l’Unità 22.2.11
Biotestamento, Saviano a teatro «Illiberale il testo alla Camera»
Lo scrittore: «La tragedia è spacciare una battaglia di libertà come pro-morte»
Oggi il ddl sul biotestamento arriva in Commisisone Giustizia, ultimo passaggio prima dell’aula. Si prevede un’approvazione rapida: chiamata alle armi per la maggioranza contro la freddezza del Vaticano dopo il Rubygate.
di Federica Fantozzi
A teatro il volto di Beppino Englaro immerso nel silenzio che è mancato durante gli ultimi giorni di Eluana. Il video di Roberto Saviano per spiegare la battaglia di un uomo che alla morte in ipocrita clandestinità ha preferito rivolgersi alle istituzioni, l’«illiberalità» del disegno di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento, la «tragedia» del raccontare una scelta di libertà come «pro morte».
Fuori, per strada, la raccolta di firme della campagna «Io non costringo, curo» della Cgil, l’appello dei medici per la libertà di scelta, la disobbedienza civile annunciata dal 75% dei chirurghi, gli appuntamenti in tutta Italia dell’associazione Per Eluana, da ultimo il manifesto degli intellettuali (Rodotà, Eco, Zagrebelsky, Galasso, Scognamiglio) su Repubblica.
È cominciata la mobilitazione contro il progetto di biotestamento che il centrodestra vuole fortemente approvare. Sloggiato dal Milleproroghe, il ddl arriverà nell’aula di Montecitorio ai primi di marzo. Oggi è in Commissione Giustizia, dalla fliniana Bongiorno, ultimo parere prima che la Affari Sociali licenzi il testo. Nella maggioranza in fibrillazione per la freddezza delle gerarchie ecclesiastiche dopo il Rubygate è già scattata la chiamata alle armi. Salvo colpi di scena, sarà un’approvazione rapida, con però nuovo passaggio in Senato.
Il sottosegretario Roccella, grande sponsor del ddl, sostiene che gli attacchi sono «pretestuosi e ideologici» confondendo la rinuncia alle terapie (codificata dalle sentenze nel caso Englaro) con l’eutanasia. Dal PdL provocano i cattolici del Pd che «contano meno di zero», ma Largo del Nazareno punta a contenere i maldipancia dei singoli.
Intanto, l’obiettivo è coinvolgere per convincere. Ieri sera al Teatro Sala Umberto di Roma è andato in scena l’happening «Le ragioni del cuore. Biotestamento. Sentimenti e diritti a confronto». Spettacolo che si propone di fornire «una cornice di valori e diritti sul fine vita che ognuno riempirà con la propria coscienza. Sul palco la consegna del silenzio di Englaro.
Saviano spiega perché il padre di Eluana ha combattuto una battaglia «di libertà e democrazia compiuta» anziché lasciarla morire «in clandestinità, come è tollerato negli ospedali». Mentre il disegno di legge sul testamento biologico è un testo illiberale che «complica le cose, le burocratizza, non va in direzione della libera scelta». Il senatore Nania ribatte allo scrittore: «Illiberale sarà lei».
E Ignazio Marino, chirurgo di fama e senatore del Pd, in prima linea contro una legge che impone l’alimentazione artificiale e consideri non vincolanti le Dat, racconta l’«arroganza» di un Parlamento che legifera «non per il bene del Paese ma per puntellare una traballante maggioranza». C’era Simona Marchini, battagliera: «Quando si tratta di difendere diritti: presente!». Il regista Elio De Capitani, l’attore Francesco Siciliano, i musicisti Davide Tedesco e Alberto Turra, Monica Fabbri della commissione di Bioetica valdese. Una testimonianza della Casa dei Risvegli attraverso il racconto dello scrittore Fabio Cavallari della vita di un malato della sindrome locked-in (quella de Lo scafandro e la farfalla, un battito di ciglia per esprimersi). La dichiarazione in cui l’oncologo Veronesi chiede, in caso di invalidità permanente, di non venire sottoposto ad alcun trattamento.
Regista dello spettacolo, Corrado Accordino. Mille richieste per la metà dei posti, e l’intenzione di girare il Paese per far conoscere i diritti senza provocare conflitti. Combattendo la mistificazione di un atto di libertà veicolato come «pro morte». Invece questa battaglia «accende una luce» anche su chi fa la scelta opposta. E sui familiari delle persone in stato vegetativo, abbandonati dallo Stato senza soldi né assistenza.
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