Il diktat di Sacconi: Eluana non può morire in nessun ospedale
Liberazione del 17 dicembre 2008, pag. 1
di Laura Eduati
Eluana Englaro non deve morire poiché, in quanto disabile, è protetta dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità approvata dalle Nazioni Unite e dunque non possono esserle sospese l'idratazione e l'alimentazione nasogastrica.
L'ultima trovata del governo italiano per impedire la morte della donna di Lecco, in stato vegetativo permanente da sedici anni, tira in ballo persino l'Onu. E con un atto di indirizzo del ministero a tutte le Regioni, il responsabile di welfare e salute Maurizio Sacconi vieta alle strutture pubbliche e private di staccare il sondino a Eluana perché ciò andrebbe contro la legge. Secondo il legale della famiglia Englaro, questo atto non varrebbe nulla «poiché la legge non la fa Sacconi». Specialmente, fa osservare il neurologo ed ex primario del Niguarda di Milano che dal 1995 ha in cura Eluana e si è detto disposto a staccare il sondino, Carlo Alberto Defanti, il divieto di Sacconi cozza tremendamente con la sentenza della Cassazione che dopo anni di battaglie giudiziarie ha finalmente dato il permesso al padre della ragazza, Beppino Englaro, di interrompere idratazione e alimentazione forzate per concedere alla figlia ciò che desiderava se si fosse ritrovata a vivere come un vegetale: la morte.
Sacconi dice di fare riferimento alla Convenzione sui disabili approvata dall'Onu pochi giorni orsono, il 13 dicembre, secondo la quale occorre evitare la discriminazione nei confronti delle persone con handicap fornendo «assistenza medica o prestazione di cure e servizi sanitari o cibo e liquidi».
Eppure il caso Englaro è diverso, diversissimo: alla ragazza è stato fornito il massimo delle cure per sedici lunghi anni, mentre il padre lottava per ottenere la fine delle sue sofferenze. L'atto di indirizzo è conformato anche sul parere del 30 settembre 2005 del Comitato nazionale di bioetica, secondo cui la sospensione di nutrizione e idratazione «va valutata come una forma particolarmente crudele di abbandono del malato».
Sebbene l'avvocato della famiglia di Lecco, Vittorio Angiolini, mantenga un cauto ottimismo, è chiaro che si tratta dell'ennesimo intralcio all'esecuzione della sentenza della Cassazione. Settimane orsono Beppino Englaro, accusato dal presidente del Consiglio superiore di sanità di volere praticare l'eutanasia alla figlia lasciandola morire di fame e di sete, decise di dichiarare il silenzio stampa. Alla dura battaglia ingaggiata da maggioranza e Vaticano, si è aggiunto il problema di trovare una struttura disponibile ad accogliere Eluana nei suoi ultimi giorni. Dopo il secco "niet" del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che ha negato le ultime cure a Eluana in tutto il territorio regionale, sembra che una casa di cura di Udine abbia accolto le richieste degli Englaro e lo conformerebbe un protocollo legale sull'esecuzione della sentenza, messo a punto dai legali che seguono la vicenda di Eluana. Gli stessi legali, però, impongono «il massimo riserbo» e la casa di cura "Città di Udine" si affretta a smentire il trasferimento di Eluana nelle proprie strutture.
La curatrice speciale della ragazza ormai trentottenne, Franca Alessi, è convinta che l'atto di indirizzo del ministero non potrà ostacolare la sentenza della Cassazione. Il divieto di sospendere idratazione e alimentazione, ha spiegato, potrebbe vigere per le strutture del servizio sanitario nazionale ma non varrebbe per i medici che si presterebbero a staccare il sondino, se estranei alla struttura di accoglienza.
Resta il vuoto legislativo. Il caso Englaro ha spinto lo stesso Pdl a proporre delle leggi contro il testamento biologico con l'eccezione di Dalla Vedova e Boniver, favorevoli a considerare alimentazione e idratazione come un qualsiasi trattamento sanitario. L'ex chirurgo Ignazio Marino (Pd) ha presentato un appello per una legge sulle direttive anticipate in applicazione con l'art 32 della Costituzione (libertà di rifiutare le cure). Che il Pd sia lacerato sul tema lo dimostrano gli elogi a Sacconi espressi dalle parlamentari Binetti e Baio.
