mercoledì 24 febbraio 2010

Biotestamento, che inganno Non alimentate...il cadavere

l’Unità 24.2.10
Biotestamento, che inganno Non alimentate...il cadavere
La commissione Affari sociali della Camera approva una modifica al biotestamento che sembra un’apertura alle ragioni delle opposizione, ma che in realtà, spiega Ignazio Marino, si limita a sancire un’ovvietà.
di Susanna Turco

Una modifica inutile e oscurantista: «Alimentazione e idratazione sospese se non efficaci»
È come ribadire il no all’accanimento. L’opposizione: «Un’ovvietà, una truffa»

Nel migliore dei casi si tratta di un’ovvietà. Nel peggiore, di una presa in giro. Questo, a sentire le parole non solo dell’opposizione, ma anche di una parte del Pdl (finiani, manco a dirlo) il brillante risultato raggiunto ieri in commissione Affari sociali della Camera, impegnata nella discussione sul biotestamento (fino a dopo le Regionali, pare). È stata infatti approvata una modifica che va al cuore del provvedimento. Ma solo in apparenza.
L’emendamento, presentato dal relatore Domenico Di Virgilio, approvato per 23 a 13 con il no dell’opposizione (eccetto la Binetti), e salutato da monsignor Fisichella come «una difesa della vita» , prevede infatti che alimentazione e idratazione pur continuando a essere escluse dalle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat), possano essere sospese in «casi eccezionali». Si tratta forse di una marcia indietro della maggioranza? Assolutamente no: come spiega anche Di Virgilio, alimentazione e idratazione continuano a non essere considerate una cura, e nessuno potrà quindi chiedere di rinunciarvi. Ciò che cambia, da ieri, è che potranno essere sospese quando il paziente non è più in grado di assimilarle.
PLATEA ALLARGATA
Ora. La modifica, a sentire la maggioranza, è funzionale a un altro emendamento (non ancora approvato) che allargherà la platea di persone alle quali si applica la legge: non solo i pazienti in stato vegetativo (poco meno di tremila) ma anche i malati terminali (250 mila). «Si tratta di casi diversi, il ddl Calabrò andava modificato», spiega Di Virgilio. Sta di fatto che, in pratica, il correttivo è «pleonastico», dice il finiano Benedetto Della Vedova. O, peggio, una presa in giro. Come spiega Ignazio Marino, infatti, «somministare una terapia quando questa non è più efficace si chiama accanimento terapeutico, oppure sperimentazione non autorizzata su esseri umani. Se a giudizio del medico la terapia non serve è ovvio che verrà sospesa. Non è necessario che il Parlamento lo indichi in una legge. E far passare un’ovvietà per un’apertura della destra è una presa in giro», dice il senatore del Pd.
Insomma, se non è efficace, qualunque somministrazione non solo può, ma deve essere interrotta, a meno di non ipotizzare dice qualcuno, fuori dai dentidi «nutrire un cadavere». Probabilmente, è proprio il principio di considerare alimentazione e idratazione qualcosa che «non può essere sospeso» fino alla fine della vita per i pazienti in stato vegetativo, ad aver reso ieri necessaria la previsione di poterle sospendere, nel caso si tratti di malati terminali. Sono, per così dire, i paradossi dell’ideologia. In ogni caso, la modifica non affronta il nodo cruciale della responsabilità della decisione. La maggioranza, spiega la Pd Livia Turco, «ha fatto un pasticcio: non è chiaro in quali casi concreti sia possibile la sospensione e chi la decida». Ciò, aggiunge la radicale Maria Antonietta Coscioni, «equivale a rendere inapplicabile la norma: perché nessun medico si assumerà mai la responsabilità di interrompere nutrizione e idratazione senza una chiara indicazione di legge».

Nessun commento: