martedì 23 dicembre 2008

Eluana, scontro tra Corte Europea e Vaticano

Eluana, scontro tra Corte Europea e Vaticano

Secolo XIX del 23 dicembre 2008, pag. 2

di Luca De Carolis

Un secco no, che irrita il governo e il Vaticano, concordi nel ribadire l’appoggio al ministro del Welfare Sacconi. "Sconfitto", anche se indirettamente, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che ieri ha respinto il ricorso di diversi gruppi cattolici italiani contro la sentenza con cui nel giugno scorso la Corte d’Appello di Milano ha autorizzato la sospensione dell’alimentazione artificiale per Eluana Englaro.



Un’istanza presentata un mese fa, «irricevibile» secondo i giudici europei. Che motivano così la bocciatura: «Perché venga abolita, non è sufficiente che una sentenza o una legge violi di per sé la Convenzione dei diritti dell’uomo, ma è necessario che sia stata applicata a detrimento della Convenzione stessa». Non solo. La Corte sottolinea anche che i ricorrenti «non hanno nessun legame diretto con Eluana, quindi non possono essere considerati vittime dirette della sentenza, atto che per sua natura riguarda solo le parti direttamente coinvolte e i fatti in oggetto». Porta chiusa, quindi, al ricorso delle associazioni cattoliche, che replicano: «Prendiamo atto che la Corte non è entrata nel merito, ma va sottolineato che nelle motivazioni si dice chiaramente che quanto disposto dai giudici di Milano non obbliga nessuno alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale». Serafico invece Beppino Englaro: «Nessuna sorpresa, sapevo che il ricorso era irricevibile già quando è stato presentato». Mentre il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ribadisce: «La posizione del governo italiano sul caso di Eluana è quella corretta. La direttiva di Sacconi? Quello che ha detto lo ha detto non per piacere, ma perché ne è profondamente convinto».



L’esecutivo quindi, pur tra qualche imbarazzo (e i distinguo dei laici) difende l’atto di indirizzo con cui il ministro del Welfare proibisce a tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, di staccare il sondino alla donna di Lecco. Un provvedimento richiamato ieri sera dal Vaticano che si è espresso per bocca del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, (una sorta di ministro della Salute d’Oltrevere): «Ammazzare un innocente è qualcosa di totalmente negativo. La settimana scorsa il ministro Sacconi ha emesso una circolare dicendo che non si deve staccare la spina: la bontà o la malignità di un’azione non dipende da quello che decidono un uomo o una collettività, ma da una realtà oggettiva. E la realtà oggettiva è la vita».



La linea del Vaticano, insomma, è chiara: appoggiare Sacconi e la sua direttiva, a cui la Santa Sede si aggrappa come ultimo baluardo contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano, poi confermata dalla Cassazione. Il professore Antonio Spagnolo, membro dell’Accademia pontificia per la vita, precisa: «I medici sono tenuti a non fare atti che possano anticipare la morte di una persona e possono esercitare il legittimo diritto all’obiezione di coscienza . Nella vicenda di Eluana ci si trova di fronte al paradosso di voler dare corso a un’azione prima ancora che vi sia una legge in materia».



Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha annunciato il testo sul testamento biologico per la prossima primavera. Nell’attesa, il caso Englaro continua a combattersi nelle aule di giustizia. Gran parte del centrodestra protesta per la decisione di Strasburgo. «Per la Corte Ue contano i cavilli e non la vita delle persone» si lamenta il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Durissimo Luca Volontè (Udc): «Quella di Strasburgo è una sentenza nazista».



Esultano invece il centrosinistra e i Radicali, che chiedono a Sacconi di ritirare la direttiva. Guido Viale, dell’associazione Luca Coscioni, sostiene: «Bocciando il ricorso la Corte europea ha bocciato i suggeritori occulti delle intimidazioni di Sacconi. Mi auguro che ora il ministro faccia un passo indietro, ritirando l’atto di indirizzo». Mentre Anna Finocchiaro (Pd) precisa: «Commentare la sentenza mi sembra davvero fuori luogo. Ora bisogna smetterla con le polemiche e arrivare a una legge sul testamento biologico».



Si continua a discutere anche in Friuli Venezia Giulia, dove una clinica di Udine dovrebbe ospitare le ultime ore di Eluana. «L’intervento del governo sul caso è sbagliato, perché si tratta di un fatto privato» sostiene il presidente del Consiglio regionale friulano, Eduardo Ballaman (Lega Nord), secondo cui «Roccella non doveva dire alla Regione di seguire l’atto di indirizzo di Sacconi». Stasera a Udine si terrà una proiezione promossa dall’associazione cattolica Scienza e Vita, a cui parteciperà l’arcivescovo, «per riflettere sulla condizione di massima fragilità di Eluana».

Eluana, Strasburgo dice «no» ai ricorsi dei gruppi cattolici. L’ira del Vaticano

l’Unità 23.12.08
Eluana, Strasburgo dice «no» ai ricorsi dei gruppi cattolici. L’ira del Vaticano
di Federica Fantozzi

