdurre in Italia non solo quello che non è previsto e regolamentato dalla legge, ma anche quello che è vietato”. La deputata con grande “senso dell’opportunità” conclude la sua dichiarazione dicendo che “su questa pagliacciata ideologica va messa una pietra tombale”. Purtroppo c’è chi ha dovuto scegliere davvero di mettere una pietra tombale sulla propria esistenza perchè diventata insopportabile. Era Luca Coscioni che spese pubblicamente gli ultimi anni della sua breve vita combattendo per il diritto all’autodeterminazione del malato, il premio Nobel Josè Saramago quando morì gli dedicò queste parole: “Purché la luce della ragione e del rispetto umano possa illuminare i tetri spiriti di coloro che si credono ancora, e per sempre, padroni del nostro destino. Attendevamo da tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito un nuova forza”. Dobbiamo augurarci un altro malato si faccia carico di ricordare alle istituzioni il diritto all’autodeterminazione della persona sancito dal diritto internazionale oltre che dall’articolo 32 della Costituzione?
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