l’Unità 13.2.10
Quando la scienza viene ignorata. Eluana e i cavalieri del miracolo
Maurizio Mori
Al tempo della rivoluzione astronomica erano gli aristotelici che si rifiutavano di guardare nel cannocchiale di Galileo. Oggi, al tempo della rivoluzione bioetica, sono i vitalisti che si rifiutano di considerare i risultati dell’autopsia di Eluana, che ha confermato la distruzione dei centri nervosi necessari per provare dolore. Infatti, il direttore di Avvenire (9 febbraio, prima pagina) continua a scrivere della «dolorosissima morte di Eluana Englaro “per disidratazione”, cioè per sete – così ha certificato l’autopsia» – dove l’ultima clausola prova la faziosità nel dare informazione.
Un tempo i cattolici aristotelici dicevano chiaramente che la scienza era una diavoleria, oggi i cattolici vitalisti preferiscono farle un omaggio formale, per poi usare la retorica per riproporre la sana semplicità del vitalismo prescientifico contrapponendola ai «digrignanti sofismi» di chi dubita o nega le cose «così chiare» che sono «dentro di noi e nelle comunità di cui facciamo parte». Proprio come con Galileo, accusato di fare astrusi ragionamenti per negare il fatto più semplice del mondo: che il Sole gira intorno alla Terra! Proprio non cambia nulla ...
Più specificamente si afferma che «amare la vita umana, difenderla, sostenerla e comunque e sempre accoglierla e rispettarla è la cosa più semplice di questo mondo. E viene naturale». Parole che sembrano piane e condivisibili ma che in realtà sono fuorvianti, perché la scienza ha scomposto la “vita umana” cosicché chi è in Stato Vegetativo Permanente non tornerà mai più tra noi. Riproporre l’irenica semplicità del passato ora che le condizioni sono radicalmente mutate diventa un inaccettabile semplicismo che può avere effetti malvagi, perché si bolla subito come debole (o depravato) chi non riesce o non vuole fare la cosa che dapprima è presentata come la cosa che «viene naturale» e poi diventa però una «durissima prova», la quale è sopportata dalle famiglie coraggiose che capiscono che «l’amore aiuta i “miracoli”».
Ma insistere sul “miracolo” nel caso del Vegetativo Permanente è spargere illusioni e false speranze in impossibili ritorni. Dire poi che ora le macchine di Liegi trovano «la vita (spirituale o personale) anche nei “vegetativi”» è una forma di materialismo radicale che mostra i paralogismi cui porta il continuare a sostenere l’ormai obsoleto vitalismo.
È vero che i vitalisti sono ancora molti nonostante la dottrina sia ormai obsoleta. Le grandi svolte storiche richiedono tempo: la Chiesa ha impiegato 400 anni per riconoscere di aver sbagliato con Galileo. E molta gente continua a credere agli oroscopi, ai riti vodoo, alle nascite verginali e a tanti altri miti dipendenti da visioni obsolete. «È più facile spezzare l’atomo che un pregiudizio!».
Quando la scienza viene ignorata. Eluana e i cavalieri del miracolo
Maurizio Mori
Al tempo della rivoluzione astronomica erano gli aristotelici che si rifiutavano di guardare nel cannocchiale di Galileo. Oggi, al tempo della rivoluzione bioetica, sono i vitalisti che si rifiutano di considerare i risultati dell’autopsia di Eluana, che ha confermato la distruzione dei centri nervosi necessari per provare dolore. Infatti, il direttore di Avvenire (9 febbraio, prima pagina) continua a scrivere della «dolorosissima morte di Eluana Englaro “per disidratazione”, cioè per sete – così ha certificato l’autopsia» – dove l’ultima clausola prova la faziosità nel dare informazione.
Un tempo i cattolici aristotelici dicevano chiaramente che la scienza era una diavoleria, oggi i cattolici vitalisti preferiscono farle un omaggio formale, per poi usare la retorica per riproporre la sana semplicità del vitalismo prescientifico contrapponendola ai «digrignanti sofismi» di chi dubita o nega le cose «così chiare» che sono «dentro di noi e nelle comunità di cui facciamo parte». Proprio come con Galileo, accusato di fare astrusi ragionamenti per negare il fatto più semplice del mondo: che il Sole gira intorno alla Terra! Proprio non cambia nulla ...
Più specificamente si afferma che «amare la vita umana, difenderla, sostenerla e comunque e sempre accoglierla e rispettarla è la cosa più semplice di questo mondo. E viene naturale». Parole che sembrano piane e condivisibili ma che in realtà sono fuorvianti, perché la scienza ha scomposto la “vita umana” cosicché chi è in Stato Vegetativo Permanente non tornerà mai più tra noi. Riproporre l’irenica semplicità del passato ora che le condizioni sono radicalmente mutate diventa un inaccettabile semplicismo che può avere effetti malvagi, perché si bolla subito come debole (o depravato) chi non riesce o non vuole fare la cosa che dapprima è presentata come la cosa che «viene naturale» e poi diventa però una «durissima prova», la quale è sopportata dalle famiglie coraggiose che capiscono che «l’amore aiuta i “miracoli”».
Ma insistere sul “miracolo” nel caso del Vegetativo Permanente è spargere illusioni e false speranze in impossibili ritorni. Dire poi che ora le macchine di Liegi trovano «la vita (spirituale o personale) anche nei “vegetativi”» è una forma di materialismo radicale che mostra i paralogismi cui porta il continuare a sostenere l’ormai obsoleto vitalismo.
È vero che i vitalisti sono ancora molti nonostante la dottrina sia ormai obsoleta. Le grandi svolte storiche richiedono tempo: la Chiesa ha impiegato 400 anni per riconoscere di aver sbagliato con Galileo. E molta gente continua a credere agli oroscopi, ai riti vodoo, alle nascite verginali e a tanti altri miti dipendenti da visioni obsolete. «È più facile spezzare l’atomo che un pregiudizio!».
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