L’Europa conferma: si tratta di una vicenda privata. Intanto la struttura di Udine conferma la propria disponibilità ad accogliere la ragazza. E anche la Lega friulana dice: il governo stia fuori dalla vicenda.
La Corte Europea per i diritti dell’uomo dà ragione alla famiglia di Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo da 16 anni che ha ottenuto il diritto di morire al termine di una decennale battaglia giudiziaria. La Corte ha respinto giudicandolo «irricevibile» perché «totalmente infondato» il ricorso presentato da varie associazioni italiane contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano che autorizza l’interruzione dell’alimentazione artificiale.
A fine novembre la Corte europea aveva già bocciato la procedura d’urgenza stabilendo per il caso l’iter normale. Adesso, la storia è finita. «Nessuna sorpresa - dice papà Beppino -. Mi aspettavo che fosse irricevibile da quando è stato presentato».
Dal Vaticano replica il cardinale Javier Lozano Barragan, sorta di “ministro della Salute” d’Oltretevere. L’uomo non può decidere sulla vita, ha detto il porporato, e «ammazzare un innocente è qualcosa di totalmente negativo». Secondo Barragan «Sacconi ha fatto una circolare dicendo che non si deve staccare la spina. La bontà o malignità di una azione non dipende da ciò che un uomo o una collettività decidono, ma da una realtà oggettiva, la vita».
Anche per il ministro degli Esteri Franco Frattini «la posizione del governo è corretta». Il segretario del Pri Francesco Nucara invece invita Sacconi «a ritirare la circolare».
La Corte Europea ha spiegato che la richiesta di discutere il caso è «irricevibile» in quanto «non è sufficiente che una legge o una sentenza violi di per sé i diritti protetti dalla Convenzione per i diritti dell’uomo, ma deve essere stata applicata a detrimento» della Convenzione stessa. Inoltre, si legge nel provvedimento, «i ricorrenti non hanno nessun legame diretto con Eluana» e quindi non possono «essere considerati vittime dirette della sentenza».
L’atto di cui «criticano il risultato e temono le conseguenze» non li tocca direttamente perché la decisione della Corte d’appello riguarda «solo le parti direttamente coinvolte» e «i fatti oggetto» della decisione. L’Europa, insomma, conferma che si tratta di una vicenda privata riguardante Eluana e i suoi familiari e non chi si senta colpito nella propria sensibilità.
È l’impostazione che sta prevalendo anche in Italia. In Friuli, nella clinica “Città di Udine”, la stanza per Eluana è ancora pronta. Il governatore Renzo Tondo, dopo aver dichiarato che la Regione «si asterrà da atti politici» ha chiarito che non esiste possibilità di revocare la convenzione alla clinica, come ventilato dalla direttiva Sacconi. E ieri, il presidente del consiglio regionale, il leghista Ballaman, si è detto d’accordo: «L’intervento del governo è stato un errore. È un fatto privato: posso auspicare che la ragazza continui a vivere, ma non entrare nelle decisioni del papà». L’Udc, che a parole minaccia la crisi, è rimasto solo.

venerdì 19 dicembre 2008

L’etica e l’ingerenza di Sacconi

l’Unità 19.12.08
L’etica e l’ingerenza di Sacconi
di Vittorio Angiolini

La Corte Costituzionale tedesca, tempo fa, ha ipotizzato che l’aborto, considerato illecito, potesse essere ammesso qualora la donna si sottoponesse preventivamente ad un’opera di persuasione «etica», con cui lo Stato le ricordasse come la scelta di abortire fosse riprovevole.
Giuristi tedeschi ed europei, anche cattolici, criticarono la Corte, sottolineando come compito dello Stato non possa essere quello di ingerirsi nell’ «etica» e nelle «coscienze» individuali, ma debba essere solo quello di distinguere, con sanzioni adeguate, i comportamenti vietati da quelli ammessi e da quelli protetti come diritto dell’individuo.
L’intervento del Ministro Sacconi sul caso Englaro ripropone il problema: il Ministro stesso dice di non aver vincolato comportamenti, non avendone la competenza, ma dice di aver voluto operare un richiamo doveroso «eticamente». Il problema è di nuovo quello di un’autorità statale che vuole porsi come autorità in campo «etico». La questione non è secondaria. La «bio-etica» esige un dibattito ampio, a cui tutti siano ammessi liberamente e senza esclusioni, neanche a carico di chi rivendica la libertà di propri convincimenti religiosi. La «bio-etica», non può divenire «bio-politica», ossia rimessa alla mano statale e pubblica. Lo Stato e la politica che vogliono appropriarsi dell’«etica» sono, per fortuna, solo un ricordo triste.
Lo Stato faccia il compito suo, che è quello di dare norme giuridiche di comportamento e che, nel caso di Eluana, è un compito ormai esaurito, essendo giunti ad una sentenza definitiva.
Per il resto, anche sugli stati vegetativi, il dibattito liberamente. In campo «etico», l’opinione del Ministro vale quella di qualunque altro cittadino, in quanto non si traduca, o come nel caso nostro sia persino intraducibile, in regole di diritto.

Caso Eluana, la clinica denuncia: il ministro tenta di intimidirci

l’Unità 19.12.08
Caso Eluana, la clinica denuncia: il ministro tenta di intimidirci
di Federica Fantozzi

