La Repubblica 21.12.10
Il Parlamento e il testamento biologico
Corrado Augias risponde a na lettera di Mina Welby
C aro Augias, dopo il voto di fiducia al governo, dovrebbe andare in aula per il voto finale la legge sul testamento biologico. In realtà, è una legge "contro" il testamento biologico perché piena di ostacoli burocratici e perché affida, nelle scelte finali, un potere molto maggiore ai medici rispetto ai malati. Inoltre, è una legge incostituzionale perché non consente di rinunciare alla nutrizione e alla idratazione artificiali, laddove l'articolo 32 della Costituzione è tassativo: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Vorrei ricordare il quarto anniversario della morte di Piergiorgio Welby rivolgendo un appello a tutte le forze politiche perché diano ai cittadini italiani, con una buona legge, quel diritto alle "dichiarazioni anticipate di trattamento" consolidato da tempo in tutta l'Europa. Destinino, inoltre, finanziamenti adeguati per le cure palliative, nelle quali l'Italia è all'ultimo posto in Europa. Un appello ai deputati dell'opposizione, a quelli legati a Fini da sempre favorevole alla libertà di coscienza su questi temi ma anche ai deputati "laici" del Pdl, specie quanti provengono dal partito in cui militarono Renato Sansone e Loris Fortuna. Penso che dinanzi alla malattia e alla morte dovremmo tutti cercare quello che unisce, non quello che separa.
Mina Welby Roma
Ringrazio la signora Welby per la sua lettera, per il messaggio che contiene, per le parole che ha usato. Viviamo in un paese molto difficile, in un momento di particolare difficoltà. Discutere in Parlamento di un tema così delicato cercando di mantenere toni equilibrati sarà arduo, forse impossibile. I temi che vengono definiti 'eticamente sensibili' sono diventati esplicito oggetto di scambio. Governo e maggioranza appoggiano le tesi delle gerarchie ecclesiastiche le quali chiedono in cambio concreti appoggi alle loro associazioni, alle loro scuole. Ho scritto volutamente 'gerarchie ecclesiastiche' perché esistono anche settori del pensiero cattolico, del clero più vicino alla vita dei fedeli, della stessa teologia che hanno sull'argomento assai più generosa visione. Ero in piazza quattro anni fa quando il cardinale Ruini fece negare a Piergiorgio Welby il rito religioso in Chiesa. Molti mesi dopo l'eminente porporato spiegò la ragione del suo gesto crudele: disse che s'era trattato di una mossa politica per evitare finanche il sospetto che la Chiesa avesse finito per approvare quella morte così lungamente implorata e alla fine ottenuta. Quando la gestione politica di un tema etico scarta con tale brutalità le ragioni della misericordia, mi chiedo con quale coraggio si continui a parlare di vangelo. Chissà se in Parlamento a qualcuno verrà in mente questa intollerabile ipocrisia.
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