da radicali.it
Eluana: continuano le ciniche e volgari speculazioni di sedicenti difensori della vita
di Maria Antonietta Farina Coscioni
A un anno dalla morte di Eluana Englaro, continua il cinico e volgare spettacolo di chi, in nome di una malintesa difesa della vita, in realtà vuole condannare ad agonie e sofferenze senza speranza anche chi chiede dignità e rivendica di poter decidere come e quando porre fine alla propria esistenza.
Costoro, proprio in nome del loro rinnovato cinismo e della strumentalità che li caratterizza, non meritano risposta o replica. Gli italiani, come tutti i sondaggi demoscopici unanimi certificano, hanno detto in modo inequivocabile e netto con chi sono in sintonia, se con Beppino Englaro, Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, i radicali, o con questi penosi epigoni degli zuavi pontifici.
Qui e ora sia sufficiente ricordare (e riconoscersi) nelle parole caritatevoli e misericordiose di persone di fede, non a caso silenziate. Monsignor Giuseppe Casale, vescovo emerito di Foggia: «Non si è voluto dare la morte ad Eluana, si è soltanto posto fine al suo calvario e questo è un atto di misericordia, non un assassinio…parlare di omicidio è un’accusa gratuita, volgare e ingiusta. Non si è voluto dare la morte a questa giovane, L’alimentazione e l’idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio, può essere legittimamente interrotta, questo non è omicidio».
Arcivescovo Giancarlo Maria Bragantini, già impegnatissimo nella denuncia della 'ndrangheta quand’era a Locri, e spedito, contro la sua volontà, a guidare l’arcidiocesi di Campobasso: «Sono vicino a Peppino Englaro, che invece di ricorrere a sotterfugi è sempre stato corretto e ha creduto nella giustizia. Bisogna apprezzare la sua rettitudine… È stato grande nell’aver voluto una soluzione legale senza mai cercare scorciatoie sotto banco… Avremmo dovuto camminare più insieme alla famiglia Englaro, accompagnarla di più in questi anni…».
Eluana: continuano le ciniche e volgari speculazioni di sedicenti difensori della vita
di Maria Antonietta Farina Coscioni
A un anno dalla morte di Eluana Englaro, continua il cinico e volgare spettacolo di chi, in nome di una malintesa difesa della vita, in realtà vuole condannare ad agonie e sofferenze senza speranza anche chi chiede dignità e rivendica di poter decidere come e quando porre fine alla propria esistenza.
Costoro, proprio in nome del loro rinnovato cinismo e della strumentalità che li caratterizza, non meritano risposta o replica. Gli italiani, come tutti i sondaggi demoscopici unanimi certificano, hanno detto in modo inequivocabile e netto con chi sono in sintonia, se con Beppino Englaro, Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, i radicali, o con questi penosi epigoni degli zuavi pontifici.
Qui e ora sia sufficiente ricordare (e riconoscersi) nelle parole caritatevoli e misericordiose di persone di fede, non a caso silenziate. Monsignor Giuseppe Casale, vescovo emerito di Foggia: «Non si è voluto dare la morte ad Eluana, si è soltanto posto fine al suo calvario e questo è un atto di misericordia, non un assassinio…parlare di omicidio è un’accusa gratuita, volgare e ingiusta. Non si è voluto dare la morte a questa giovane, L’alimentazione e l’idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio, può essere legittimamente interrotta, questo non è omicidio».
Arcivescovo Giancarlo Maria Bragantini, già impegnatissimo nella denuncia della 'ndrangheta quand’era a Locri, e spedito, contro la sua volontà, a guidare l’arcidiocesi di Campobasso: «Sono vicino a Peppino Englaro, che invece di ricorrere a sotterfugi è sempre stato corretto e ha creduto nella giustizia. Bisogna apprezzare la sua rettitudine… È stato grande nell’aver voluto una soluzione legale senza mai cercare scorciatoie sotto banco… Avremmo dovuto camminare più insieme alla famiglia Englaro, accompagnarla di più in questi anni…».
Nessun commento:
Posta un commento