La clinica chiede garanzie formali e denuncia il ricatto del ministro Sacconi. Anche la Corte di Cassazione ribadisce che l’atto di Sacconi non può vanificare la sentenza, e ventila anche l’uso del «ricovero coatto».
Di fronte alle «intimidazioni» del ministro del Welfare la casa di cura «Città di Udine» ribadisce la propria disponibilità «a patto che la Regione si prenda la responsabilità di condividere con un atto inequivocabile questo percorso che noi riteniamo di civiltà e pietas». Al termine di un pomeriggio da cardiopalma, tra voci che Eluana Englaro fosse lì lì per essere trasferita a Udine, l’esito del consiglio di amministrazione è ancora uno stallo. La struttura privata, che al terzo piano ha già pronta una stanza e una squadra di una ventina volontari esterni per accompagnare Eluana al distacco del sondino, non si accontenta della presa di posizione del governatore Tondo. Invoca garanzie formali per evitare che la stessa maggioranza, dove l’assessore alla Sanità Kosic si era messo di traverso, sconfessi il presidente o, peggio, che una giunta in futuro chieda ai sanitari conto della disobbedienza al diktat di Sacconi.
È l’amministratore delegato Claudio Riccobon a comunicare il nuovo stop, frutto di una trattativa con Tondo che chiedeva di non essere messo con le spalle al muro. Incertezza fino all’ultimo: Riccobon sta per iniziare la conferenza, poi ci ripensa e si immerge in una conversazione telefonica. La richiesta della clinica allunga i tempi, è prevedibile che ci voglia qualche giorno per il parere della direzione tecnica o dell’Agenzia della Sanità (gli organismi competenti), ma lascia aperto uno spiraglio. Infatti Tondo continua a pensare che «si tratti di un rapporto tra privati», rafforzando l’idea che alla fine l’orientamento sarà questo. Vale a dire una trattativa privatistica in cui la Regione nonentra e che dunque è fuori dall’ambito di applicazione della circolare ministeriale. Anche Kosic ieri sera adotta questa linea.
Ma il comunicato della «Città di Udine» è soprattutto un j’accuse che contiene parole pesantissime sul titolare del Welfare: «Di fronte a un decreto ormai inoppugnabile e definitivo lancia intimidazioni per colpire l’azienda nel suo interesse vitale arrivando a minacciare la revoca dell’accreditamento al servizio sanitario nazionale. Non ci sono parole per commentare: un ministro deve comportarsi in maniera diversa». Davanti a lettere anonime di insulti come «boia», al paragone «con i nazisti nei campi di sterminio», la clinica ribadisce che la scelta «su base volontaria e in forma gratuita» è stata dettata da «pura umanità per consentire a una famiglia di tornare nella sua terra, per porre fine a uno strazio che dura 17 anni» e di cui «tanti benpensanti cercano pilatescamente di lavarsi le mani».
È l’ultimo colpo di scena nell’odissea della ragazza in coma dal 1992 per un incidente d’auto ma mai abbandonata dal padre Beppino e dallo zio Armando che hanno affrontato un lungo percorso giudiziario ottenendo infine il diritto di interrompere l’alimentazione artificiale. In mattinata anche la Corte di Cassazione, per bocca del sostituto procuratore generale Marcello Matera, aveva chiarito che l’atto di indirizzo di Sacconi «è destinato solo alle strutture amministrative non può vanificare una sentenza» ventilando anche come «teoricamente possibile il ricorso alla forza pubblica», cioè al ricovero coatto, se nessuno volesse accogliere Eluana. Un’ipotesi che gli avvocati stanno valutando in queste ore ma considerano un’extrema ratio di fronte al perdurare del muro contro muro. Al momento perdura la speranza che il «chiarimento» richiesto dalla clinica possa venire esaudito dalla Regione. Si mostra ottimista l’avvocato della famiglia Vittorio Angiolini. Anche la curatrice di Eluana Franca Alessio si limita a sperare che Tondo confermi le sue aperture. Riccobon ritiene che «i tempi possono essere mantenuti brevi, si tratta solo di capire se e come la Regione intende applicare l’atto». Oggi il procuratore di Udine incontra i vertici della clinica.
Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani giudica la presa di posizione di Sacconi «giuridicamente ininfluente». Ma il sottosegretario Roccella insiste: «Il Friuli la segua o sarà frattura con il governo».

giovedì 18 dicembre 2008

Mille casi di eutanasia clandestina, ma ora i malati avranno paura

Mille casi di eutanasia clandestina, ma ora i malati avranno paura

L'Unità del 18 dicembre 2008, pag. 17

di Giuseppe Vittori

Due anni fa, il 20 dicembre, è morto Piergiorgio Welby dopo una dura lotta per il diritto ad esprimere la sua volontà di fine vita. Sabato prossimo in tutt’Italia si raccoglieranno le firme su una petizione al Parlamento che chiede l’autodeterminazione della persona sulle scelte di fine vita. Le firme si raccolgono anche online sul sito www.associazionelucacoscioni.it. Dove è possibile scaricare anche un modulo di testamento biologico (redatto dall’associazione A buon diritto e dall’associazione Luca Coscioni) compilabile anche online.



E’ l’Istat a valutare che nel 2007 mille malati terminali si sono suicidati e almeno ottanta hanno tentato di farlo. Tremila persone, che non hanno avuto la possibilità di decidere il loro percorso di fine vita, sono in stato vegetativo permanente, come Eluana Englaro. E da anni indagini demoscopiche mostrano che una larghissima maggioranza di italiani sono favorevoli a testamento biologico e eutanasia, mentre un numero crescente di medici pratica l’eutanasia clandestina. E’ forte il rischio che l’eutanasia clandestina resti l’unica possibilità di familiari disperati e soli, non tanto dalla difficoltà delle cure quanto dalla mancanza di risposte.



Quel che avviene in Parlamento, infatti, non è rassicurante. Il Presidente del Senato Renato Schifani ha ripetuto, ieri al Quirinale, che «tempi sono maturi per una compiuta discussione parlamentare» sul testamento biologico «dove il dibattito sulle disposizioni anticipate di volontà si è arricchito dell’impegno di tutte le componenti politiche. Non è possibile, su temi di valore istituzionale e di alto contenuto morale, non confrontarsi con chi ha visioni diverse». Ma, dopo la carota, il bastone: «Salvo il diritto della maggioranza, al termine del percorso, di poter decidere».



