l’Unità 24.9.08
Testamento biologico, è già scontro. Come sulla procreazione
La Chiesa: «La volontà del paziente non sia vincolante». Nel partiro democratico si riapre la discussione
di Maria Zegarelli
«Di nuovo c’è l’idea di dire che si deve fare una legge dopodiché la novità cessa, perché già stabilisce come deve essere una legge, sostituendosi al Parlamento. Nell’idea di Bagnasco la legge dovrebbe dire che il paziente non ha diritto di decidere nulla». Non ci vede alcuna apertura Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica Onlus, nelle parole del presidente della Cei, Angelo Bagnasco sul testamento biologico. I «paletti» messi da Bagnasco sono, infatti, tali da rendere vuota di contenuto una legge sul testamento biologico. Quella a cui pensa il cardinale, è più una «legge di assistenza per la fine della vita», come precisa non a caso monsignor Elio Sgreccia. libera per una legge come quella che hanno in testa «i laici». Sottigliezza che non è sfuggita al centrodestra lanciato nella sfida a chi è più d’accordo con il Vaticano. Se Ignazio Marino, membro della Commissione Igiene e Sanità al Senato, nonché primo firmatario del ddl sul testamento biologico (sottoscritto da oltre 100 parlamentari) accoglie con favore l’apertura di Bagnasco, preoccupazioni nel Pd ce ne sono. I teodem sono sul piede di guerra, ieri Paola Binetti (ma anche Ilaria Argentin che teodem non è) ha accusato il partito di poca «democrazia» proprio su questo tema. La Binetti, che ha già depositato un testo che va nella direzione di Bagnasco, ha contestato insieme alla collega il seminario organizzato sul tema per oggi alle 14.30 nella Sala del Mappamondo dove sono chiamati a raccolta i 350 parlamentari del gruppo. Se lo scopo era tastare il polso del partito, la vigilia già annuncia febbre alta. È chiaro a tutti nel Pd che i paletti messi da Bagnasco stanno a significare che una legge come quella di Ignazio Marino verrà ostacolata con tutti i mezzi. Ed è chiaro ai teodem che rischiano di essere netta minoranza nel partito: per questo temono che domani si discuta solo della proposta del senatore e non anche delle loro. Il capogruppo alla Camera Antonello Soro ha spiegato che ogni parlamentare potrà illustrare il proprio ddl, ma è evidente che la spaccatura è dietro l’angolo. Anche stavolta il rischio è che si ripeta quanto avvenuto con la legge 40 sulla procreazione assistita e sul referendum per abrogarla. Anche su quella legge sono stati messi paletti così pesanti che la tutela della salute della donna e del nascituro sono stati schiacciati da altre logiche. Secondo il professor Carlo Alberto Defanti, medico di Eluana Englaro, primario neurologo emerito, anche sul testamento biologico l’obiettivo è lo stesso. «Svuotare la legge. Bagnasco è molto chiaro sulle questioni cruciali: impedire che la nutrizione venga considerata come una terapia rinunciabile, considerandola come assistenza al malato (pur sapendo che la letteratura italiana e internazionale dice esattamente il contrario) e rendere le ipotetiche dichiarazioni di volontà del paziente non vincolanti per il medico. Se le gerarchie vaticane riusciranno nel loro intento, se la politica lo permetterà, non solo non faremo un passo in avanti ma ne faremo due indietro».
Testamento biologico, è già scontro. Come sulla procreazione
La Chiesa: «La volontà del paziente non sia vincolante». Nel partiro democratico si riapre la discussione
di Maria Zegarelli
«Di nuovo c’è l’idea di dire che si deve fare una legge dopodiché la novità cessa, perché già stabilisce come deve essere una legge, sostituendosi al Parlamento. Nell’idea di Bagnasco la legge dovrebbe dire che il paziente non ha diritto di decidere nulla». Non ci vede alcuna apertura Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica Onlus, nelle parole del presidente della Cei, Angelo Bagnasco sul testamento biologico. I «paletti» messi da Bagnasco sono, infatti, tali da rendere vuota di contenuto una legge sul testamento biologico. Quella a cui pensa il cardinale, è più una «legge di assistenza per la fine della vita», come precisa non a caso monsignor Elio Sgreccia. libera per una legge come quella che hanno in testa «i laici». Sottigliezza che non è sfuggita al centrodestra lanciato nella sfida a chi è più d’accordo con il Vaticano. Se Ignazio Marino, membro della Commissione Igiene e Sanità al Senato, nonché primo firmatario del ddl sul testamento biologico (sottoscritto da oltre 100 parlamentari) accoglie con favore l’apertura di Bagnasco, preoccupazioni nel Pd ce ne sono. I teodem sono sul piede di guerra, ieri Paola Binetti (ma anche Ilaria Argentin che teodem non è) ha accusato il partito di poca «democrazia» proprio su questo tema. La Binetti, che ha già depositato un testo che va nella direzione di Bagnasco, ha contestato insieme alla collega il seminario organizzato sul tema per oggi alle 14.30 nella Sala del Mappamondo dove sono chiamati a raccolta i 350 parlamentari del gruppo. Se lo scopo era tastare il polso del partito, la vigilia già annuncia febbre alta. È chiaro a tutti nel Pd che i paletti messi da Bagnasco stanno a significare che una legge come quella di Ignazio Marino verrà ostacolata con tutti i mezzi. Ed è chiaro ai teodem che rischiano di essere netta minoranza nel partito: per questo temono che domani si discuta solo della proposta del senatore e non anche delle loro. Il capogruppo alla Camera Antonello Soro ha spiegato che ogni parlamentare potrà illustrare il proprio ddl, ma è evidente che la spaccatura è dietro l’angolo. Anche stavolta il rischio è che si ripeta quanto avvenuto con la legge 40 sulla procreazione assistita e sul referendum per abrogarla. Anche su quella legge sono stati messi paletti così pesanti che la tutela della salute della donna e del nascituro sono stati schiacciati da altre logiche. Secondo il professor Carlo Alberto Defanti, medico di Eluana Englaro, primario neurologo emerito, anche sul testamento biologico l’obiettivo è lo stesso. «Svuotare la legge. Bagnasco è molto chiaro sulle questioni cruciali: impedire che la nutrizione venga considerata come una terapia rinunciabile, considerandola come assistenza al malato (pur sapendo che la letteratura italiana e internazionale dice esattamente il contrario) e rendere le ipotetiche dichiarazioni di volontà del paziente non vincolanti per il medico. Se le gerarchie vaticane riusciranno nel loro intento, se la politica lo permetterà, non solo non faremo un passo in avanti ma ne faremo due indietro».
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