l’Unità 20.12.10
Biotestamento e cure palliative: non fermiamoci
Welby quattro anni dopo
di Mina Welby Carlo Troilo
opo il voto di fiducia al governo Berlusconi, dovrebbe andare in aula alla Camera la legge sul testamento biologico. La legge è in realtà una legge “contro” il testamento biologico sia perché prevede procedure complesse e onerose, sia perché sbilancia il potere finale di decisione in favore dei medici anziché del malato. Inoltre, prevede l’impossibilità di rinunciare alla alimentazione e alla idratazione artificiali, considerate forme di “sostegno vitale” e non contrariamente al parere di tutte le associazioni scientifiche trattamenti sanitari. Ciò rende la legge sicuramente incostituzionale perché l’articolo 32 della Costituzione contiene una norma tassativa: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Dunque, in caso di approvazione di questo testo, bisognerà indire un referendum abrogativo che potrebbe avere largo consenso della cittadinanza, e inoltre singoli cittadini potrebbero intentare delle cause per non aver visto rispettate le volontà espresse nelle loro disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari. Due modi, uno politico e uno giudiziario, per correggere la legislazione dal basso.
Consapevoli del fatto che queste norme avrebbero l’effetto di allungare le sofferenze dei malati terminali e di quelli in stato vegetativo e delle loro famiglie, la stessa maggioranza aveva presentato e fatto approvare un emendamento che stanziava 150 milioni di euro per il triennio 2010-2013 per potenziare le cure palliative, per le quali l’Italia è tra gli ultimi paesi al mondo e l’ultimo in Europa. Recentemente si è però scoperto che questo stanziamento benché modesto non ha ancora trovato la copertura finanziaria. Anzi, il senatore Marino ci ha detto che «questo governo ha finanziato la rete delle cure palliative sul terriotorio per un e dico “un” milione di euro, contro i 240 annui stanziati dalla Germania».
Per queste ragioni, nel quarto anniversario della morte di Piergiorgio Welby, facciamo appello a tutti i membri della Camera: ai deputati del centro sinistra; a quelli del gruppo del Presidente Fini, che si è sempre detto favorevole alla libertà di coscienza sui temi inerenti i diritti civili; ma anche ai deputati “laici” del Popolo della Libertà, a partire dagli ex socialisti, che vengono dal partito di Renato Sansone e di Loris Fortuna, protagonisti delle grandi e vittoriose battaglie per il divorzio e per l’aborto. Diano ai cittadini italiani quello che tutti gli altri cittadini europei hanno da anni: la possibilità di depositare oggi per allora le proprie disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari in un database nazionale. E assicurino a chi soffre il sollievo di adeguate cure palliative. Sulla malattia, il dolore e la morte, tutti dovrebbero cercare quello che unisce, non quello che divide.
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