A considerare urgente una legge sul testamento biologico che sancisca la libertà individuale di cura, è anche il Direttore della I Cattedra di Cardiologia della "Sapienza" di Roma, Francesco Fedele, dopo che dal 69esimo Congresso della Società di Cardiologia (Sic) 8 cardiologi su 10 si sono pronunciati a favore del testamento biologico. «Ovvio che noi ci siamo riferiti - spiega Fedele - al nostro specifico lavoro di cardiologi avendo precisi parametri per dire se il paziente è a fine corso o meno. Senza entrare nel merito del "caso Eluana", ravvedo l’urgenza di una legge che riconosca con la libertà individuale di cura anche l’affidamento al medico della tecnica da usare nei casi accertati di "non ritorno" ad una vita dignitosa, di qualità».



Non dev’essere dunque «la magistratura con le sentenze, né la politica con atti d’indirizzo a trattare e gestire la delicata materia ma una legge dello Stato condivisa con il contributo di tutti ed in particolare delle Società Scientifiche». Alla corretta impostazione del senatore Ignazio Marino, Fedele aggiungerebbe « l’affidamento al medico, che ne può essere anche destinatario, dell’attuazione del testamento biologico».

Tondo a Sacconi: atto legittimo, ma ininfluente

Tondo a Sacconi: atto legittimo, ma ininfluente

Il Gazzettino del 18 dicembre 2008, pag. 8

«Il ministro può applicare le leggi che vengono fatte. È una presa di posizione legittima la sua, ma non credo possa influire». Così il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, ha commentato ieri l’atto di indirizzo del ministro del Welfare Maurizio Sacconi rivolto alle Regioni e le conseguenti ricadute sul caso di Eluana Englaro.



«Che io sappia - ha proseguito il governatore Tondo - la vicenda di Eluana è un rapporto tra un soggetto privato, il padre di Eluana, Giuseppe Englaro (che è friulano di Paluzza, ndr) e una clinica privata. Ciò che accade, se dovesse accadere, succede all’interno e in conseguenza di un pronunciamento della Corte di Cassazione, e quindi - ha concluso Renzo Tondo - della giuridizione italiana». Le stringate parole di Tondo sono interpretate dai legali degli Englaro come un paletto a Sacconi: la Regione decide sulle cliniche, c’è una sentenza e va applicata.



Intanto da Roma arrivo un deciso "No" a «speculazioni politiche o dogmatiche sul corpo di Eluana» da parte dei Valdesi che auspicano di assistere a un esito diverso di quanto visto «al tempo di Pier Giorgio Welby o di Terry Schiavo. Sul corpo di Eluana si sta giocando uno scontro politico cinico e lesivo della dignità di una persona e della sua famiglia. Con un vero e proprio accanimento politico, governatori e ministri si ergono a paladini di un simbolo e di una visione della vita che pretendono universale e che invece è parziale ed esclusiva. Politici, teologi, commentatori di ogni tipo disputano su Eluana richiamandosi a principi e dogmi assoluti: guardano verso l’alto sfuggendo allo sguardo spento di una giovane donna che, quando ha potuto, ha chiesto che si ponesse fine a un’esistenza per lei non più vita».



E da Torino attacca Silvio Viale, il medico radicale che si è detto disposto a rimuovere il sondino di Eluana: «Le minacce del ministro Sacconi sono segno di debolezza e rinforzano il sostegno popolare a Eluana. Mi stupisce che o Sacconi si sia fatto fregare dal gruppo di lavoro addomesticato della Roccella. Ridicola poi è la citazione della Convenzione sui disabili quando proprio alla disabile Eluana si nega il diritto al rispetto della propria volontà, come dicono i giudici».





«È cominciato il catto-berluschnismo: il nuovo regime che annulla la separazione dei poteri dello Stato, conferendo tutto il potere all’esecutivo» è l’attacco di Maurizio Mori, presidente della Consulta di bioetica «Così si impone nelle strutture pubbliche e private convenzionate l’alimentazione e l’idratazione artificiale con un atto che segna la fine dello stato liberale con la separazione dei poteri, rendendo quello esecutivo l’unico potere forte che regola la vita sociale italiana. È difficile sapere che tipo di regime si stia aprendo, ma sicuramente segna l’inizio di un catto-berluschismo grazie a una sinistra allo sbando». «È legittimo intervenire - dichiara il prof. Stefano Rodotà (ex garante della privacy) - una struttura privata non violerebbe alcuna norma perché il riferimento alla convenzione Onu sulla disabilità è molto dubbio in questo caso», ma darebbe invece attuazione a una sentenza di Cassazione».

