lunedì 20 luglio 2009

Testamento biologico rimandato a settembre

Testamento biologico rimandato a settembre

Left del 17 luglio 2009, pag. 84/85

Simona Nazzaro

Il richiamo delle vacanze è stato più forte delle pressioni vaticane. Proprio quando sembrava che quella appena conclusa fosse la settimana decisiva per il disegno di legge sul testamento biologico, portato in tutta fretta l’8 luglio scorso in commissione Affari sociali dai deputati della maggioranza, la discussione del testo è stata rinviata al rientro dalle ferie estive. Approvato a fine marzo dal Senato, il ddl Calabrò è stato pianificato dal centrodestra con l’obiettivo di sfruttare l’onda emotiva della vicenda di Eluana Englaro, che proprio in quei giorni arrivava all’epilogo. Una "singolare" coincidenza del testo con precise dichiarazioni delle gerarchie ecclesiastiche sulla fine della vita umana ha poi originato feroci polemiche tra i due schieramenti, che hanno accompagnato tutto l’iter della prima approvazione. Ora, anche alla Camera si prospetta uno scontro duro; lo stesso inizio di discussione in commissione è stato frenato dalle diatribe sulla legge inerenti le cure palliative, che secondo gli accordi doveva essere calendarizzata prima di quella sul testamento biologico. Questo repentino cambio di programma ha provocato le proteste dell’opposizione ritardando l’avvio dei lavori. Tanto che la relazione introduttiva sul progetto di legge del deputato Pdl Domenico Di Virgilio, si è svolta in tarda serata. La decisione di procedere oltre il normale orario di lavoro, lì per lì, ha confermato la tesi di chi accusava il centrodestra di voler procedere rapidamente, come al Senato, per far passare il testo prima dell’estate. Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha fugato ogni sospetto dichiarando che non ci sarà nessuna accelerazione, e che il testo ancora non è stato calendarizzato per l’Aula. Lo snodo dei confronto, che molto probabilmente riprenderà a metà settembre, alimentazione e idratazione forzata, che secondo la maggioranza e i teodem dell’opposizione sono da considerarsi sostegni vitali indisponibili e non trattamenti medici. Intanto, al di là dell’iter parlamentare, c’è chi cerca. di mobilitarsi per altra via. L’associazione Luca Coscioni continua a procedere con la raccolta firme per la petizione al Parlamento, ma rilancia anche la campagna sul territorio per l’istituzione dei registri dei testamenti biologici nei Comuni italiani. Di fatto il registro è già attivo in otto amministrazioni locali che hanno deliberato a tal riguardo, ed è già operativo in grandi città come Roma e Pisa. I testamenti dei cittadini, intanto, sono accolti anche a Rimini, Lecco e Massa; mentre in altri comuni come Genova sono state presentate o preannunciate proposte nel Consiglio comunale, e in 8 municipalità - tra le quali Torino, oltre alla stessa Roma - sono state raccolte le firme per proposte di delibere di iniziativa popolare comunale. Ad Avellino si stanno già raccogliendo firme per la convocazione di referendum comunali, e in decine di comuni sottoscrizioni su petizioni comunali. La campagna sta avendo un grande seguito popolare, confermando quanto da sempre emerge da tutti i sondaggi demoscopici in materia di trattamenti di fine vita. In settimana li dibattito politico sull’istituzione dei registri, come specchio delle reazioni provocate in tutto il territorio, è andato in scena a Torino. Mina Welby e Beppino Englaro sono stati ricevuti dal sindaco Chiamparino per illustrare i contenuti della delibera di iniziativa popolare per l’istituzione di tale registro. Chiamparino ha definito l’iniziativa un utile strumento a disposizione dei cittadini, ma ha sottolineato che i punti più «politici» come alimentazione e idratazione forzata, non sono messi in discussione dal registro: «Sarà il Parlamento a legiferare su questo». Le dichiarazioni di Chiamparino arrivano in risposta alle polemiche che, nell’ambito del Pdl torinese, si sono scatenate dopo l’incontro con Welby ed Englaro, in cui l’iniziativa popolare era stata definita come un bieco tentativo di strumentalizzazione nei confronti della proposta di legge in discussione alla Camera. Nel panorama di tutti questi aspri contrasti, sia a livello parlamentare che territoriale sembra, però, essersi aperto uno spiraglio di dialogo. In un articolo del 15 luglio su Il Secolo d’Italia, Benedetto Della Vedova, parlamentare del Pdl, ha proposto una"soft law” , un passo indietro da parte dei sostenitori delle posizioni più nette ma speculari, per giungere a formulare «un testo inclusivo e non divisivo», ricevendo il plauso di Roberto Giachetti, deputato del Pd. Secondo Giachetti le parole di Della Vedova non vanno fatte cadere nel vuoto perché potrebbero essere un punto di partenza per evitare che su una materia così delicata si producano solo danni per tutti. Speriamo che l’estate porti consiglio.

Nessun commento: