l’Unità 28.11.10
Sia libera e dignitosa: siamo noi il vero partito della vita
La deputata radicale all’Unità: «Facciamo un dibattito con chi si arroga di difendere la vita e addita gli altri di essere per la morte»
di Maria Antonietta Farina Coscioni
Spazio, voce, visibilità a chi si batte per il diritto alla vita? Certo. Ma se qualcuno ha diritto di essere ospitato dalla trasmissione di Fazio e Saviano (e non solo quella) non sono tanto le sedicenti associazioni «per la vita», piuttosto chi, come l’Associazione Luca Coscioni, e io stessa in questi anni si batte non per accaparrarsi finanziamenti pubblici per associazioni private, quanto per consentire a tutti ripeto tutti i malati e i disabili pari opportunità nell’ottenere cura ed assistenza, ausili, e migliorare la qualità della vita dal momento della diagnosi al momento della morte, consentendo loro di scegliere.
Questa è la differenza che voglio sia conosciuta. Perché far emergere la verità sulla mancata approvazione da parte del Governo dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza e l'aggiornamento del Nomenclatore degli ausili e delle protesi ho dovuto digiunare e a lungo. Una lotta, elusa, ignorata. Forse perché non chiedevo e non chiedo nulla per noi radicali, per le associazioni; e pongo “solo” il problema del diritto del malato ad avere gli strumenti adeguati per decidere. Perché chiedo che con i nuovi Lea siano assicurati i fondi necessari per la qualità della vita del malato e del disabile, e che siano accreditati a questi ultimi senza mediazioni e condizioni: c’è infatti chi vorrebbe destinare milioni di euro non nella diretta disponibilità dell’interessato, ma a questa o quell’associazione, così da assicurare clientele e gestioni “amicali”.
Sia piuttosto l’interessato, o chi da lui delegato in caso di sua impossibilità, a decidere dove e come vuole vivere la malattia: in ospedale, o a casa nel caso ciò sia possibile. Il malato deve essere informato ed disporre di mezzi adeguati per scegliere: nulla di più e nulla di meno.
È poi inaccettabile che chi vuole obbligarli a fare una scelta si definisca «per la vita», e chi li vuole liberi di scegliere sia additato come «contro la vita», se non «per la morte». Mina Welby, Beppino Englaro, io stessa, saremmo il «partito della morte»? Siamo e rivendichiamo di essere il partito della vita: un’altra vita, dignitosa e rispettosa dei diritti di tutti e di ciascuno, anche di chi a un certo punto ritiene che si debba accettare che non c’è possibilità di opporsi alla morte, e chiede di essere «lasciati andare». Come papa Giovanni Paolo II, quando invocò: «Lasciatemi andare alla casa del Padre».
Ci sono, sì, due “partiti”: chi crede che una persona sia libera di disporre del proprio destino, possa decidere quando la vita non è più degna d’essere vissuta, la sofferenza senza speranza non è più tollerabile; e chi questo diritto, lo nega. Su questo a quando un confronto, un dibattito?
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