Le minacce (a vuoto) di Sacconi E' certo: Eluana morirà a Udine

Le minacce (a vuoto) di Sacconi E' certo: Eluana morirà a Udine

Liberazione del 18 dicembre 2008, pag. 7

Il ministro Maurizio Sacconi torna all'attacco e minaccia di revocare la convenzione alla clinica di Udine disponibile ad accogliere Eluana Englaro e l'équipe di medici che dovranno sospendere alla donna l'alimentazione e la nutrizione artificiali.
La nuova controffensiva del governo contro la famiglia Englaro giunge il giorno dopo l'emanazione di un atto di indirizzo del ministero del Welfare che vieta agli ospedali italiani di negare acqua e cibo ai disabili, e dunque anche alla donna di Lecco in stato vegetativo da 16 anni alla quale una sentenza della Corte di Appello di Milano, confermata dalla Cassazione, permette invece di morire.
Il dubbio se esista un conflitto tra l'atto di indirizzo ministeriale e la sentenza della Cassazione, ovvero se il documento di Sacconi ritarderà ulteriormente il destino di Eluana, viene immediatamente scartato dai legali della famiglia Englaro. «La lettera di Sacconi è un atto non vincolante» spiega l'avvocato Vittorio Angiolini, secondo il quale la situazione giuridica non viene modificata dagli interventi del ministero. Angiolini invoca pietà per il dolore dei genitori di Eluana: «Forse un atteggiamento più vicino alle persone umane e meno offensivo delle persone umane esistenti non guasterebbe».
A suffragare le convinzioni di Angiolini interviene Filippo Lamanna, giudice alla corte d'appello di Milano ed estensore del decreto che, lo scorso 9 luglio, autorizzò definitivamente il padre Beppino Englaro a sospendere alimentazione e idratazione alla figlia. «Il decreto», spiega Lamanna, «è già esecutivo» specialmente dopo il provvedimento dello scorso 11 novembre della Cassazione che ritenne inammissibile l'impugnazione della Procura generale.
Dal punto di vista giuridico, dunque, Eluana può morire. Medici e strutture che contravvengono all'atto di indirizzo di Sacconi non potranno dunque essere accusati di omicidio, in quanto eseguono una sentenza.
«Certi comportamenti difformi da quei principi determinerebbero inadempienze con conseguenze immaginabili» minaccia Sacconi riferendosi alla disobbedienza della clinica "Città di Udine", pronta a prendersi carico degli ultimi giorni di Eluana. Il trasferimento della donna da Lecco a Udine avverrà, secondo i legali, in tempi e modi sconosciuti alla stampa per tutelare la privacy.
Mentre l'intero Pdl, con poche vistose eccezioni, si schiera al fianco di Sacconi, la moderatora della chiesa valdese Maria Bonafede chiede «rispetto» per la famiglia Englaro e invita a non fare «speculazioni politiche o dogmatiche sul corpo di Eluana».
Il vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica, Lorenzo D'Avack, contesta il ministro del welfare che ha dichiarato di aver modellato il suo atto di indirizzo anche su un parere del Cnb del 2005 che vietava di sospendere acqua e cibo ai pazienti in stato vegetativo: secondo D'Avack quel parere fu «molto combattuto» e venne affiancato da una postilla espressa dalla minoranza del Comitato nella quale si riteneva che «l'idratazione e la nutrizione artificiale rientrano tra quei trattamenti che il paziente può rifiutare».
Il caso Englaro, giunto ormai al termine, sta sollevando un polverone simile a quello sollevato con Welby e Terry Schiavo. Con l'aggravante che, mesi e anni dopo, il Parlamento non è ancora riuscito a legiferare sulla materia. Resta, a supporto delle tesi a favore della famiglia Englaro, la possibilità di rifiutare le cure garantita dalla Costituzione. La battaglia, però, non è finita: i radicali dell'associazione Coscioni invocano l'intervento di Napolitano mentre il chirurgo e senatore Ignazio Marino (Pd) avverte che «nessuno deve essere obbligato ad una terapia per legge».

Eluana, Udine è pronta Sacconi ricatta e minaccia

Eluana, Udine è pronta Sacconi ricatta e minaccia

L'Unità del 18 dicembre 2008, pag. 16

di Federica Fantozzi

A sera ciò che Beppino Englaro aveva giudicato, a caldo, l’ennesima «stangata», viene derubricato dai suoi legali a «diversivo», e il terreno sotto i piedi di Sacconi si fa scivoloso. Perché una giornata aperta con lo stop della clinica «Città di Udine» di fronte al diktat del ministro del Welfare su Eluana, si conclude con una raffica di no al gesto che i Radicali, e non solo, chiamano apertamente «ricatto». La magistratura informa che il decreto sull’interruzione delle cure è già esecutivo «perché non è stato impugnato». L’Anm avverte: «Fondamentale in uno stato di diritto rispettare le decisioni dei giudici». Gli avvocati concludono che la circolare del ministro «non è vincolante». E quando Sacconi ventila sanzioni amministrative come la perdita della convenzione sanitaria per la clinica disobbediente - l’uomo forte del PdL friulano Ferruccio Saro gli risponde duro che «il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale». L’ultima parola spetterà alla casa di cura udinese, ma la speranza di un approdo c’è.



Dopo aver studiato la circolare gli avvocati Angiolini e Campeis diramano una nota: «La lettera di Sacconi non è un atto vincolante dal punto di vista giuridico, non produce effetti sull’attuazione della sentenza». Significa che chi ricoverasse Eluana non correrebbe rischi giudiziari. E la conclusione che i legali speravano, per cui hanno lavorato tutta la giornata. Passo facilitato dalla precisazione del giudice Filippo Lamanna della Corte d’Appello di Milano, l’estensore del decreto che ha stabilito le modalità per la fine dello stato vegetativo della ragazza in coma da 16 anni: Al decreto è già esecutivo per mancata impugnazione». Dunque nessun ostacolo di diritto si frappone tra quel provvedimento e il ricovero di Eluana nella clinica alla periferia di Udine dove è già pronta una stanza per lei.



Il concetto, ribadito da giuristi e costituzionalisti, è chiaro allo stesso Sacconi. Infatti il ministro esplicita il senso del suo divieto: «L’inadempienza avrebbe conseguenze immaginabili» per la casa di cura. Non civili o penali ma amministrative. Nel campo sanitario, dove il ministero gestisce convenzioni e accreditamenti. Si indigna Maurizio Mori della Consulta di Bioetica: «Un atto sconvolgente dal punto di vista etico e politico. E un’intimidazione ai cittadini. Con metodi propri non dello Stato ma di altre organizzazioni». Il professor Carlo Alberto Defanti, il neurologo che segue Eluana e che martedì era pronto per partire con lei sull’ambulanza, individua «un’ingerenza senza precedenti del potere esecutivo su una sentenza passata in giudicato. Credo - aggiunge - che abbiano individuato l’anello debole, cioè la casa di cura, che ha tutto da perdere. Il timore è che le venga revocata la convenzione».



