Corriere della Sera 26.9.08
Il Comitato di Bioetica: il rifiuto delle cure è un diritto
di Margherita De Bac
ROMA — Nel dibattito sul testamento biologico arriva il documento sulla «Rinuncia consapevole al trattamento sanitario», oggi al voto del Comitato nazionale di bioetica (Cnb). Riafferma con forza un principio ancora poco chiaro ai cittadini nonostante molte sentenze di tribunali: la completa libertà sulla gestione del proprio corpo, un principio che non può essere toccato anche se il rifiuto di cure mette a rischio la vita. Il tema ruota attorno all'autodeterminazione. Ma qui si parla di persone pienamente coscienti, in grado di intendere e di volere, che esprimono con lucidità i propri desideri. Come Welby, per intendersi.
Ecco un esempio tratto da una storie reale, nota all'opinione pubblica perché finita sui giornali recentemente: se scegli di non farti amputare la gamba, nessuno può sindacare sulla tua motivazione personale. E il medico? Dovrà cercare con tutti gli argomenti di farti cambiare idea, di indurti ad accettare «i trattamenti life saving». Se non riesce nell'intento potrà «astenersi da condotte avvertite come contrarie alle propri concezioni etiche e professionali ». In altre parole «l'accoglimento della richiesta di sospendere le cure è lecito ma non obbligatorio sul piano giuridico deontologico e morale». Dunque è libero di astenersi, passando l'assistenza ad un collega. Il paziente, da parte sua, ha il diritto di manifestare la sua volontà. Ma dovrebbe avvertire anche il dovere di salvaguardare la vita, che resta un bene inviolabile, come viene sottolineato nella parte più «cattolica» del documento.
Scritto con estremo rigore dal giurista bolognese Stefano Canestrari, new entry nel Cnb, il parere ha buone probabilità di essere licenziato con voto unanime dal Comitato. Avvenimento storico per un gruppo che si distingue anche per mancanza di condivisione.
Il Cnb ha ritenuto necessario intervenire su questa materia proprio alla vigilia del dibattito parlamentare sul testamento biologico. Sembra che maggioranza e opposizione si muovano nella direzione di una legge. Ieri il Pd ha avviato un confronto interno al partito. E' possibile si riesca a trovare una sintesi fra le varie posizioni. Ottimista Anna Finocchiaro: «Al di là di posizioni marginalissime finalmente si avverte un'esigenza condivisa». Il senatore Ignazio Marino ritiene però che la legge non dovrà definire l'accanimento terapeutico e che sull'alimentazione artificiale debba decidere il medico. Disposta al dialogo l'associazione Scienza e Vita, purché l'eutanasia venga nettamente esclusa.
Il Comitato di Bioetica: il rifiuto delle cure è un diritto
di Margherita De Bac
ROMA — Nel dibattito sul testamento biologico arriva il documento sulla «Rinuncia consapevole al trattamento sanitario», oggi al voto del Comitato nazionale di bioetica (Cnb). Riafferma con forza un principio ancora poco chiaro ai cittadini nonostante molte sentenze di tribunali: la completa libertà sulla gestione del proprio corpo, un principio che non può essere toccato anche se il rifiuto di cure mette a rischio la vita. Il tema ruota attorno all'autodeterminazione. Ma qui si parla di persone pienamente coscienti, in grado di intendere e di volere, che esprimono con lucidità i propri desideri. Come Welby, per intendersi.
Ecco un esempio tratto da una storie reale, nota all'opinione pubblica perché finita sui giornali recentemente: se scegli di non farti amputare la gamba, nessuno può sindacare sulla tua motivazione personale. E il medico? Dovrà cercare con tutti gli argomenti di farti cambiare idea, di indurti ad accettare «i trattamenti life saving». Se non riesce nell'intento potrà «astenersi da condotte avvertite come contrarie alle propri concezioni etiche e professionali ». In altre parole «l'accoglimento della richiesta di sospendere le cure è lecito ma non obbligatorio sul piano giuridico deontologico e morale». Dunque è libero di astenersi, passando l'assistenza ad un collega. Il paziente, da parte sua, ha il diritto di manifestare la sua volontà. Ma dovrebbe avvertire anche il dovere di salvaguardare la vita, che resta un bene inviolabile, come viene sottolineato nella parte più «cattolica» del documento.
Scritto con estremo rigore dal giurista bolognese Stefano Canestrari, new entry nel Cnb, il parere ha buone probabilità di essere licenziato con voto unanime dal Comitato. Avvenimento storico per un gruppo che si distingue anche per mancanza di condivisione.
Il Cnb ha ritenuto necessario intervenire su questa materia proprio alla vigilia del dibattito parlamentare sul testamento biologico. Sembra che maggioranza e opposizione si muovano nella direzione di una legge. Ieri il Pd ha avviato un confronto interno al partito. E' possibile si riesca a trovare una sintesi fra le varie posizioni. Ottimista Anna Finocchiaro: «Al di là di posizioni marginalissime finalmente si avverte un'esigenza condivisa». Il senatore Ignazio Marino ritiene però che la legge non dovrà definire l'accanimento terapeutico e che sull'alimentazione artificiale debba decidere il medico. Disposta al dialogo l'associazione Scienza e Vita, purché l'eutanasia venga nettamente esclusa.
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