l’Unità 13.10.10
Quattro anni dopo Welby
Eutanasia: e se provassimo a discutere?
di Carlo Troilo
Sono passati quattro anni da quando il Presidente Napolitano, rispondendo alla lettera di Pier Giorgio Welby che chiedeva «di poter ottenere l’eutanasia», auspicò su questo tema «un confronto politico nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio». Invece di cogliere questa significativa apertura del Capo dello Stato, noi laici ritenemmo più realistico rinviare a tempi migliori il discorso sull’eutanasia e puntare ad introdurre nella nostra legislazione il testamento biologico. Una scelta sbagliata, visto che dopo quattro anni la Camera dei Deputati si accinge ad approvare una legge in aperta violazione dell’articolo 32 della Costituzione («Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario»): in realtà, una vendetta postuma per come si è conclusa la vicenda di Eluana Englaro
Così, l’Italia è il solo Paese del mondo occidentale dove non si può fare un testamento biologico e dove di eutanasia non si può nemmeno parlare, mentre Svizzera, Olanda e Belgio l’hanno legalizzata, la Spagna la introdurrà entro il 2012 e negli altri tre grandi Paesi comparabili con l’Italia (Francia, Germania e Gran Bretagna) se ne discute in tutte le sedi politiche, le Chiese non interferiscono e i giudici assolvono regolarmente quanti aiutano a morire i propri congiunti malati terminali.
Eppure, si tratta di un dramma molto più frequente di quanto si creda. Nel 2004 dopo il suicidio di mio fratello Michele, malato terminale di leucemia resi pubblici i dati dell’Istat secondo cui ogni anno mille malati terminali, non potendo ottenere l’eutanasia, si suicidano nei modi più atroci. E Mario Riccio, il medico di Welby ha spiegato di recente che in Italia si verificano negli ospedali migliaia di casi Welby ed Englaro.
Questa arretratezza in materia di scelte di fine vita, che colloca l’Italia fuori dall’Europa sui temi “eticamente sensibili”, riguarda anche altre questioni di notevole rilievo morale e sociale. Ricordo le due principali: la pessima legge 40 sulla procreazione assistita e la mancanza di una legge sulle coppie di fatto, etero ed omosessuali, benché il loro numero raddoppi ogni anno.
Vorrei fare appello ai leader del centro sinistra ma anche a quei parlamentarli del Pdl che hanno sempre invocato, su questi temi, la libertà di coscienza perché non considerino “minori” le tematiche della laicità dello Stato e dei diritti civili. C’è bisogno dell’impegno di tutti per dar vita, come negli anni settanta, a una nuova stagione di conquiste civili che ponga fine alla “diversità” dell’Italia e la riporti nel contesto europeo.
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