Eluana, Udine è pronta Sacconi ricatta e minaccia
L'Unità del 18 dicembre 2008, pag. 16
di Federica Fantozzi
A sera ciò che Beppino Englaro aveva giudicato, a caldo, l’ennesima «stangata», viene derubricato dai suoi legali a «diversivo», e il terreno sotto i piedi di Sacconi si fa scivoloso. Perché una giornata aperta con lo stop della clinica «Città di Udine» di fronte al diktat del ministro del Welfare su Eluana, si conclude con una raffica di no al gesto che i Radicali, e non solo, chiamano apertamente «ricatto». La magistratura informa che il decreto sull’interruzione delle cure è già esecutivo «perché non è stato impugnato». L’Anm avverte: «Fondamentale in uno stato di diritto rispettare le decisioni dei giudici». Gli avvocati concludono che la circolare del ministro «non è vincolante». E quando Sacconi ventila sanzioni amministrative come la perdita della convenzione sanitaria per la clinica disobbediente - l’uomo forte del PdL friulano Ferruccio Saro gli risponde duro che «il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale». L’ultima parola spetterà alla casa di cura udinese, ma la speranza di un approdo c’è.
Dopo aver studiato la circolare gli avvocati Angiolini e Campeis diramano una nota: «La lettera di Sacconi non è un atto vincolante dal punto di vista giuridico, non produce effetti sull’attuazione della sentenza». Significa che chi ricoverasse Eluana non correrebbe rischi giudiziari. E la conclusione che i legali speravano, per cui hanno lavorato tutta la giornata. Passo facilitato dalla precisazione del giudice Filippo Lamanna della Corte d’Appello di Milano, l’estensore del decreto che ha stabilito le modalità per la fine dello stato vegetativo della ragazza in coma da 16 anni: Al decreto è già esecutivo per mancata impugnazione». Dunque nessun ostacolo di diritto si frappone tra quel provvedimento e il ricovero di Eluana nella clinica alla periferia di Udine dove è già pronta una stanza per lei.
Il concetto, ribadito da giuristi e costituzionalisti, è chiaro allo stesso Sacconi. Infatti il ministro esplicita il senso del suo divieto: «L’inadempienza avrebbe conseguenze immaginabili» per la casa di cura. Non civili o penali ma amministrative. Nel campo sanitario, dove il ministero gestisce convenzioni e accreditamenti. Si indigna Maurizio Mori della Consulta di Bioetica: «Un atto sconvolgente dal punto di vista etico e politico. E un’intimidazione ai cittadini. Con metodi propri non dello Stato ma di altre organizzazioni». Il professor Carlo Alberto Defanti, il neurologo che segue Eluana e che martedì era pronto per partire con lei sull’ambulanza, individua «un’ingerenza senza precedenti del potere esecutivo su una sentenza passata in giudicato. Credo - aggiunge - che abbiano individuato l’anello debole, cioè la casa di cura, che ha tutto da perdere. Il timore è che le venga revocata la convenzione».
In effetti, ieri mattina l’amministratore della «Città di Udine» Claudio Riccobon aveva messo le mani avanti: «Confermiamo la disponibilità ma in un percorso legale chiaro». Fuori dai denti, la clinica chiede copertura. Batte un colpo Renzo Tondo, governatore del Friuli e amico degli Englaro che per primo aprì le porte della Regione ma fu costretto poi a defilarsi: «Da Sacconi un atto legittimo - dice - Ma non credo influisca. E’ un rapporto privato tra il papà di Eluana e la struttura». E batte un colpo più forte il senatore Saro: «Il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale - avverte Sacconi - E c’è un accordo privatistico».
Resta da vedere se la clinica si sentirà rassicurata o vorrà garanzie formali. Ma c’è cauto ottimismo tra gli avvocati che, avuta per le mani la direttiva, si sono resi conto che è più blanda delle enunciazioni in tv: più un suggerimento alle Regioni che un ordine. «In questo rapporto lo Stato non entra -. chiarisce Angiolini - E sulle convenzioni hanno potestà le Regioni non il ministero». Insomma: «Sacconi ha fatto un diversivo. Ora siamo tornati al punto di partenza». Udine aspetta ancora Eluana.