In effetti, ieri mattina l’amministratore della «Città di Udine» Claudio Riccobon aveva messo le mani avanti: «Confermiamo la disponibilità ma in un percorso legale chiaro». Fuori dai denti, la clinica chiede copertura. Batte un colpo Renzo Tondo, governatore del Friuli e amico degli Englaro che per primo aprì le porte della Regione ma fu costretto poi a defilarsi: «Da Sacconi un atto legittimo - dice - Ma non credo influisca. E’ un rapporto privato tra il papà di Eluana e la struttura». E batte un colpo più forte il senatore Saro: «Il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale - avverte Sacconi - E c’è un accordo privatistico».



Resta da vedere se la clinica si sentirà rassicurata o vorrà garanzie formali. Ma c’è cauto ottimismo tra gli avvocati che, avuta per le mani la direttiva, si sono resi conto che è più blanda delle enunciazioni in tv: più un suggerimento alle Regioni che un ordine. «In questo rapporto lo Stato non entra -. chiarisce Angiolini - E sulle convenzioni hanno potestà le Regioni non il ministero». Insomma: «Sacconi ha fatto un diversivo. Ora siamo tornati al punto di partenza». Udine aspetta ancora Eluana.

mercoledì 17 dicembre 2008

Il diktat di Sacconi: Eluana non può morire in nessun ospedale

Il diktat di Sacconi: Eluana non può morire in nessun ospedale

Liberazione del 17 dicembre 2008, pag. 1

di Laura Eduati
Eluana Englaro non deve morire poiché, in quanto disabile, è protetta dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità approvata dalle Nazioni Unite e dunque non possono esserle sospese l'idratazione e l'alimentazione nasogastrica.
L'ultima trovata del governo italiano per impedire la morte della donna di Lecco, in stato vegetativo permanente da sedici anni, tira in ballo persino l'Onu. E con un atto di indirizzo del ministero a tutte le Regioni, il responsabile di welfare e salute Maurizio Sacconi vieta alle strutture pubbliche e private di staccare il sondino a Eluana perché ciò andrebbe contro la legge. Secondo il legale della famiglia Englaro, questo atto non varrebbe nulla «poiché la legge non la fa Sacconi». Specialmente, fa osservare il neurologo ed ex primario del Niguarda di Milano che dal 1995 ha in cura Eluana e si è detto disposto a staccare il sondino, Carlo Alberto Defanti, il divieto di Sacconi cozza tremendamente con la sentenza della Cassazione che dopo anni di battaglie giudiziarie ha finalmente dato il permesso al padre della ragazza, Beppino Englaro, di interrompere idratazione e alimentazione forzate per concedere alla figlia ciò che desiderava se si fosse ritrovata a vivere come un vegetale: la morte.
Sacconi dice di fare riferimento alla Convenzione sui disabili approvata dall'Onu pochi giorni orsono, il 13 dicembre, secondo la quale occorre evitare la discriminazione nei confronti delle persone con handicap fornendo «assistenza medica o prestazione di cure e servizi sanitari o cibo e liquidi».
Eppure il caso Englaro è diverso, diversissimo: alla ragazza è stato fornito il massimo delle cure per sedici lunghi anni, mentre il padre lottava per ottenere la fine delle sue sofferenze. L'atto di indirizzo è conformato anche sul parere del 30 settembre 2005 del Comitato nazionale di bioetica, secondo cui la sospensione di nutrizione e idratazione «va valutata come una forma particolarmente crudele di abbandono del malato».
Sebbene l'avvocato della famiglia di Lecco, Vittorio Angiolini, mantenga un cauto ottimismo, è chiaro che si tratta dell'ennesimo intralcio all'esecuzione della sentenza della Cassazione. Settimane orsono Beppino Englaro, accusato dal presidente del Consiglio superiore di sanità di volere praticare l'eutanasia alla figlia lasciandola morire di fame e di sete, decise di dichiarare il silenzio stampa. Alla dura battaglia ingaggiata da maggioranza e Vaticano, si è aggiunto il problema di trovare una struttura disponibile ad accogliere Eluana nei suoi ultimi giorni. Dopo il secco "niet" del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che ha negato le ultime cure a Eluana in tutto il territorio regionale, sembra che una casa di cura di Udine abbia accolto le richieste degli Englaro e lo conformerebbe un protocollo legale sull'esecuzione della sentenza, messo a punto dai legali che seguono la vicenda di Eluana. Gli stessi legali, però, impongono «il massimo riserbo» e la casa di cura "Città di Udine" si affretta a smentire il trasferimento di Eluana nelle proprie strutture.
La curatrice speciale della ragazza ormai trentottenne, Franca Alessi, è convinta che l'atto di indirizzo del ministero non potrà ostacolare la sentenza della Cassazione. Il divieto di sospendere idratazione e alimentazione, ha spiegato, potrebbe vigere per le strutture del servizio sanitario nazionale ma non varrebbe per i medici che si presterebbero a staccare il sondino, se estranei alla struttura di accoglienza.
Resta il vuoto legislativo. Il caso Englaro ha spinto lo stesso Pdl a proporre delle leggi contro il testamento biologico con l'eccezione di Dalla Vedova e Boniver, favorevoli a considerare alimentazione e idratazione come un qualsiasi trattamento sanitario. L'ex chirurgo Ignazio Marino (Pd) ha presentato un appello per una legge sulle direttive anticipate in applicazione con l'art 32 della Costituzione (libertà di rifiutare le cure). Che il Pd sia lacerato sul tema lo dimostrano gli elogi a Sacconi espressi dalle parlamentari Binetti e Baio.

venerdì 12 dicembre 2008

Il caso Englaro è la nuova breccia di Porta Pia

Liberazione 12.12.08
Il caso Englaro è la nuova breccia di Porta Pia
di Maurizio Mori

