Lettera - I finti paladini della vita
Ignazio Marino. Europa, il 07/12/10
Caro direttore, la semplificazione giornalistica pro-vita o pro-morte occupa insensatamente la discussione di questi giorni sul testamento biologico, riapertasi con la presenza di Beppino Englaro e Mina Welby nella trasmissione di Fazio e Saviano e la morte di Mario Monicelli. Una polarizzazione - degna più di un derby calcistico - che manomette il confronto.
Perché, nel nostro paese, non è possibile parlare pacatamente di temi etici? Perché chiedere il rispetto dell’autodeterminazione, delle volontà sulle terapie cui si vuole o non si vuole essere sottoposti, in caso di perdita di coscienza, ti iscrive d’ufficio al partito della morte? Che senso ha istituire, nel giorno dell’addio a Eluana Englaro, la giornata degli stati neurovegetativi?
La discussione è difficile, ma non impossibile. Basta leggere la mia recente corrispondenza pubblica con il cardinale Carlo Maria Martini (Corriere della Sera, 28 novembre), il cui confronto è proseguito dai tempi del nostro "Dialogo sulla vita", pubblicato da l’Espresso nel 2006. Ci sono più aperture da parte del mondo cattolico, che da larga parte - quella che governa il paese, speriamo ancora per poco - di quello politico.
Perché, quando Beppino Englaro e Mina Welby ci hanno regalato i loro ricordi struggenti, nel corso di Vieni via con me, i cosiddetti paladini della vita hanno sentito il bisogno, anzi hanno preteso il diritto, di una replica? E non erano paladini della vita Beppino e Mina, quando si impegnavano con tutte le loro disperate forze, perché le persone amate non restassero in un limbo di tubi?
E non sono paladini della vita, parimenti, coloro che, altrettanto disperatamente, sono costretti a fare i conti con una legge di carta, quella sulle cure palliative, lasciati soli ad affrontare i costi umani e materiali di una malattia terminale, insieme alle loro famiglie? Vogliamo ricordare che questo governo, che sventola vessilli cattolici o presunti tali, inneggianti alla solidarietà e alla vita, ha poi finanziato la rete delle cure palliative sul territorio per un - e dico un - milione di euro, contro i 240 annui, stanziati dalla Germania? Un milione, fissato per il solo 2011 (per i prossimi anni è zero), basta per curare 350 pazienti, ovvero lo 0,05% dei malati terminali in Italia.
Io sono da sempre contro l’eutanasia. Vorrei semplicemente che il senso della vita e della morte tornasse ad essere quello dei nostri vecchi. Che lasciavano serenamente questo mondo e concludevano il loro cammino senza paura. Con la consapevolezza, per molti, di una vita oltre la vita, la cui prospettiva, usando insensatamente la tecnologia, oggi si allontana.
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