l’Unità 11.4.10
Fecondazione. La sentenza sull’eterologa
Per fortuna che l’Europa c’è
di Maria Antonietta Coscioni
Con una storica sentenza, la Corte Europea di Strasburgo, chiamata a pronunciarsi sulla legislazione austriaca in materia di fecondazione assistita, ha dichiarato incompatibile con la Convenzione dei diritti dell’uomo il divieto assoluto di fecondazione eterologa in vitro.
In estrema sintesi, la Corte di Strasburgo riconosce che l’impossibilità totale di ricorrere alla fecondazione eterologa infrange il diritto alla vita familiare e il divieto di discriminazione. La nuova «santa alleanza» che unisce Vienna a Roma, benedetta dalle gerarchie vaticane, esce dunque, sconfitta.
La legge austriaca in materia è del tutto simile a quella che si è voluto imporre anche all’Italia da una maggioranza parlamentare sanfedista e oscurantista. La sentenza di Strasburgo non può non avere, dunque, effetti anche da noi.
La Corte europea riconosce che gli Stati, hanno sì un margine di discrezionalità in tale materia, ma nell’adozione della normativa interna sono tenuti a rispettare la Convenzione europea così come interpretata da Strasburgo. Nel caso specifico, i singoli Stati non hanno l’obbligo di adottare una legislazione che permetta la fecondazione assistita tuttavia, una volta che questa è consentita, devono essere vietati trattamenti discriminatori.
Questo ad esempio significa che le persone che si trovano in una stessa situazione di infertilità non possono essere trattate diversamente solo in ragione della diversa tecnica di fecondazione utilizzata. Il divieto della fecondazione eterologa non trova dunque giustifica se, nello stesso tempo, viene ammessa quella omologa.
L’Italia, che con la sua legislazione, le sue normative, oggi come in passato, sta esportando la sua «peste» in Europa, per una volta sarà costretta ad accogliere la ventata laica che viene dall’Europa. Mettiamo in conto azioni e atteggiamenti ostruzionistici dei vari Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri, sempre proni e disponibili ai diktat d’Oltretevere.
Confido tuttavia che anche nello schieramento del centrodestra si sapranno levare e mobilitare voci laiche e rispettose dei diritti di tutti, e che si uniranno a quanti, come me e come i radicali, lottano per una maternità (davvero) libera, desiderata e responsabile.
Tutto questo, ovviamente, è un imprescindibile banco di prova per l’Italia. Per quanto tempo ancora vareremo leggi retrograde, che cozzano contro il buon senso e il senso comune, e che inevitabilmente (e giustamente) vengono bocciate dalla comunità europea?
Fecondazione. La sentenza sull’eterologa
Per fortuna che l’Europa c’è
di Maria Antonietta Coscioni
Con una storica sentenza, la Corte Europea di Strasburgo, chiamata a pronunciarsi sulla legislazione austriaca in materia di fecondazione assistita, ha dichiarato incompatibile con la Convenzione dei diritti dell’uomo il divieto assoluto di fecondazione eterologa in vitro.
In estrema sintesi, la Corte di Strasburgo riconosce che l’impossibilità totale di ricorrere alla fecondazione eterologa infrange il diritto alla vita familiare e il divieto di discriminazione. La nuova «santa alleanza» che unisce Vienna a Roma, benedetta dalle gerarchie vaticane, esce dunque, sconfitta.
La legge austriaca in materia è del tutto simile a quella che si è voluto imporre anche all’Italia da una maggioranza parlamentare sanfedista e oscurantista. La sentenza di Strasburgo non può non avere, dunque, effetti anche da noi.
La Corte europea riconosce che gli Stati, hanno sì un margine di discrezionalità in tale materia, ma nell’adozione della normativa interna sono tenuti a rispettare la Convenzione europea così come interpretata da Strasburgo. Nel caso specifico, i singoli Stati non hanno l’obbligo di adottare una legislazione che permetta la fecondazione assistita tuttavia, una volta che questa è consentita, devono essere vietati trattamenti discriminatori.
Questo ad esempio significa che le persone che si trovano in una stessa situazione di infertilità non possono essere trattate diversamente solo in ragione della diversa tecnica di fecondazione utilizzata. Il divieto della fecondazione eterologa non trova dunque giustifica se, nello stesso tempo, viene ammessa quella omologa.
L’Italia, che con la sua legislazione, le sue normative, oggi come in passato, sta esportando la sua «peste» in Europa, per una volta sarà costretta ad accogliere la ventata laica che viene dall’Europa. Mettiamo in conto azioni e atteggiamenti ostruzionistici dei vari Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri, sempre proni e disponibili ai diktat d’Oltretevere.
Confido tuttavia che anche nello schieramento del centrodestra si sapranno levare e mobilitare voci laiche e rispettose dei diritti di tutti, e che si uniranno a quanti, come me e come i radicali, lottano per una maternità (davvero) libera, desiderata e responsabile.
Tutto questo, ovviamente, è un imprescindibile banco di prova per l’Italia. Per quanto tempo ancora vareremo leggi retrograde, che cozzano contro il buon senso e il senso comune, e che inevitabilmente (e giustamente) vengono bocciate dalla comunità europea?
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