Anticipiamo l'introduzione dell'ultimo saggio di Maurizio Mori, a giorni nelle librerie

Perché non permettere ai genitori di Eluana di liberare la figlia dai vincoli tecnici che la tengono prigioniera in una condizione di "non vita" che da lei era aborrita e lo sarebbe ancora di più oggi? Perché tanti contrasti?
(...) Più che di per sé (di persone ne muoiono tante, anche in situazioni ben peggiori), il caso Eluana è importante per il suo significato simbolico. Da questo punto di vista è l'analogo del caso creatosi con la breccia di Porta Pia attraverso cui il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrarono nella Roma papalina. Come Porta Pia è importante non tanto come azione militare quanto come atto simbolico che ha posto fine al potere temporale dei papi e alla concezione sacrale del potere politico, così il caso Eluana apre una breccia che pone fine al potere (medico e religioso) sui corpi delle persone e (soprattutto) alla concezione sacrale della vita umana. Sospendere l'alimentazione e l'idratazione artificiali implica abbattere una concezione dell'umanità e cambiare l'idea di vita e di morte ricevuta dalla tradizione millenaria che affonda le radici nell'ippocratismo e anche prima nella visione dell'homo religiosus, per affermarne una nuova da costruire.
Come Porta Pia segna la fine del papa re e di un paradigma del ruolo sacrale della religione in politica, gettando le basi di un'aurorale democrazia in Italia, così il caso Eluana segna la fine (sul piano teorico) del paternalismo in medicina e di un paradigma medico fondato sul vitalismo ippocratico, gettando le basi di un aurorale controllo della propria vita da parte delle persone. Come c'è voluto parecchio tempo prima che in campo politico la democrazia si consolidasse e il diritto di voto diventasse fatto acquisito e rilevante, così è probabile che ci vorrà ancora del tempo prima che in campo medico si consolidi l'idea che il paziente deve avere il controllo della propria vita, e che l'autodeterminazione (col suo consenso informato) diventi davvero il centro della pratica clinica. Come Porta Pia ha dato origine a quella durissima opposizione della Chiesa cattolica romana che ha portato alla "questione romana", al Non expedit e al papa che, per oltre mezzo, secolo si è ritenuto "prigioniero" e "usurpato", così il caso Eluana ha suscitato opposizioni e ostruzionismi davvero straordinari e fuori dal comune, anche se non sappiamo per quanto tempo ancora durerà il turbamento per il tabù violato.
Se vale l'analogia, allora si può anche azzardare una previsione: è facile che, prima o poi, anche sulla "breccia di Eluana" ci sarà la conciliazione, come è avvenuto con la "breccia di Porta Pia". Anche quest'ultima all'inizio sembrava una tragedia, un danno irreparabile: come osservava nel 1962 l'allora cardinale Gian Battista Montini (diventato l'anno seguente papa Paolo VI), la perdita dello Stato pontificio «parve un crollo (…) e parve allora, e per tanti anni successivi, a molti ecclesiastici ed a molti cattolici non potere la Chiesa romana rinunciarvi». Eppure, «la Provvidenza, ora lo vediamo bene, aveva diversamente disposto le cose». Infatti, oggi è comune ritenere che sia stato un bene per la Chiesa cattolica romana non essere più gravata dalle incombenze del potere temporale. È facile che qualcosa del genere accada anche con il caso Eluana: ora ai cattolici romani pare impossibile poter accettare l'autonomia e l'autodeterminazione in bioetica, valori che sono condannati essendo il frutto avvelenato di un individualismo possessivo e selvaggio. Ma anche in passato condannavano la democrazia, l'autonomia in politica, la libertà di pensiero e via dicendo: verranno dapprima a più miti consigli e poi, forse, anche a riconoscere che l'autodeterminazione sulla vita è centrale per la realizzazione personale. Può darsi anche che in qualche modo riconosceranno di avere sbagliato o che, storicizzando, attribuiranno agli "eccessi" degli individualisti o dei nichilisti la ragione dell'attuale dura opposizione, venendo a concludere che da sempre l'autonomia e l'autodeterminazione sono stati "valori cristiani", e che gli attuali contrasti sul caso Eluana sono il frutto di meri e banali fraintendimenti.
Oggi, però, lo scontro è durissimo: "tremendo", come direbbe Beppino Englaro. E non sembra che sia per qualche fraintendimento, ma perché ci sono reali, forti e insanabili divergenze su punti cruciali - che ho cercato di chiarire nel libro. L'uomo è animale simbolico che ha bisogno di significati: vive anche (o forse soprattutto) di simboli, non di solo pane. Come ha scritto Peter Berger: «Il significato è il fenomeno centrale della vita sociale (…). Né la vita collettiva né quella individuale è possibile senza un'intelaiatura di significato (…). Una società non può stare in piedi senza una serie di significati condivisi dai suoi membri; un individuo non può dare un senso alla propria vita senza una simile serie di significati». Lo scontro sul caso Eluana è durissimo perché esso scardina la tradizionale "mappa di significati", fenomeno questo che getta alcune persone in quella terribile e insopportabile condizione che è l'anomia, ossia la situazione di totale disorientamento e di privazione di simboli in cui le persone si sentono quando sono prive di riferimenti, di mete da raggiungere, di valori in cui credere.
In particolare, si ripropongono per il campo biomedico i problemi che già si sono posti in passato per altri aspetti della modernità. Come ricorda sempre Berger, nelle società premoderne i «significati sono presentati all'individuo come fatti scontati, generalmente sacri, sui quali egli può esercitare tanta poca scelta quanto sui fatti naturali: i valori che governano la vita familiare, per esempio, esistono più o meno come esiste una roccia, un albero e il colore dei propri capelli. Invece nelle società moderne un numero sempre maggiore di significati importanti è offerto all'individuo in una sorta di supermercato dei significati, in cui egli si aggira come un consumatore con ampie possibilità di scelta: per esempio fra diversi valori familiari, stili di vita, e anche preferenze sessuali [ed ora anche sulla vita biologica stessa]. Di conseguenza, il "diritto al significato" implica nei due tipi di società cose quasi opposte: in una società moderna implica il diritto dell'individuo di scegliere i propri significati; nelle società premoderne implica il suo diritto di attenersi alla tradizione».
L'asimmetria tra le due opposte "mappe di significati" o "paradigmi morali" non è da poco, perché nel primo caso i significati "ci sono", sono "dati" (come le pietre o le case), mentre nell'altro "sono da costruire". Per questo il nuovo è in svantaggio e chi sostiene la tradizione difende a gran voce i bei tempi passati. Consapevole di questa situazione, ho cercato di esaminare gli argomenti a sostegno dell'una e dell'altra prospettiva per indicare le buone ragioni della nuova risposta etica al caso Eluana. L'uomo ha bisogno di simboli e l'etica è una grande costruzione simbolica. Quando un'etica diventa inadeguata e incapace di dare risposte soddisfacenti, alcuni hanno la sensazione del "crollo" e protestano perché si sentono sull'orlo del precipizio o già sprofondare nel baratro. Altri però sono perplessi e non sanno che dire; e altri ancora intuiscono la positività del nuovo, magari senza riuscire ad articolarne le ragioni. In queste situazioni c'è bisogno di presentare le ragioni morali che sostengono la nuova "mappa di significati" o il nuovo "paradigma morale". Dando una risposta alle domande postemi da Beppino Englaro ho cercato anche di esplicitare le ragioni che sostengono la moralità della richiesta di sospendere la terapia nutrizionale di Eluana.

