il Fatto 7.7.11
Biotestamento. Una legge che vale se il paziente è già morto
di Caterina Perniconi
“Paolo, anche se il 90 per cento di quelli seduti qui dentro sono a favore di quest’aborto di legge, il 90 per cento di quelli che stanno fuori è contrario. E tu i sondaggi li hai visti...”. Il dialogo, al centro del Transatlantico di Montecitorio, è tra Benedetto Della Vedova e Paolo Bonaiuti, poco prima dell’ora di pranzo. Ieri infatti la Camera ha discusso e votato i primi articoli del biotestamento. Una legge che dovrebbe stabilire come possiamo morire, approdata alla Camera dei deputati 776 giorni fa e chiusa in cassetto per più di due anni.
Il lavoro del Senato aveva permesso di allargare, rispetto alla proposta iniziale, la possibilità del ricorso al al testamento biologico (Dat) anche ai pazienti considerati terminali. Ma alla Camera rischia di venire vanificato. Perché un emendamento che sarà votato oggi, proposto dal pidiellino Domenico Di Virgilio, relatore di maggioranza del disegno di legge, prevede che la dichiarazione anticipata di trattamento assuma rilievo “nel momento in cui il soggetto si trovi nell’incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze per accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale”. Sostanzialmente già morto. “Con il nuovo emendamento la maggioranza ha trovato un trucco per paralizzare la libertà di medici e pazienti – ha dichiarato il senatore del Partito democratico, Ignazio Marino – la norma proposta non solo è praticamente inapplicabile nell’assistenza clinica e nella ordinaria pratica medica ospedaliera e domiciliare, ma rende il lavoro dei medici impossibile. Se invece hanno tentato di riferirsi maldestramente all’assenza di attività elettrica cerebrale (il cosiddetto elettroencefalogramma piatto) allora il messaggio è un altro: si arriva a dire che a una persona morta possono essere sospese le terapie. Bella scoperta”. Duro anche il segretario del Pd: “Vedo che piano piano Cicchitto sta decidendo come devo morire io” ha dichiarato Pier Luigi Bersani, uscendo irritato dall’aula dove si stava discutendo la legge.
Previsto per martedì il voto finale, poi il provvedimento tornerà al Senato per l’approvazione definitiva. Durante i lavori c’è stato il tempo anche per un siparietto tra il democratico Roberto Giachetti e l’ex collega, ora Udc, Paola Binetti: “Lo dico sempre all’onorevole Binetti che presa dall’orgia di votare contro tutto...” ha dichiarato, vittima di un lapsus, l’ex radicale. Alla parola “orgia” la Binetti ha cominciato ad urlare furiosa. Dopo una risata e le scuse, Giachetti si fa serio: “Io sono uno che si farebbe rianimare fino all’ultimo respiro. Ma rispetto chi non la pensa come me e vorrei un paese che rende liberi i cittadini. Qui invece non si può nemmeno più discutere, manca proprio chi ascolta”.
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