venerdì 19 dicembre 2008

Caso Eluana, la clinica denuncia: il ministro tenta di intimidirci

l’Unità 19.12.08
Caso Eluana, la clinica denuncia: il ministro tenta di intimidirci
di Federica Fantozzi

La clinica chiede garanzie formali e denuncia il ricatto del ministro Sacconi. Anche la Corte di Cassazione ribadisce che l’atto di Sacconi non può vanificare la sentenza, e ventila anche l’uso del «ricovero coatto».
Di fronte alle «intimidazioni» del ministro del Welfare la casa di cura «Città di Udine» ribadisce la propria disponibilità «a patto che la Regione si prenda la responsabilità di condividere con un atto inequivocabile questo percorso che noi riteniamo di civiltà e pietas». Al termine di un pomeriggio da cardiopalma, tra voci che Eluana Englaro fosse lì lì per essere trasferita a Udine, l’esito del consiglio di amministrazione è ancora uno stallo. La struttura privata, che al terzo piano ha già pronta una stanza e una squadra di una ventina volontari esterni per accompagnare Eluana al distacco del sondino, non si accontenta della presa di posizione del governatore Tondo. Invoca garanzie formali per evitare che la stessa maggioranza, dove l’assessore alla Sanità Kosic si era messo di traverso, sconfessi il presidente o, peggio, che una giunta in futuro chieda ai sanitari conto della disobbedienza al diktat di Sacconi.
È l’amministratore delegato Claudio Riccobon a comunicare il nuovo stop, frutto di una trattativa con Tondo che chiedeva di non essere messo con le spalle al muro. Incertezza fino all’ultimo: Riccobon sta per iniziare la conferenza, poi ci ripensa e si immerge in una conversazione telefonica. La richiesta della clinica allunga i tempi, è prevedibile che ci voglia qualche giorno per il parere della direzione tecnica o dell’Agenzia della Sanità (gli organismi competenti), ma lascia aperto uno spiraglio. Infatti Tondo continua a pensare che «si tratti di un rapporto tra privati», rafforzando l’idea che alla fine l’orientamento sarà questo. Vale a dire una trattativa privatistica in cui la Regione nonentra e che dunque è fuori dall’ambito di applicazione della circolare ministeriale. Anche Kosic ieri sera adotta questa linea.
Ma il comunicato della «Città di Udine» è soprattutto un j’accuse che contiene parole pesantissime sul titolare del Welfare: «Di fronte a un decreto ormai inoppugnabile e definitivo lancia intimidazioni per colpire l’azienda nel suo interesse vitale arrivando a minacciare la revoca dell’accreditamento al servizio sanitario nazionale. Non ci sono parole per commentare: un ministro deve comportarsi in maniera diversa». Davanti a lettere anonime di insulti come «boia», al paragone «con i nazisti nei campi di sterminio», la clinica ribadisce che la scelta «su base volontaria e in forma gratuita» è stata dettata da «pura umanità per consentire a una famiglia di tornare nella sua terra, per porre fine a uno strazio che dura 17 anni» e di cui «tanti benpensanti cercano pilatescamente di lavarsi le mani».
È l’ultimo colpo di scena nell’odissea della ragazza in coma dal 1992 per un incidente d’auto ma mai abbandonata dal padre Beppino e dallo zio Armando che hanno affrontato un lungo percorso giudiziario ottenendo infine il diritto di interrompere l’alimentazione artificiale. In mattinata anche la Corte di Cassazione, per bocca del sostituto procuratore generale Marcello Matera, aveva chiarito che l’atto di indirizzo di Sacconi «è destinato solo alle strutture amministrative non può vanificare una sentenza» ventilando anche come «teoricamente possibile il ricorso alla forza pubblica», cioè al ricovero coatto, se nessuno volesse accogliere Eluana. Un’ipotesi che gli avvocati stanno valutando in queste ore ma considerano un’extrema ratio di fronte al perdurare del muro contro muro. Al momento perdura la speranza che il «chiarimento» richiesto dalla clinica possa venire esaudito dalla Regione. Si mostra ottimista l’avvocato della famiglia Vittorio Angiolini. Anche la curatrice di Eluana Franca Alessio si limita a sperare che Tondo confermi le sue aperture. Riccobon ritiene che «i tempi possono essere mantenuti brevi, si tratta solo di capire se e come la Regione intende applicare l’atto». Oggi il procuratore di Udine incontra i vertici della clinica.
Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani giudica la presa di posizione di Sacconi «giuridicamente ininfluente». Ma il sottosegretario Roccella insiste: «Il Friuli la segua o sarà frattura con il governo».

1 commento:

giovannitalleri ha detto...

Avevo già scritto in merito da qualche parte e nel mio sito www.giovannitalleri.it. Sono favorevole all’eutanasia: morire secondo natura e con l’aiuto della natura, la quale offre pure i mezzi per non soffrire. Respingo, rifiuto il ricorso ad ogni mezzo di soppressione della vita e ad ogni mezzo tecnico di prolungamento della medesima una volta entrato in coma, incapace, impossibilitato di esprimere il mio pensiero o forse anche nell’assenza di un pensiero qualsiasi.
La scienza infatti non sa, non lo sappiamo nessuno, che cosa succede dentro questa gabbia di materia che è il nostro corpo. Solo l’idea che uno sia costretto a sopravvivere in stato vegetale mi angoscia, perché non so che cos’è quest’anima, se c’è un’anima, un’entità intelligente, pensante, addirittura destinata ad un premio o ad una punizione, la quale potrebbe solo continuare a vedere e a sentire dall’interno della sua prigione ciò che la circonda, senza poter comunicare. Una sofferenza infernale davvero. E che poi a insistere, nell’usare qualsiasi mezzo per mantenere in vita il corpo, sia proprio chi ha la fortuna di possedere la fede nella vita dell’aldilà, sopratutto un uomo di chiesa, un credente in Dio e nella vita eterna, nella resurrezione, mi sembra assurdo. Non posso concepire che qualcuno pretenda di negarmi il diritto di morire secondo natura, con Dio.
Nessun uomo di chiesa, nessun uomo di legge può arrogarsi il diritto di obbligarmi a vivere come un vegetale, continuando a tenere prigioniera la mia anima nella sua gabbia di materia.