lunedì 1 settembre 2008

Englaro: Regione diffidata subito un posto per il ricovero

Englaro: Regione diffidata subito un posto per il ricovero

La Repubblica del 1 settembre 2008, pag. 15

di Piero Colaprico

«Ero un randagio che abbaiava alla luna, sono passato ad araldo di un diritto sentito da molti», ha detto papà Beppino Englaro quando la Cassazione prima (16 ottobre 2007) e la Corte d’appello di Milano poi (9 luglio 2008) gli hanno dato ragione. Sono però trascorsi due mesi e non è successo nulla di nulla. In qualità di tutore della figlia Eluana, in stato vegetativo permanente da oltre sedici anni, Englaro aspetta. Ma a che punto è la vicenda? Lo chiediamo a Vittorio Angiolini, ordinario di diritto costituzionale all’università Statale di Milano e avvocato della famiglia Englaro. «Per noi - risponde - la decisione è esecutiva, cioè potremmo agire anche subito, e infatti abbiamo anche scritto una diffida alla Regione Lombardia».



Una diffida alla Regione? E perché?

«I fatti: abbiamo un cittadino, Englaro, che si rivolge ai giudici e finalmente ottiene la risposta, può quindi fare in modo che il percorso di morte naturale, interrotto dalla rianimazione, possa riprendere. O viceversa, che possa cessare una vita prolungata indefinitamente con accorgimenti tecnico scientifici. Ma dove può avvenire tutto questo? Englaro ha chiesto alla struttura convenzionata dove Eluana è ricoverata e all’ospedale pubblico di Lecco ed entrambi hanno risposto: "Da noi no". Si sono rifiutate».



Il caso, riconoscerà, è delicato sotto vari profili...

«Certamente sì, ma se un cittadino ha un diritto, l’istituzione deve metterlo in condizione di poterlo esercitare. Perciò abbiamo chiesto in Regione di dirci quale sarebbe una struttura idonea».



Risposte?

«Zero, perciò li abbiamo diffidati, dieci giorni fa. Tutto dev’essere chiaro, i nostri sono passi ufficiali. Se la Lombardia ci dirà no, chiederemo questa possibilità ad altre Regioni. Qualche contatto c’è, vedremo poi come regolarci sul piano legale».



Sospendere le cure, l’alimentazione e l’idratazione è una pratica applicata a decine di migliaia di malati terminali, anche in Italia, da tempo. Che cosa vi blocca? Il ricorso della Procura?

«In realtà, non c’è stata alcuna sospensiva. Però questo ricorso, anche se nessun magistrato può contestare le linee già espresse dalla Cassazione a dicembre, crea un’obiettiva nuova incertezza. Minima, ma la crea. Perciò ci resta solo una via. Presenteremo un controricorso entro settembre e attenderemo la Cassazione».



Il conflitto di attribuzione sollevato dal Parlamento?

«Mi faccia tacere. Per altro, il conflitto sarebbe tra Parlamento e Cassazione, non ha effetto sulle parti, cioè non blocca Englaro, non ha titolo. È lui che ha scelto di attendere, un atteggiamento dovuto anche alla sua precisa volontà, non vuole forzare la coscienza di nessuno, anche se mastica amarezza, gli hanno dato persino dell’ assassino. Aun padre che, con dolore, chiede il rispetto della volontà della figlia. Molti che polemizzano non hanno approfondito minimamente il tema, non esiste un diritto di morire, qua non c’è l’eutanasia, e cioè l’aiuto a morire. È 1’opposto, Eluana non ha alcuna relazione con il mondo circostante e avrebbe da tempo cessato di vivere, se altri non avessero tenuto a distanza la morte grazie ai cosiddetti progressi della medicina e alle cure eccezionali, ma inutili, che ha avuto».

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