Liberazione del 17 dicembre 2008, pag. 1
di Laura Eduati
Eluana Englaro non deve morire poiché, in quanto disabile, è protetta dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità approvata dalle Nazioni Unite e dunque non possono esserle sospese l'idratazione e l'alimentazione nasogastrica.
L'ultima trovata del governo italiano per impedire la morte della donna di Lecco, in stato vegetativo permanente da sedici anni, tira in ballo persino l'Onu. E con un atto di indirizzo del ministero a tutte le Regioni, il responsabile di welfare e salute Maurizio Sacconi vieta alle strutture pubbliche e private di staccare il sondino a Eluana perché ciò andrebbe contro la legge. Secondo il legale della famiglia Englaro, questo atto non varrebbe nulla «poiché la legge non la fa Sacconi». Specialmente, fa osservare il neurologo ed ex primario del Niguarda di Milano che dal 1995 ha in cura Eluana e si è detto disposto a staccare il sondino, Carlo Alberto Defanti, il divieto di Sacconi cozza tremendamente con la sentenza della Cassazione che dopo anni di battaglie giudiziarie ha finalmente dato il permesso al padre della ragazza, Beppino Englaro, di interrompere idratazione e alimentazione forzate per concedere alla figlia ciò che desiderava se si fosse ritrovata a vivere come un vegetale: la morte.
Sacconi dice di fare riferimento alla Convenzione sui disabili approvata dall'Onu pochi giorni orsono, il 13 dicembre, secondo la quale occorre evitare la discriminazione nei confronti delle persone con handicap fornendo «assistenza medica o prestazione di cure e servizi sanitari o cibo e liquidi».
Eppure il caso Englaro è diverso, diversissimo: alla ragazza è stato fornito il massimo delle cure per sedici lunghi anni, mentre il padre lottava per ottenere la fine delle sue sofferenze. L'atto di indirizzo è conformato anche sul parere del 30 settembre 2005 del Comitato nazionale di bioetica, secondo cui la sospensione di nutrizione e idratazione «va valutata come una forma particolarmente crudele di abbandono del malato».
Sebbene l'avvocato della famiglia di Lecco, Vittorio Angiolini, mantenga un cauto ottimismo, è chiaro che si tratta dell'ennesimo intralcio all'esecuzione della sentenza della Cassazione. Settimane orsono Beppino Englaro, accusato dal presidente del Consiglio superiore di sanità di volere praticare l'eutanasia alla figlia lasciandola morire di fame e di sete, decise di dichiarare il silenzio stampa. Alla dura battaglia ingaggiata da maggioranza e Vaticano, si è aggiunto il problema di trovare una struttura disponibile ad accogliere Eluana nei suoi ultimi giorni. Dopo il secco "niet" del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che ha negato le ultime cure a Eluana in tutto il territorio regionale, sembra che una casa di cura di Udine abbia accolto le richieste degli Englaro e lo conformerebbe un protocollo legale sull'esecuzione della sentenza, messo a punto dai legali che seguono la vicenda di Eluana. Gli stessi legali, però, impongono «il massimo riserbo» e la casa di cura "Città di Udine" si affretta a smentire il trasferimento di Eluana nelle proprie strutture.
La curatrice speciale della ragazza ormai trentottenne, Franca Alessi, è convinta che l'atto di indirizzo del ministero non potrà ostacolare la sentenza della Cassazione. Il divieto di sospendere idratazione e alimentazione, ha spiegato, potrebbe vigere per le strutture del servizio sanitario nazionale ma non varrebbe per i medici che si presterebbero a staccare il sondino, se estranei alla struttura di accoglienza.
Resta il vuoto legislativo. Il caso Englaro ha spinto lo stesso Pdl a proporre delle leggi contro il testamento biologico con l'eccezione di Dalla Vedova e Boniver, favorevoli a considerare alimentazione e idratazione come un qualsiasi trattamento sanitario. L'ex chirurgo Ignazio Marino (Pd) ha presentato un appello per una legge sulle direttive anticipate in applicazione con l'art 32 della Costituzione (libertà di rifiutare le cure). Che il Pd sia lacerato sul tema lo dimostrano gli elogi a Sacconi espressi dalle parlamentari Binetti e Baio.
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