mercoledì 15 ottobre 2008

Eutanasia, i vescovi tuonano l’ennesimo no: «E’ una risposta falsa»

Eutanasia, i vescovi tuonano l’ennesimo no: «E’ una risposta falsa»

L'Unità del 15 ottobre 2008, pag. 7

di Roberto Monteforte

Secco e categorico il no dei vescovi italiani all’eutanasia. Mentre si consuma la vicenda di Eluana Englaro e il Parlamento è alle prese con il disegno di legge sulle «dichiarazioni anticipate di trattamento» la Cei, con il documento per Giornata per la vita che si celebrerà il 1 ° febbraio 2009, ribadisce senza possibilità di equivoco i punti fermi della Chiesa. «Rispondere a stati permanenti di sofferenza, reali o asseriti, reclamando forme più o meno esplicite di eutanasia» si afferma «vuol dire dare risposte false». «La forza della vita nella sofferenza» è il titolo del documento dei vescovi, nel quale si esprime un giudizio, si sottolinea, con «serenità ma anche con chiarezza». Alla base del ragionamento vi è la convinzione che la vita umana sia «un bene inviolabile e indisponibile» e che quindi «non può mai essere legittimato e favorito l’abbandono delle cure, come pure ovviamente l’accanimento terapeutico, quando vengono meno ragionevoli prospettive di guarigione». L’invito della Chiesa è puntare sulla ricerca scientifica «per combattere e vincere le patologie - anche le più difficili - e a non abbandonare mai la speranza». Va alleviata la sofferenza. «A chi è malato allo stadio terminale o è affetto da patologie particolarmente dolorose - si precisa - vanno applicate con umanità e sapienza tutte le cure oggi possibili». «Chi soffre non va mai lasciato solo» è l’appello rivolto dai vescovi ai familiari dei malati, in particolare ai parenti degli anziani cui è difficile assicurare cure, compito assolto spesso da «badanti» venute dall’estero. «In molti casi - sottolinea la Cei - il loro impegno è encomiabile e va oltre il semplice dovere professionale: a loro e a tutti quanti si spendono in questo servizio, vanno la nostra stima e il nostro apprezzamento».



Nel loro messaggio i vescovi ribadiscono la condanna dell’aborto. «Talune donne, spesso provate da un’esistenza infelice - scrivono - vedono in una gravidanza inattesa esiti di insopportabile sofferenza. Quando la risposta è l’aborto, viene generata ulteriore sofferenza, che non solo distrugge la creatura che custodiscono in seno, ma provoca anche in loro un trauma, destinato a lasciare una ferita perenne». «Al dolore non si risponde con altro dolore» è la conclusione. In alternativa vengono indicate le «soluzioni positive e aperte alla vita» di cui si fa protagonista con la sua azione l’associazionismo cattolico.



Se il centrodestra con Alfredo Mantovano e con il vicepresidente dei senatori Pdl, Laura Bianconi, plaude al documento dei vescovi in particolare per l’assoluta chiusura all’eutanasia, anche quella «omissiva», l’esponente del Udc, Rocco Buttiglione sottolinea come per la Cei «il vero problema fondamentale non sia (solo) l’accanimento terapeutico», ma piuttosto «d’abbandono terapeutico». Sulla posizione dei vescovi arriva un giudizio critico dal professore Silvio Viale. L’esponente radicale prende atto delle posizione assunta dalla Chiesa. «Nel merito non le condivido, ma le rispetto - afferma -. Credo che anche la Cei dovrebbe rispettare le nostre posizioni». Un invito ad essere «più tolleranti».

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