sabato 22 gennaio 2011

Un amministratore per il malato che rifiuta alcune terapie

l’Unità 13.1.11
Una sentenza del Tribunale di Firenze per il ricorso di un 70enne assistito dalla figlia avvocato
Con questo provvedimento la moglie potrà opporsi ai trattamenti nella fase terminale
Un amministratore per il malato che rifiuta alcune terapie
Un passo avanti sul tema del testamento biologico: il tribunale di Firenze dà ragione a un anziano che chiede di poter avere un «amministratore di sostegno» di sua fiducia per rifiutare alcuni trattamenti.
di Mariavittoria Giannotti

Un settantenne in buona salute. Sua figlia, avvocato. E una moglie pronta a svolgere un compito molto delicato: quello di farsi portavoce delle volontà del marito, nel malaugurato caso in cui questi non potesse più esprimere il suo parere sulle cure a cui essere sottoposto, perché incosciente. Sono questi i protagonisti di un importante passo avanti nella battaglia legale sul testamento biologico. Il tribunale fiorentino ha infatti accolto il ricorso presentato dal 70enne che, assistito dalla figlia, l’avvocato Sibilla Santoni, aveva richiesto «la nomina di un amministratore di sostegno autorizzato, per il tempo di eventuale perdita della capacità auto-determinativa ad opporsi ad alcuni trattamenti sanitari». E la sua richiesta è stata accolta. La moglie, da lui espressamente nominata, potrà intervenire – in caso di necessità per impedire ai medici trattamenti come la respirazione artificiale, ma anche l’alimentazione e l’idratazione forzate. Ma la libertà di scelta del paziente non è l’unico tema affrontato nel decreto del giudice fiorentino – che si pone sulla scia di un’analoga sentenza del tribunale di Modena, che risale al 2008 -: l’amministratore di sostegno potrà chiedere «ai sanitari di somministrare, con la maggiore tempestività, le cure palliative più efficaci al fine di annullare ogni sofferenza, compreso l’uso di farmaci oppiacei, anche se questi dovessero anticipare la fine della vita». Un passo avanti importante, in un paese dove la terapia del dolore, in molti casi, è ancora un miraggio per troppi. «Le patologie considerate nel presente ricorso scrive il giudice fiorentini si caratterizzano per il rispetto del normale percorso biologico sotto il profilo della non interferenza con il suo corso. Non viene contemplata, infatti, alcuna ipotesi che configuri fenomeni eutanasistici». Ovviamente, il ricorrente potrà cambiare liberamente idea come e quando vorrà sia sul fronte dei trattamenti sanitari che sulle cure di fine vita. Ma, al momento, le sue decisioni che hanno ricevuto un avallo anticipato di un giudice – sono tutelate e affidate a una persona di fiducia. Che ora potrebbe decidere di nominare il marito come suo tutore, nel caso in cui sia lei a non avere la possibilità di esprimersi. «Chiunque – spiega l’avvocato Santoni, che in passato si era vista respingere quattro ricorsi dallo stesso tribunale – potrà seguire lo stesso iter scelto da mio padre. Lui aveva già espresso la sua decisione in passato e si era rivolto a un notaio, ma temeva che questo non fosse sufficiente a garantirgliene l’applicazione. Per questo, ha optato per il ricorso. Il Tribunale di Firenze ha evidenziato che la libertà di scegliere a quali trattamenti sanitari essere sottoposti è garantita da numerose norme costituzionali» e che «eventuali leggi che non rispettassero tali norme sarebbero prima facile incostituzionali, oltre che non democratiche». La strada, ormai, pare aperta. «Presenteremo altri ricorsi nella speranza che vengano accolti» annuncia. La sentenza del Tribunale di Firenze non è certo passata inosservata. Quello del testamento biologico è, da tempo, un argomento che scotta e che divide le forze politiche. La legge che dovrebbe normare la possibilità di scelta degli italiani sui trattamenti sanitari a cui essere sottoposti in caso di gravissime patologie e sulle cure di fine vita è ancora in discussione: la ripresa dei lavori, in Parlamento, è una questione di giorni. «La figura dell'amministratore di sostegno è nata, nell'intenzione del legislatore, per tutelare e sostenere persone non autosufficienti nel loro diritto a vivere, non certo per introdurre il diritto a morire o forme di eutanasia» sostiene il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che parla di «un uso improprio» di questo strumento da parte di alcuni magistrati. Immediata la replica di Ignazio Marino, senatore Pd, che invita la politica a fare un passo indietro, evitando «i toni da stadio» su questioni così delicate: «Il sottosegretario è spaventata dall'autonomia del paziente ed è comprensibile poiché, in fondo, sa che la proposta di legge che sostiene è contro il testamento biologico. I cittadini ricorrono ai tribunali perché‚ si sentono minacciati da chi, solo perché‚ ha vinto le elezioni, vuol legiferare sulla fine della vita in maniera restrittiva, non rispettando la liberà di scelta delle terapie». E se Paola Binetti dell'Udc deplora «il tempismo perfetto» della sentenza e Maurizio Lupi (Pdl), bolla la sentenza come «l'anticamera dell'eutanasia», Antonio Palagiano, dell’Idv, ricorda che «la libertà di scelta deve essere alla base di uno Stato laico come il nostro e la sentenza di Firenze non fa altro che ribadire questo semplice e fondamentale concetto sancito già chiaramente dalla nostra carta costituzionale».

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