"Una scelta civile dimostra che si può morire con dignità"

"Una scelta civile dimostra che si può morire con dignità"

La Repubblica del 11 dicembre 2008, pag. 15

di Paola Coppola

«Guardare in faccia la morte, affrontarla come parte della vita: a questo serve quel documentario. Sulla malattia e la morte ci sono ancora dei tabu: Craig Ewert, come Piergiorgio, amava la vita e la sua scelta è un esempio di civiltà. Anche io continuo a raccontare la malattia di Piergiorgio e di come se ne è andato guardando il sole, è il mio contributo alla discussione sul diritto all’autodeterminazione». Mina Welby fa sue le parole che Mary Ewert ha usato per spiegare perché il marito ha deciso di far riprendere il suo suicidio assistito.



La tv è accusata di alimentare il "voyerismo dell’eutanasia": che pensa?

«Credo di no: chi ha avuto vicino un malato di Sla capirà, qualcuno resterà impressionato perché siamo abituati a nascondere la morte, o non sarà d’accordo, ma tutti sapranno che un malato terminale può morire con dignità».



Per Ewert farsi filmare significava affrontare la sua fine onestamente.

«Come Piergiorgio diceva: "Sono stanco della malattia, non sono stanco di vivere". E inutile prolungare l’agonia di questi malati. Spero che il documentario serva alla discussione su una legge sull’eutanasia in Gran Bretagna».



Avete mai pensato di rivolgervi a una clinica svizzera?

«Piergiorgio voleva che si facesse in Italia per essere un esempio. Oggi sostengo la sua battaglia: vorrei una legge sul testamento biologico che rispetti il dettato della nostra Costituzione».

lunedì 1 dicembre 2008

"Libertà di cura, la scelta al paziente"

La Repubblica 1.12.08
"Libertà di cura, la scelta al paziente"
L'appello di Ignazio Marino. Firmano Levi Montalcini, Epifani, Marcello Lippi
di Paola Coppola

ROMA - Un appello per il diritto alla libertà di cura. Per una legge sul testamento biologico che confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie. Un appello che chiede di rispettare l´articolo 32 della Costituzione.
L´iniziativa è stata lanciata dal chirurgo e senatore del Pd, Ignazio Marino, e già sottoscritta da diverse personalità della politica e dell´informazione, dello sport e dello spettacolo. Il testo ha ricevuto adesioni trasversali come quella del Nobel Rita Levi Montalcini, di Giuliano Amato e Stefano Rodotà. È stato firmato dal fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, Miriam Mafai, Corrado Augias e Massimo Giannini. E ancora, tra gli altri, dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani e dal ct della nazionale, Marcello Lippi, dall´attrice Simona Marchini, dalla ginecologa Alessandra Kustermann e da Mina Welby.
«Rivendichiamo l´indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione», recita l´appello. E continua: «Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l´integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà». L´iniziativa nasce dalla preoccupazione che la legge che sarà approvata, rendendo obbligatoria idratazione e nutrizione enterale, come vuole il centrodestra, non rispetti l´orientamento degli italiani. «Negli ultimi due anni e mezzo sono stato invitato a parlare di questo tema in oltre 100 convegni riscontrando che la maggior parte delle persone ritiene che rispetto a malattia e a terapia la scelta debba spettare alla persona», racconta Marino. E chiarisce: «Vogliamo raccogliere centinaia di migliaia di adesioni per dire con forza a chi ha la responsabilità di condurre la discussione sul testamento biologico in Parlamento di ascoltare l´opinione di tutti».
Continua l´appello: «Chiediamo che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere. Chiediamo una legge che dia la possibilità, solo a chi lo vuole, di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi». E conclude: «Chiediamo una legge che colmi il vuoto del nostro Paese in questa materia ma rifiutiamo che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino». È possibile firmare sul sito: www. appellotestamentobiologico. it.