La Repubblica 4.4.09
Fine-vita, la rabbia dei medici: "È una truffa"
Centinaia di lettere a Repubblica.it per dire no alle nuove norme. "L´ultima parola è del malato"
di Alessia Manfredi
«Non c´è legge che possa impedire di continuare ad agire in scienza e coscienza nel rispetto del benessere dei pazienti e delle loro volontà». E ancora: «Il volere di una persona è sacrosanto e va rispettato, non ci si può erigere a giudici, come non può farlo il governo o la Chiesa». È pressoché unanime il parere espresso dai medici che hanno risposto all´appello lanciato da Repubblica.it, - centinaia gli interventi arrivati - per dare la loro opinione sul testo di legge sul biotestamento votato al Senato, che lascia al medico la decisione se applicare o meno la dichiarazione anticipata di trattamento. Una legge che molti definiscono una «beffa», una «truffa», «barbara», «ipocrita», sicuramente una profonda delusione. Specializzazione o provenienza geografica non fanno alcuna differenza: è convinzione condivisa, da Aosta a Catanzaro, dal medico di base all´anestesista o al geriatria, che l´alleanza terapeutica - quel delicato percorso fatto di fiducia, ascolto, comprensione e dolore, che è alla base della medicina moderna - non si può tradire. E che prima di fare leggi che toccano da vicino qualcosa di così profondo, non sarebbe male passare qualche giorno in un reparto dove si curano i pazienti terminali: è questo l´invito che in moltissime lettere viene rivolto ai parlamentari.
Le testimonianze arrivate al sito di Repubblica raccontano di esperienze personali, accumulate in anni di lavoro. Casi difficili, ognuno con il proprio carico di sofferenza, di fronte ai quali il percorso da seguire si è sempre scelto insieme, medico ed assistito. E nessuno ha intenzione di cambiare, ora, per legge. «Mi comporterò come ho sempre fatto», si legge. «Continuerò a consigliare ciò che ritengo più giusto, ma non andrei contro le volontà di un paziente. Farei in modo di rispettarle in ogni modo». Fra gli specialisti che hanno mandato la propria opinione rispondendo all´appello, tanti lavorano in strutture pubbliche. Ci sono dirigenti che si firmano con nome e cognome, numero di tessera dell´Ordine dei medici. E all´Ordine chiedono di prendere posizione contro questo disegno di legge, considerato inutile e lesivo delle libertà individuali, al di là delle convinzioni religiose personali, visto che fra chi scrive ci sono anche diversi medici cattolici. Il testo approvato in Senato è un provvedimento che «scarica il barile della responsabilità» su di loro, investendoli di una discrezionalità non richiesta. Quello che il legislatore dovrebbe favorire, gridano questi appelli preoccupati, arrabbiati, amareggiati, è il rapporto fra «l´uomo medico» e «l´uomo paziente», mai ostacolarlo.
Fine-vita, la rabbia dei medici: "È una truffa"
Centinaia di lettere a Repubblica.it per dire no alle nuove norme. "L´ultima parola è del malato"
di Alessia Manfredi
«Non c´è legge che possa impedire di continuare ad agire in scienza e coscienza nel rispetto del benessere dei pazienti e delle loro volontà». E ancora: «Il volere di una persona è sacrosanto e va rispettato, non ci si può erigere a giudici, come non può farlo il governo o la Chiesa». È pressoché unanime il parere espresso dai medici che hanno risposto all´appello lanciato da Repubblica.it, - centinaia gli interventi arrivati - per dare la loro opinione sul testo di legge sul biotestamento votato al Senato, che lascia al medico la decisione se applicare o meno la dichiarazione anticipata di trattamento. Una legge che molti definiscono una «beffa», una «truffa», «barbara», «ipocrita», sicuramente una profonda delusione. Specializzazione o provenienza geografica non fanno alcuna differenza: è convinzione condivisa, da Aosta a Catanzaro, dal medico di base all´anestesista o al geriatria, che l´alleanza terapeutica - quel delicato percorso fatto di fiducia, ascolto, comprensione e dolore, che è alla base della medicina moderna - non si può tradire. E che prima di fare leggi che toccano da vicino qualcosa di così profondo, non sarebbe male passare qualche giorno in un reparto dove si curano i pazienti terminali: è questo l´invito che in moltissime lettere viene rivolto ai parlamentari.
Le testimonianze arrivate al sito di Repubblica raccontano di esperienze personali, accumulate in anni di lavoro. Casi difficili, ognuno con il proprio carico di sofferenza, di fronte ai quali il percorso da seguire si è sempre scelto insieme, medico ed assistito. E nessuno ha intenzione di cambiare, ora, per legge. «Mi comporterò come ho sempre fatto», si legge. «Continuerò a consigliare ciò che ritengo più giusto, ma non andrei contro le volontà di un paziente. Farei in modo di rispettarle in ogni modo». Fra gli specialisti che hanno mandato la propria opinione rispondendo all´appello, tanti lavorano in strutture pubbliche. Ci sono dirigenti che si firmano con nome e cognome, numero di tessera dell´Ordine dei medici. E all´Ordine chiedono di prendere posizione contro questo disegno di legge, considerato inutile e lesivo delle libertà individuali, al di là delle convinzioni religiose personali, visto che fra chi scrive ci sono anche diversi medici cattolici. Il testo approvato in Senato è un provvedimento che «scarica il barile della responsabilità» su di loro, investendoli di una discrezionalità non richiesta. Quello che il legislatore dovrebbe favorire, gridano questi appelli preoccupati, arrabbiati, amareggiati, è il rapporto fra «l´uomo medico» e «l´uomo paziente», mai ostacolarlo.
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