domenica 14 novembre 2010

«Ho fatto la mia scelta finale» Spot radicale sull’eutanasia

l’Unità 10.11.10
Telelombardia pronta a mandarlo in onda a gennaio. Il Pdl si appella all’Autorità garante
Censurato in Australia Nella versione nostrana spiega che il 67% degli italiani è favorevole
«Ho fatto la mia scelta finale» Spot radicale sull’eutanasia
Ignazio Marino (Pd) «Meglio dare battaglia sul testamento biologico»
di Mariagrazia Gerina

La campagna l’ha lanciata Exit International.Ora i radicali vogliono portarla anche in Italia. Dove però lo stesso testamento biologico è ancora tabù. L’ultracattolica Eugenia Roccella: «Morire non è un diritto».

Immaginate la scena. La tv accesa. E dal piccolo schermo, improvvisamente, un uomo, un po’ dimesso, seduto su un letto con una maglietta bianca che sa di convalescenza. Ha gli occhi cerchiati di nero, la voce didascalica da «pubblicità progresso». «Ho fatto la mia scelta finale, ho solo bisogno che il governo mi ascolti», spiega. Sta parlando di eutanasia. «La vita è questione di scelte dice -, io ho scelto di studiare ingegneria, ho scelto di sposare Tina e di avere due figli splendidi, ho scelto questa maglietta, il taglio di capelli... quello che non ho scelto è di diventare malato terminale, non ho scelto di patire la fame per il fatto che mangiare mi fa male come ingoiare lamette da barba e certamente non scelto che la mia famiglia debba vivere questo inferno assieme a me». Poi ricordatevi che siamo in Italia. E immaginatevi le difficoltà che uno spot del genere, che fa parte di una campagna lanciata da Exit International, potrà incontrare.
Ecco, mandare in onda questo spot, trasmesso in Canada ma censurato in Australia, è la nuova sfida lanciata dai radicali italiani. Per ora, la versione italiana, è visibile solo in re-
te (il video lo trovante anche sul sito de l’Unità). A metterlo online è stata l’associazione Luca Coscioni. Ma Telelombardia ha dato la sua disponibilità a trasmetterlo anche sul piccolo schermo. Sempre che l’Autorità garante delle comunicazioni dia il suo via libera.
L’ambizione spiega Marco Cappato è quella di «sbarcare anche su emittenti nazionali» e dare alla campagna la più ampia diffusione possibile. La raccolta fondi per finanziare, attraverso l’associazione Luca Coscioni, i costi della eventuale messa in onda è già partita. E «se l’Authority dirà no, noi useremo tutti i canali per raggiungere con il video i cittadini italiani, anche a costo di trasmetterlo dall’estero», annuncia Cappato che dell’associazione è segretario. D’altra parte lo spot fa notare Capato «chiede solo che il Governo faccia il suo dovere e ascolti».
Il fatto è che siamo in Italia. E sarà pure il paese in cui, come recita lo spot adattato al pubblico italiano, il 67% degli intervistati nell’ultimo Rapporto Eurispes ha risposto che è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. Ma per la storia, almeno per ora, resta il paese in cui Beppino Englaro per far morire in pace sua figlia Eluana, in coma irreversibile dal 1992, vinta una battaglia legale estenuante, ha dovuto sfidare anche il governo. La sentenza attesa per quasi vent’anni glielo permetteva, il governo ha cercato di impedirglielo fino all’ultimo con un decreto che imponesse ai medici di proseguire l’alimentazione artificiale. C’è voluto il rifiuto di Napolitano a firmarlo. E la morte di Eluana per convincere l’esecutivo ad accantonare anche il ddl nel frattempo proposto in tutta fretta all’esame del Senato. E tuttavia, un anno e nove mesi dopo, il testamento biologico, in parlamento, è ancora un tabù.
TABÙ ANCHE IL TESTAMENTO
Secondo il Pd Ignazio Marino, spiazzato dallo spot radicale, la frontiera su cui battere resta quella. Dopo aver accantonato il suo ddl, l’attuale maggioranza ha affossato anche il ddl sempre sul testamento biologico presentato dall’ultracattolica Eugenia Roccella: perché Fini, crisi di governo a parte, non lo calendarizza?
Lo spot sull’eutanasia «rischia di diventare uno strumento utilizzato impropriamente da questa maggioranza per dire “noi siamo pro vita, loro pro morte”»
«La scelta tra la vita e la morte non è accostabile alla scelta di un taglio di capelli o altro», tuona immediatamente Eugenia Roccella. Mentre la vice capogruppo del Pdl al senato Laura Bianconi lancia un «accorato appello all’autorità garante». E anche secondo il vicepresidente della Società europea di cure palliative, il video è «fuorviante» ed è a rischio di «strumentalizzazione e confusione». Insomma, lo spot non è ancora andato in onda ma il muro di no è già alto.

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