L'Unità del 18 dicembre 2008, pag. 16
di Federica Fantozzi
A sera ciò che Beppino Englaro aveva giudicato, a caldo, l’ennesima «stangata», viene derubricato dai suoi legali a «diversivo», e il terreno sotto i piedi di Sacconi si fa scivoloso. Perché una giornata aperta con lo stop della clinica «Città di Udine» di fronte al diktat del ministro del Welfare su Eluana, si conclude con una raffica di no al gesto che i Radicali, e non solo, chiamano apertamente «ricatto». La magistratura informa che il decreto sull’interruzione delle cure è già esecutivo «perché non è stato impugnato». L’Anm avverte: «Fondamentale in uno stato di diritto rispettare le decisioni dei giudici». Gli avvocati concludono che la circolare del ministro «non è vincolante». E quando Sacconi ventila sanzioni amministrative come la perdita della convenzione sanitaria per la clinica disobbediente - l’uomo forte del PdL friulano Ferruccio Saro gli risponde duro che «il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale». L’ultima parola spetterà alla casa di cura udinese, ma la speranza di un approdo c’è.
Dopo aver studiato la circolare gli avvocati Angiolini e Campeis diramano una nota: «La lettera di Sacconi non è un atto vincolante dal punto di vista giuridico, non produce effetti sull’attuazione della sentenza». Significa che chi ricoverasse Eluana non correrebbe rischi giudiziari. E la conclusione che i legali speravano, per cui hanno lavorato tutta la giornata. Passo facilitato dalla precisazione del giudice Filippo Lamanna della Corte d’Appello di Milano, l’estensore del decreto che ha stabilito le modalità per la fine dello stato vegetativo della ragazza in coma da 16 anni: Al decreto è già esecutivo per mancata impugnazione». Dunque nessun ostacolo di diritto si frappone tra quel provvedimento e il ricovero di Eluana nella clinica alla periferia di Udine dove è già pronta una stanza per lei.
Il concetto, ribadito da giuristi e costituzionalisti, è chiaro allo stesso Sacconi. Infatti il ministro esplicita il senso del suo divieto: «L’inadempienza avrebbe conseguenze immaginabili» per la casa di cura. Non civili o penali ma amministrative. Nel campo sanitario, dove il ministero gestisce convenzioni e accreditamenti. Si indigna Maurizio Mori della Consulta di Bioetica: «Un atto sconvolgente dal punto di vista etico e politico. E un’intimidazione ai cittadini. Con metodi propri non dello Stato ma di altre organizzazioni». Il professor Carlo Alberto Defanti, il neurologo che segue Eluana e che martedì era pronto per partire con lei sull’ambulanza, individua «un’ingerenza senza precedenti del potere esecutivo su una sentenza passata in giudicato. Credo - aggiunge - che abbiano individuato l’anello debole, cioè la casa di cura, che ha tutto da perdere. Il timore è che le venga revocata la convenzione».
In effetti, ieri mattina l’amministratore della «Città di Udine» Claudio Riccobon aveva messo le mani avanti: «Confermiamo la disponibilità ma in un percorso legale chiaro». Fuori dai denti, la clinica chiede copertura. Batte un colpo Renzo Tondo, governatore del Friuli e amico degli Englaro che per primo aprì le porte della Regione ma fu costretto poi a defilarsi: «Da Sacconi un atto legittimo - dice - Ma non credo influisca. E’ un rapporto privato tra il papà di Eluana e la struttura». E batte un colpo più forte il senatore Saro: «Il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale - avverte Sacconi - E c’è un accordo privatistico».
Resta da vedere se la clinica si sentirà rassicurata o vorrà garanzie formali. Ma c’è cauto ottimismo tra gli avvocati che, avuta per le mani la direttiva, si sono resi conto che è più blanda delle enunciazioni in tv: più un suggerimento alle Regioni che un ordine. «In questo rapporto lo Stato non entra -. chiarisce Angiolini - E sulle convenzioni hanno potestà le Regioni non il ministero». Insomma: «Sacconi ha fatto un diversivo. Ora siamo tornati al punto di partenza». Udine aspetta ancora Eluana.
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