La Repubblica 9.4.09
Roma, al via registro dei biotestamenti
Nel decimo Municipio, la prima firma di Mina Welby. No di Alemanno
È un atto notorio sostitutivo che attesta le volontà sul fine vita di chi lo sottoscrive
di Rory Cappelli
ROMA - «Se dovesse capitare a me, se dovessi finire prigioniera del mio stesso corpo, in balia di medici e infermieri che decidono quando e come spostarmi, lavarmi, nutrirmi, credo che impazzirei. Crudeltà non è staccare la spina: è questa la vera crudeltà. Bisogna che ci pensino bene in Parlamento. E sa perché? Perché potrebbe capitare a chiunque. Anche a loro». Paola Della Manna è la seconda persona che ieri ha firmato e lasciato il suo testamento biologico nella sede del Municipio X, a Roma. La prima a firmare è stata Mina Welby. Firma simbolica, la sua: Mina, una signora minuta, con i capelli bianchi e l´aria dolce di chi ha molto sofferto e molto sa, era moglie di quel Piergiorgio Welby che per 40 anni lottò con la distrofia muscolare che alla fine lo costrinse all´immobilità totale, attaccato a una macchina per sopravvivere. Welby condusse una durissima e inascoltata battaglia affinché la possibilità di scegliere come vivere e quando morire in caso di situazioni irreversibili, di scegliere insomma l´eutanasia, diventasse legge.
«Da oggi i romani, a qualunque municipio appartengano - ha detto ieri il presidente del Municipio X, Sandro Medici, - potranno depositare qui da noi il proprio testamento biologico. Lo potranno fare tutti i cittadini perché la procedura è quella dell´atto notorio sostitutivo che ha valore nell´intero perimetro comunale, come per la carta d´identità». Al servizio, attivo per ora tutti i mercoledì dalle 15 alle 17, si potrà accedere su prenotazione. Si dovranno compilare due moduli: il testamento vero e proprio, in cui si delega una persona a far conoscere ai medici la volontà del malato. E una dichiarazione che attesta l´avvenuto deposito, a cui corrisponderà un numero progressivo annotato nel registro. «C´è chi sostiene che l´iniziativa non abbia valore giuridico - spiega Medici - Ma non è così. Siamo in una situazione di vacatio legis: proprio per questo la coordinata principale resta l´articolo 32 della Costituzione. Almeno finché il Parlamento non voterà una legge che vieti i testamenti biologici». L´articolo 32 della Costituzione dice: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana": «Abbiamo queste belle direttive - commenta Mina Welby - del tutto inascoltate. Una situazione unica in Europa, dove è il malato che decide e non i medici o i parenti».
Nel pomeriggio poi arriva una nota del sindaco Gianni Alemanno. «Questa iniziativa ha un chiaro sapore di manifesto ideologico», dice. Pronta la replica di Medici: «Il nostro registro non è un manifesto ideologico. Ma un tentativo concreto di accogliere e ascoltare le esigenze dei nostri cittadini».
Roma, al via registro dei biotestamenti
Nel decimo Municipio, la prima firma di Mina Welby. No di Alemanno
È un atto notorio sostitutivo che attesta le volontà sul fine vita di chi lo sottoscrive
di Rory Cappelli
ROMA - «Se dovesse capitare a me, se dovessi finire prigioniera del mio stesso corpo, in balia di medici e infermieri che decidono quando e come spostarmi, lavarmi, nutrirmi, credo che impazzirei. Crudeltà non è staccare la spina: è questa la vera crudeltà. Bisogna che ci pensino bene in Parlamento. E sa perché? Perché potrebbe capitare a chiunque. Anche a loro». Paola Della Manna è la seconda persona che ieri ha firmato e lasciato il suo testamento biologico nella sede del Municipio X, a Roma. La prima a firmare è stata Mina Welby. Firma simbolica, la sua: Mina, una signora minuta, con i capelli bianchi e l´aria dolce di chi ha molto sofferto e molto sa, era moglie di quel Piergiorgio Welby che per 40 anni lottò con la distrofia muscolare che alla fine lo costrinse all´immobilità totale, attaccato a una macchina per sopravvivere. Welby condusse una durissima e inascoltata battaglia affinché la possibilità di scegliere come vivere e quando morire in caso di situazioni irreversibili, di scegliere insomma l´eutanasia, diventasse legge.
«Da oggi i romani, a qualunque municipio appartengano - ha detto ieri il presidente del Municipio X, Sandro Medici, - potranno depositare qui da noi il proprio testamento biologico. Lo potranno fare tutti i cittadini perché la procedura è quella dell´atto notorio sostitutivo che ha valore nell´intero perimetro comunale, come per la carta d´identità». Al servizio, attivo per ora tutti i mercoledì dalle 15 alle 17, si potrà accedere su prenotazione. Si dovranno compilare due moduli: il testamento vero e proprio, in cui si delega una persona a far conoscere ai medici la volontà del malato. E una dichiarazione che attesta l´avvenuto deposito, a cui corrisponderà un numero progressivo annotato nel registro. «C´è chi sostiene che l´iniziativa non abbia valore giuridico - spiega Medici - Ma non è così. Siamo in una situazione di vacatio legis: proprio per questo la coordinata principale resta l´articolo 32 della Costituzione. Almeno finché il Parlamento non voterà una legge che vieti i testamenti biologici». L´articolo 32 della Costituzione dice: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana": «Abbiamo queste belle direttive - commenta Mina Welby - del tutto inascoltate. Una situazione unica in Europa, dove è il malato che decide e non i medici o i parenti».
Nel pomeriggio poi arriva una nota del sindaco Gianni Alemanno. «Questa iniziativa ha un chiaro sapore di manifesto ideologico», dice. Pronta la replica di Medici: «Il nostro registro non è un manifesto ideologico. Ma un tentativo concreto di accogliere e ascoltare le esigenze dei nostri cittadini».
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